Zimbalatti non è Del Piero, un nastro vale un emendamento, e… una stella di David ai concorsisti: campagna elettorale permanente a Palazzo San Giorgio
Nuova seduta del Consiglio comunale all’insegna di accuse reciproche tra maggioranza e opposizione

Da queste colonne abbiamo sempre sostenuto che i momenti clou del dibattito politico cittadino si compiano in Commissione e nei preliminari del Consiglio comunale. Anni addietro, ad esempio, si è assistito a scontri epici e sedute fiume di Commissioni in cui si discuteva di scelte fondamentali, al riparo dall’ingombrante presenza di telecamere e soprattutto telefonini. Oggi, però, in un’epoca in cui tutto deve essere spettacolarizzato, perché una immagine vale più di mille parole e la parola quasi non vale più nulla, ci sta che per stare al passo coi tempi si perda qualcosa per strada. Come a volte succede con la memoria.
Altrettanto spesso, sembra prendere ancora più vigore quell’adagio che, dalle nostre parti, suona con un netto “u troppu è trippa”. Un modo dialettale di dire che a queste latitudini significa che “il troppo stroppia”, ovvero un’eccessiva quantità di qualcosa può essere dannosa. Tutti, nessuno escluso, dovrebbero tenerne conto. Sia chi esalta a dismisura un evento, un’opera o un procedimento, sia chi contesta tutto ciò a spron battuto. È il gioco delle parti si potrebbe tranquillamente dire, ma quale parte di questo gioco è riservata alla città, intesa come fine ultimo dell’agire politico di ognuno?
Anche oggi, quasi due ore di “preliminari”, non hanno aiutato a rispondere alla domanda. Ormai da tempo si assiste a copia e incolla di testi, interventi, affondi, già detti e ridetti in varie forme multimediali, senza aggiungere alcunché al dibattito. Tanto da far apparire gli interventi di Demetrio Marino (che ha chiesto un confronto sulla tariffa dei rifiuti) e di Saverio Pazzano (che ha stilato una sorta di decalogo delle cose su cui intervenire) quasi avulsi dal contesto, mentre sono parte sostanziale e straordinariamente ordinaria dell’attività di un consigliere comunale.
Nino Zimbalatti, solo l’ultimo dei consiglieri comunali che hanno attraversato l’aula Battaglia per posizionarsi dai banchi della maggioranza a quelli della minoranza, nel suo intervento si è scagliato contro il vicesindaco Paolo Brunetti che a domanda precisa sul passaggio del medico a Forza Italia, lo aveva definito in qualche modo «irrispettoso» del patto con gli elettori che l’avevano votato con il programma del sindaco sottobraccio. In tal senso Zimbalatti – che come i suoi nuovi colleghi, ha ripetuto l’elenco degli emendamenti in favore della città – ha ricordato il caso Califano che ha fatto il percorso inverso, legandolo in qualche modo alla scelta ricaduta sul patron Ballarino quando proprio Brunetti dovette scegliere a chi affidare la rinascita della Reggina, facendo a nostro modo di vedere scadere anche il dibattito a chiacchiericcio. Per lui, in ogni caso, se sono così tanti quelli che hanno cambiato casacca fino ad ora, qualcosa non va nel progetto politico del primo cittadino. Ed è una riflessione legittima.
Ma Zimbalatti, presta il fianco al contrattacco del sindaco Falcomatà che colpisce al cuore il centrodestra, su un argomento su cui il segretario regionale degli azzurri Francesco Cannizzaro tiene in particolar modo: «Evidentemente da quella parte manca la classe dirigente – ha detto Falcomatà – e invece di formarne una, si cerca di sottrarla a chi da anni governa la città. Una scelta che non sorprende da chi non si è formato nei partiti, con una visione politica definita, e che è stato invece portato a ricoprire ruoli importanti. Meno comprensibile è quando questa scelta viene fatta da chi conosce il senso della militanza».
Falcomatà insomma ha esaltato a modo suo – e dopo aver escluso che Zimbalatti possa essere una bandiera come Alex Del Piero – la “mediocrità” nelle opposizioni e allo stesso modo nelle repliche della maggioranza si è pensato di affondare il dito in una piaga che per ora il centrodestra comunale sta riuscendo a nascondere. Vale a dire il fatto che, nelle ultime settimane, quel fronte di opposizione che pareva granitico sembra stia perdendo pezzi. Lo testimonia la mancanza di alcune firme a lettere e letterine, o comunicati stampa, inviati alle redazioni dal centrodestra, che mostra le stesse defezioni “in presenza”, in conferenza stampa.
Ciò suggerirebbe che gli stessi problemi – di leadership o di conduzione – siano presenti tanto a sinistra che a destra, e che quindi bisognerebbe prima risolvere quelli e poi continuare ad attaccare, anche perché nessuno sa dare una spiegazione e i diretti interessati mostrano poca voglia di parlarne.
La vicenda delle scuole e degli edifici comunali, prima senza agibilità, e ora senza contatori, per esempio rischiano di sciogliersi come neve al sole (basti ricordare i notai consultati, le firme per le dimissioni o le Commissioni d’accesso pronte per venire a Reggio) vista la maniera in cui si è scelto di affrontarle. Con il risultato che l’amministrazione Falcomatà da “inadempiente” rischia di passare per l’unica che – e non importa in quale maniera ci è arrivata – ha scelto di mettere mano a situazioni che si trascinano da decenni in città.
Insomma sempre più spesso sembra configurarsi una questione di “metodo”, tanto nell’attaccare l’amministrazione, quanto nella difesa dell’amministrazione stessa. E in questo, sono in pochi nel centrodestra a poter usare e indirizzare le parole verso ragionamenti che sconfessano le accuse, come dimostra di saper fare il primo cittadino.
Se Ripepi parla di semestre bianco per dire che sono tutti favorevoli per i concorsi, ma che non vanno fatti ora; se lo stesso prova a dare un senso alla lettera – «precisa» – indirizzata ai tutori dell’ordine, per dire che sono preoccupati della possibilità che si sviluppino movimenti clientelari; e se Armando Neri addirittura fa non una, ma due proposte, per etichettare i concorsisti in qualche maniera imparentati con amministratori e “potenti di turno”, forse ci siamo spinti un po’ oltre. Perché solo ipotizzare una sorta di stella di David ad un parente di chicchessia per partecipare al concorso, fa un po’ paura. Bene, invece, chiedere imparzialità e certezze nella gestione dei concorsi.
D’altra parte, chi non ha peccato scagli la prima pietra, verrebbe da dire guardando tra gli scranni dell’aula Battaglia. Anche perché se elementi «oggettivamente gravi» ci sono, ci sono per tutti.
Il reggino vuole essere parlato non intruppato. Non ha bisogno di apprendere dai soloni di turno che questa, purtroppo, è la politica bellezza. Oggi a te, domani a me.
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