mercoledì,Aprile 23 2025

A TU PER TU | Carmelo Versace tra Azione, Red e il futuro: «Sarò coerente con le mie idee. Candidato sindaco? Devo ancora crescere, ma…» – VIDEO

Il vicesindaco della Città metropolitana verso la nascita del movimento “Riformisti, Europeisti, Democratici” con Castorina e Burrone. L’esperienza da facente funzioni e i valori della tradizione familiare. Lapidario sulle circoscrizioni: «le risorse sono un problema»

A TU PER TU | Carmelo Versace tra Azione, Red e il futuro: «Sarò coerente con le mie idee. Candidato sindaco? Devo ancora crescere, ma…» – VIDEO

«Il gruppo Red in Consiglio comunale porta dentro diverse esperienze che vengono chi dal Partito democratico, chi dal civismo e chi dal movimento di Azione, che ho rappresentato e fondato in Calabria ormai qualche anno addietro. È chiaro che Red nasce con l’intento di poter provare a dare una mano, a correggere eventualmente anche alcune disfunzioni che ci sono nell’arco di un’amministrazione, e stiamo provando col nostro contributo a sorreggere dove magari serve dare una spinta maggiore soprattutto sotto l’aspetto della guida amministrativa. Ma soprattutto, cerchiamo di far ritornare al centro del dibattito la politica. Ecco, Red sta provando a occupare uno spazio politico parlando alla gente dei problemi della gente e offrendo anche delle possibili soluzioni, quindi non parlando in maniera sempre critica come spesso capita nella dialettica politica, ma provando anche magari ad alzare i toni quando serve, in maniera costruttiva, ponendo sempre una soluzione. Questo è un metodo che accomuna un po’ tutti e tre. È chiaro che Red nasce all’interno del Consiglio comunale, ma quello che posso dire è che da qui a qualche settimana presenteremo il movimento anche su base provinciale, perché Red vuole essere un’idea nuova di fare politica sul territorio ma soprattutto ispirarsi alla buona amministrazione ecco questo è un pò il modello a cui noi vogliamo tendere»

Questo significa che si tiene un po’ le mani libere in attesa di capire dove può incidere? tanto a destra che a sinistra?

«Più che mani libere, noi immaginiamo da qui ovviamente a un anno, di iniziare anche a scrivere un percorso e quindi una visione di città nuova, diversa, migliorabile sotto alcuni punti di vista, prendendo quello che di buono c’è stato, perché c’è stato anche tanto di buono in queste due consiliature dell’amministrazione Falcomatà. Quindi, mani libere è una definizione che non ci si addice, e diciamo che noi vorremmo veramente trovare degli alleati che possano in un certo senso sposare quello che è il progetto che vorremmo provare a scrivere con la città. Quindi uscire un po’ fuori da quella logica dei due blocchi provando a parlare a quella città che ha tanto civismo, tanto sociale che, forse anche per colpa nostra, in questi anni non è stata pienamente coinvolta. Perché si parla tanto di fare le cose insieme, si parla tanto anche di coinvolgimento, ma in una città così importante come la nostra, forse, in alcuni momenti questo è mancato».

Per Versace la stesura del dossier Reggio Capitale della Cultura ha rappresentato, con la campagna d’ascolto avviata, un po’ la via maestra.  «Ecco è un po’ questo il metodo che vorremmo inaugurare. Ambizioso, sì, e non lo so se ci riusciremo, però sicuramente ci proveremo».

Un metodo di ascolto, da parte vostra, ma anche un metodo per farvi ascoltare, visto che spesso e volentieri avete distribuito bacchettate…

«Sì ci siamo fatti sentire perché io penso che i propri concittadini non si rispettano semplicemente stando dalla parte dove siamo stati eletti firmando appunto un mandato elettorale. Le decisioni che si prendono dentro il Consiglio comunale sono delle decisioni che hanno delle ricadute sui nostri concittadini, a 360 gradi, quindi assolutamente sì, e lo abbiamo fatto in maniera forse meno incisiva in una parte di questa consiliatura, lo stiamo facendo molto più incisivamente ora, ognuno con i nostri ambiti di competenza».

Insomma, l’idea del Movimento ci potrebbe aiutare anche per smentire alcune voci che la vedevano andare verso destra..

