Condofuri, la maggioranza si sgretola e mette a rischio l’agibilità politica in Consiglio: Paino senza numeri
Dopo l’uscita di Latella, Rodà e Barreca la nuova giunta parte già in salita, lasciando il sindaco con soli 6 voti su 13: senza un accordo politico la tenuta dell'amministrazione è a rischio

La crisi politica a Condofuri è diventata un dato strutturale, un fatto politico che incide sul presente e mette in dubbio il futuro stesso della consiliatura. Dopo settimane di tensioni crescenti, culminate con l’azzeramento della giunta da parte del sindaco Filippo Paino, la frattura interna alla maggioranza è esplosa in tutta la sua gravità. Non è più questione di equilibri interni: la maggioranza in consiglio comunale, ad oggi, non esiste più.
Il nuovo assetto del Consiglio comunale parla chiaro: sui 13 voti disponibili (12 consiglieri più il sindaco), il blocco di maggioranza – che a inizio legislatura poteva contare su 8 consiglieri eletti più il voto del sindaco – è sceso a 5 consiglieri più il primo cittadino, contro una nuova configurazione composta da 3 consiglieri fuoriusciti dalla maggioranza e di fatto autonomi e 4 consiglieri di minoranza. Totale: 7 voti potenzialmente contrari all’amministrazione. In pratica, un voto in più rispetto ai numeri dell’esecutivo Paino, che si ritroverebbe minoranza aritmetica nell’aula consiliare.
La sequenza di eventi che ha portato a questo scenario è iniziata con l’annuncio del nuovo gruppo consiliare «Futuro Comune – Condofuri 2040» da parte dei consiglieri Daniele Latella e Pasquale Rodà. Una fuoriuscita motivata in aula da un documento in cui i due attaccano il sindaco sulla gestione di deleghe e cosa pubblica, parlando di un clima di «arroganza» che avrebbe minato la coesione politica, con scelte che «non rispettano il consenso elettorale e la rappresentanza democratica».
Una rottura squisitamente politica, ribadita anche nei giorni successivi da Latella – ex assessore – attraverso i propri canali social. «Non ho mai barattato le idee con le poltrone», ha scritto, lasciando intendere che dietro la sua esclusione dalla nuova giunta vi sia stata una volontà precisa. «Noi non ci accontenteremo mai di un’alzata di mano. Noi continueremo a lottare, con ancora più forza e determinazione di prima».
Alla fuoriuscita dalla maggioranza di Latella e Rodà, si è aggiunta in queste ore la frattura politica di Giuseppe Barreca, ex vicesindaco e consigliere comunale, che a sorpresa non figura nella nuova giunta Paino. In una lettera aperta, Barreca ha annunciato la nascita di un proprio gruppo consiliare autonomo. Nel testo si legge il rammarico per essere stato, di fatto, estromesso dal nuovo corso amministrativo. «La proposta di un semplice incarico da assessore è stata per me una vera e propria bocciatura da parte del sindaco», scrive Barreca. E ancora: «Accettare avrebbe significato avallare una decisione che suonava come una sfiducia nei miei confronti».
Pur mantenendo toni più personali e meno duri rispetto ai colleghi fuoriusciti, Barreca segna una linea di demarcazione netta con la nuova giunta Paino. Il suo gruppo si propone come voce di rappresentanza per quei cittadini che non si sentono più rappresentati dall’attuale maggioranza. Ed è, anche questo, un dato politico.
Con questi sviluppi, si assottiglia ancor di più la base di sostegno dell’esecutivo. Dei 13 seggi disponibili in Consiglio, solo 6 possono oggi essere considerati allineati al sindaco (5 consiglieri più lo stesso Paino). Una cifra insufficiente per garantire l’approvazione degli atti fondamentali. Ogni seduta rischia ora di diventare un campo minato.
A rendere ancor più incerto lo scenario è la questione, imminente, dell’eventuale sostituzione del Presidente del Consiglio comunale. Fortunato Nucera, fino a oggi alla guida dell’assise, è stato infatti nominato assessore nella nuova giunta. Ma secondo l’articolo 15, comma 8 dello Statuto comunale, le due cariche sono incompatibili. Salvo rinuncia alla delega, Nucera dovrà lasciare la presidenza, secondo quanto recita lo Statuto. Si aprirà dunque una votazione in Consiglio per eleggere un nuovo presidente, e in quel passaggio la vera maggioranza si conterà.
Se il nuovo presidente dovesse emergere dai banchi dell’opposizione o dei consiglieri autonomi, sarebbe l’atto simbolico della fine del controllo politico della maggioranza. Non solo: sancirebbe l’inizio di una consiliatura gestita numericamente da un’aggregazione esterna all’amministrazione. Il sindaco Paino, nel suo provvedimento di azzeramento della giunta, aveva parlato di un riassetto necessario a «ricostruire coesione e rilanciare l’azione amministrativa». Ma pare ovvio che senza un eventuale accordo con almeno uno dei blocchi di minoranza o ex maggioranza, ogni scelta rischia di essere azzoppata in aula.
L’urgenza ora è politica, non amministrativa. A meno di una svolta, l’esecutivo Paino si muove su un terreno sempre più stretto, sospeso tra la legittimità formale e una sempre più fragile agibilità politica.