«Io ho una tradizione, papà è stato uno dei fondatori e militanti della Democrazia Cristiana e ovviamente i nostri valori, i miei valori personali, non possono che aspirare a vedere le cose sempre in un determinato modo. Io non devo accasarmi da nessuna parte, penso di aver dimostrato, insieme ai miei colleghi e i miei collaboratori, che amo la mia città, che amo il mio territorio nel bene e nel male, e di aver provato a cambiarlo. Bene? Non lo so, se l’ho fatto saranno i nostri concittadini a dirlo da qui a un paio di mesi. Quello che so di certo è che sarò coerente con le mie idee, rispettoso ovviamente del mio mandato elettorale. E come abbiamo sempre detto come movimento discuteremo e vorremo vedere quelli che saranno i programmi per poi ovviamente serenamente prendere quelle che saranno le decisioni del caso».

«Nessuno ha ipotizzato – parlo per me, ma mi permetto di parlare anche per gli altri due componenti del gruppo Red – passaggi di casacche o cambi o svolte diciamo che possano far immaginare in questo momento dei colpi di testa. È chiaro che magari in qualche circostanza sono stato a discutere anche nel mio ruolo istituzionale con altri esponenti istituzionali di altre forze politiche, ma ritengo che anche questo sia un arricchimento personale»

Che tipo di esperienza è stata quella con Azione? Come vi siete lasciati?

«Io sono entrato in Azione per la conoscenza che avevo del senatore Matteo Richetti e poi ho avuto modo di conoscere Carlo, che è il segretario nazionale, e un po’ tutta la squadra. Mi sembrava molto stimolante il progetto che Carlo insieme a Matteo volevano mettere in campo, e soprattutto lo vedevo come un elemento di novità per la nostra terra. E da lì è iniziato un percorso insieme al collega Francesco Madeo, oggi assessore al Comune di Corigliano Rossano, in cui fondamentalmente abbiamo iniziato a creare questa sorta di empatia, non soltanto con i nostri concittadini calabresi, ma anche con tanti amministratori che si stavano avvicinando. Poi qualcosa è cambiato. Siamo diventati un partito normale, un partito che faceva adesioni una dopo l’altra ma non guardando quello che era il territorio, quello che il territorio ti chiedeva. E il territorio gli chiedeva di portare avanti delle istanze ben precise. Io l’ho visto un po’ come un tradimento per il mio territorio, e siccome lo avevo detto chiaramente a Carlo che, nel momento in cui io mi sarei accorto di un atteggiamento o comunque di una poca attenzione verso il mio territorio, avrei preso subito le distanze, l’ho fatto dopo le europee. Uno non può dire che non accetta diktat romani se poi anche nel tuo partito succede, e questo lo avevo promesso ai miei concittadini, quindi sono stato semplicemente consequenziale»

Dunque, cosa le rimane dell’esperienza calendiana?

«Ovviamente mi porto l’esperienza di aver conosciuto tanti amministratori, tanti professionisti, ne esco sicuramente arricchito. Non rinnego nulla di quello che ho fatto e ovviamente auguro un grosso in bocca al lupo al segretario provinciale di Azione e al segretario regionale, sperando che ovviamente Azione possa continuare nel suo percorso di crescita».

Vicesindaco c’è molto rammarico in città per non aver conquistato il titolo di capitale della cultura. Lei come l’ha presa? Ritiene si potesse fare di più o si allinea con chi pensa che sia stata una decisione politica?

«No, intanto io non amo nascondermi dietro il dito. Io penso che si può sempre fare di più, è chiaro che non era semplice ed è stata una bellissima notizia già essere tra le dieci finaliste. Dopodiché è chiaro che guardando il parterre delle 10 candidate che sono arrivate in finale magari cominci ad avere anche qualche dubbio rispetto a come finirà questa partita. Personalmente ci credevo in maniera misurata, ma non fino in fondo, perché anche facendo alcune logiche diciamo di distribuzione geografica di questo titolo – quest’anno la capitale era Agrigento – per me era quasi scontato che andasse a una città del nord Italia. Certo, poi magari è chiaro le avete lette voi come le ho lette io alcune vicinanze politiche importanti, che poi ti viene anche da pensare… però secondo me poi bisogna accettare quello che è il verdetto. Il fatto di essere già entrati tra le prime 10 significa che avevamo prodotto un dossier importante, adesso spetterà a noi provare a mantenere quella credibilità col Ministero della Cultura, provando ad anticipare i tempi di molte di quelle cose che abbiamo previsto di fare nel 2027. In questi giorni la gente ti diceva che cosa ne pensava, quindi c’era comunque una partecipazione, e quindi rammarico per quello che si è fatto e si poteva sicuramente fare di più. Ma questa è una bella testimonianza che ci dice anche che magari sui temi che contano la città può unirsi».

Ma cosa si poteva fare di più secondo lei?

«Credo che di più si poteva fare probabilmente se si voleva provare magari a tenere dentro situazioni a cui probabilmente Reggio Calabria non ci ha mai pensato e il fatto di aver voluto presentare un dossier coinvolgendo Messina, coinvolgendo le altre città calabresi e i 97 comuni della Città metropolitana, era un elemento di così grande novità che anche per noi probabilmente era difficile da immaginare. Però ci abbiamo provato, è stata una cosa bella perché ha coinvolto ripeto tutte le amministrazioni che hanno deliberato e quindi c’è stata una risposta corale a 360 gradi. Quindi io penso che già un primo risultato importante c’è stato, cioè la Calabria risponde in maniera unanime facendo il tifo e forse per la prima volta per Reggio Calabria, quindi anche abbattendo quelle barriere geografiche che spesso purtroppo ci sono».

Il tema della settimana, ma diciamo delle ultime settimane è quello delle circoscrizioni. L’opposizione sostiene che dietro il motivo economico addotto per i ritardi accumulati ci sia in realtà una spaccatura in maggioranza, è così?

«Guardi è stato fatto un percorso abbastanza lungo all’interno delle Commissioni, dove si sono esaminati tutti gli scenari. Nel gruppo Red di questa tematica inizialmente se ne sono occupati tantissimo Burrone e Castorina facendo sin da subito leva sull’elemento economico e di quelle che erano le materie da delegare ai 5 municipi previsti per legge, e dicendo che ovviamente sarebbe stato un ostacolo di non poco conto. Da lì inizia un percorso di ascolto anche dei dirigenti che si completa qualche settimana fa, quando il dottore Consiglio in maniera brutale ha eliminato ogni dubbio rispetto a dove andare a prendere le risorse dicendo che ci vogliono risorse pari a 2 milioni e mezzo l’anno per poterle sostenere. Chi dice oggi 800mila o un milione e 100, sa di dire delle bugie. Noi questo lo stiamo provando a spiegare. L’istituto dei municipi è un istituto democratico di prossimità che serve alle nostre latitudini, ma noi stiamo semplicemente dicendo: non facciamo il passo più lungo della gamba, come magari a volte è stato fatto anche nel recente passato. Proviamo a fare le cose per bene e a chi dice che si potevano fare e che si possono fare perché c’è un emendamento dell’onorevole Cannizzaro diciamo che quello serve semplicemente all’avvio e non al suo mantenimento. Immaginare che noi oggi dovremmo bloccare, e quindi tagliare orizzontalmente quelli che sono dei servizi pubblici essenziali per 12 milioni e mezzo per i prossimi cinque anni a partire dal 2026, è probabilmente una follia, e io non me la sento di lasciare questa eredità a chi verrà dopo di noi, perché mi sento responsabile di quella che è la mia azione politica e amministrativa. Ecco perché insieme ai miei colleghi abbiamo detto, sì siamo d’accordo nel fare questo percorso, prepariamo questo percorso, ma dobbiamo assolutamente accertare che per trovare quelle risorse non si può fare a meno di alcuni servizi, altrimenti stiamo scherzando, altrimenti diventa solo un modo per appropriarsi di un elemento per dire l’ho fatto io piuttosto che tu, e appropriarsi di un’idea che è bella, sicuramente entusiasmante, ma che non sarebbe funzionale e sicuramente non sarebbe d’aiuto per i nostri concittadini».

Da grande tifoso amaranto a protagonista anche dei destini della squadra della città… Con l’approvazione del Bilancio di previsione in Città Metropolitana è stata rilanciata anche la questione del Sant’Agata. Ci spiega il bando che ha annunciato?

«Questo bando parte da un intervento nuovo normativo amministrativo partecipazione pubblico privato. Noi abbiamo fatto una manifestazione di interesse a maggio del 2024 dove, per 30 giorni se non ricordo male, abbiamo dato la possibilità a quelle aziende, quelle società, che volevano prenderne parte per la riconversione del centro Sant’Agata, e quindi riammodernandolo mettendo alcuni paletti che per noi erano fondamentali, con uno sguardo ovviamente allo sport ma soprattutto con uno sguardo al sociale, e quindi alla nostra città. In quella manifestazione c’erano alcuni elementi che dovevano essere tenuti dentro quella che sarebbe stata la proposta. In quella fase, per arrivare direttamente ai nostri giorni, l’unica società che ha partecipato è stata La fenice amaranto insieme a Soseteg, svolgendo tutta quella che era la prassi prevista nell’iter della manifestazione interesse. Poi c’è stato tutto un momento di validazione dell’istruttoria e quindi di verifica anche del progetto, di quello che era il prospetto economico, quello che più volte la Città metropolitana ha richiesto sotto forma di integrazione, per poi passare alla relazione finale su cui il sindaco ha messo il suo definitivo ok. Il tutto per poi fare questo passaggio all’interno del Consiglio metropolitano che dà “là” definitivo per la messa a bando del Centro sportivo Sant’Agata per un importo di 2 milioni 574 mila euro».

Versace rammenta che questo è il progetto e l’importo che è stato presentato dall’allora Fenice amaranto oggi Reggina1914 insieme a Soseteg.

«Possono partecipare altre società? Assolutamente sì, possono partecipare altre società ma dovranno fare, probabilmente, una proposta quanto meno equivalente sotto l’aspetto economico, migliorativa sotto l’aspetto progettuale. Una normale procedura di affidamento che nel momento in cui si farà sarà per un periodo abbastanza lungo, quindi circa vent’anni. Mi auguro, in un senso o nell’altro, che sarà un vero gioiellino».

In questi giorni abbiamo lanciato un sondaggio. Versace, lei si può dire abbia fatto la vera gavetta, dalle circoscrizioni alla città metropolitana… vestendo anche i panni del facente funzioni. L’ha ingolosita questo incarico seppur temporaneo? Ed oggi ci pensa ad un futuro da candidato sindaco?

«Devo dire che, nel momento in cui me lo chiede, un brivido mi attraversa. Portare la fascia tricolore è veramente una bella sensazione, è chiaro che non ero io il sindaco ed ero il sindaco facente funzione, ma ancor di più mi sentivo la responsabilità di portare, come si dice in gergo calcistico, a casa il risultato. Quindi per me era molto più importante, in quella fase, essere pragmatico e andare poco per le vie brevi, e stare a contatto con chi aveva bisogno di sentirsi una pacca sulle spalle. Ho provato insieme ai miei dirigenti a correre, perché era il periodo in cui bisognava partecipare con i bandi del Pnrr e bisognava appunto non andare oltre quelle che erano delle scadenze importanti poste dal ministero e dalla comunità europea. È stato anche un bel banco di prova, e devo dire che ricevere il riconoscimento nazionale per essere stati la seconda città metropolitana ad aver raggiunto tutti i target previsti penso che sia una bella sensazione per me che l’ho guidata, ma per tutta la squadra di consiglieri metropolitani delegati, ma anche per la minoranza perché c’è stato anche un senso di responsabilità in Consiglio metropolitano e quindi anche un supporto. Quindi più che ingolosito, diciamo che sono stato orgoglioso di indossarla quella fascia».

Ma nei fatti ci pensa ad un futuro candidato a sindaco? l’ha chiamata qualcuno?

«Chiamate ne stanno arrivando tante. Ne stanno arrivando sicuramente ed è una cosa che ti fa piacere. Allo stesso tempo resto ben saldo con i piedi per terra, perché ritengo che ancora devo crescere e devo fare ancora delle maturazioni. Penso di essere sicuramente una dei professionisti disponibili nella nostra città, come ce ne sono tanti, però fare il sindaco di una città così importante come la nostra dipenderà sicuramente da tutta una serie di fattori che oggi non ci sto neanche pensando, perché ripeto è importante che io continui a fare bene, a dare un supporto ai miei concittadini e alla mia terra, per quelle che sono le mie deleghe, e poi arriverà un momento in cui probabilmente arriverà la chiamata giusta e magari la valuteremo con i miei compagni di viaggio».

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