L’ex ministro Provenzano a Villa: «Il Ponte? E’ l’idea di chi non ha avuto idee per lo sviluppo del Mezzogiorno e produrrà solo ferite»
L’ex ministro attacca il governo Meloni: «In Commissione approvata una norma, nella conversione del decreto Infrastrutture, che sostanzialmente indebolisce i controlli antimafia»

«Siamo qui, innanzitutto, perché bisogna ricordare le ferite che questo territorio ha già subito per colpa di questa idea del Ponte sullo Stretto che è un’idea di chi non ha avuto altre idee per lo sviluppo del Mezzogiorno. E queste ferite, devono metterci in guardia, perché rappresentano il costo sociale che può rappresentare quest’opera di Salvini per questo straordinario territorio che è lo Stretto». Queste le dichiarazioni a caldo del deputato del partito democratico ed ex ministro Peppe Provenzano a Villa San Giovanni nel giorno della Festa dell’Unità accompagnato dal Segretario cittadino Enzo Musolino nei pressi proprio dell’area degli espropriandi a ridosso dell’ecomostro della variante ferroviaria di Cannitello.
«Lo Stretto è un territorio unico. Le due sponde sono sponde legate sul piano culturale, economico, molto più legate di quanto potrebbe fare un ponte, che invece divide. Perché produce ferite. Perché rappresenta un costo economico esorbitante, fuori misura, fuori scala. E i costi, come sapete, sono già lievitati in mancanza di una progettazione degna di questo nome, in mancanza di un calcolo serio dei rischi, persino di quelli sismici – e quest’area, come sapete, è altamente sismica.
E poi – ha continuato l’ex Ministro – vorrei oggi richiamare l’attenzione su un altro costo: il costo democratico che rischiamo di pagare per questa opera di Salvini. Un costo democratico, perché oggi in Parlamento è successa una cosa molto, molto grave: in Commissione, il Governo ha approvato una norma, nella conversione del decreto Infrastrutture, che sostanzialmente indebolisce i controlli antimafia.
Ci avevano già provato con questo decreto, ad allentare i controlli antimafia proprio sul Ponte. Erano stati fermati. Anche adesso hanno aggirato quelle riserve, indebolendo i controlli antimafia sul settore dell’autotrasporto, che – come sapete – è uno dei settori dove c’è grandissima infiltrazione mafiosa.
È evidente che l’interesse riguarda in particolare i lavori che potranno essere avviati qui, nell’area dello Stretto. E questa è una cosa molto, molto grave. Io voglio dare una notizia che come Partito Democratico, come membri della Commissione Antimafia, stiamo chiedendo che il dossier del Ponte venga portato in Commissione Antimafia.
La Commissione deve far luce, non sulle inchieste in corso – quelle ci sono, ci stanno già lavorando diverse procure – ma sui pericoli e le possibilità di infiltrazione mafiosa nei lavori del Ponte.
Ma abbiamo anche la necessità di fare luce sugli strumenti normativi di contrasto: sono adeguati? E soprattutto: queste riforme di Salvini, che stanno indebolendo la nostra legislazione antimafia, che impatto avranno in quest’area? È un tema che la Commissione Antimafia non può più permettersi di ignorare. È diventata una priorità.
L’unica posizione ideologica è quella di chi dice sì alla mancanza totale di un progetto sul quale noi possiamo valutare, in modo serio, costi e benefici. Perché oggi, questa valutazione non è possibile: manca una progettazione seria, manca uno studio reale.
Io ritengo che questo disegno del Ponte sia ancora più grave perché si vuole dichiarare l’opera di rilevanza strategica – persino militare – esclusivamente per superare i vincoli normativi. Perché già oggi si vuole realizzarla in spregio alle norme di buona amministrazione, di trasparenza, con elementi opachi che riguardano ancora una volta la società Ponte sullo Stretto.
Quest’opera è un doppio costo per i meridionali, in particolare per calabresi e siciliani, che se la stanno già pagando. Se è davvero un’opera strategica nazionale, allora per quale motivo devono pagarla i siciliani e i calabresi con risorse che dovevano servire per le infrastrutture che ancora mancano?
Non c’è nessuna ragione di aspettare il Ponte per velocizzare i lavori dell’Alta Velocità. Ad esempio: la Sicilia è una regione con 5 milioni di abitanti. Non serve il Ponte per collegare le sue principali città metropolitane con treni e infrastrutture degne di questo nome.
Ed era il lavoro che avevamo cominciato a fare, in particolare quando io ero Ministro per il Sud. Lo rivendico con grande orgoglio: tutte le misure per il Mezzogiorno, dalla fiscalità di vantaggio agli investimenti del PNRR, che davano priorità al Sud, sono state smantellate dal Governo della destra. E di questo bisogna chiedere conto, non di una promessa (il Ponte) che non vedrà mai la luce, ma che produrrà invece ferite su questo territorio. Come quelle che abbiamo alle nostre spalle.
E’ un progetto che – ha ripetuto Provenzano – non produce vantaggi, ma solo costi: economici, sociali e democratici.
Vogliamo accendere i riflettori sui rischi di infiltrazione mafiosa nei lavori del Ponte. Lo faremo in Commissione Antimafia. La destra ha inchiodato i lavori della Commissione a parlare di storia, di ricostruzioni storiche.
Io non vorrei che fosse anche questo un escamotage, per non parlare della mafia di oggi. Per non parlare del fatto che le misure assunte da questo Governo – in particolare dal ministro Salvini – dalla riforma del Codice degli Appalti e da altri interventi, come l’ultimo citato sul decreto Infrastrutture, stanno rappresentando un indebolimento del nostro armamentario di contrasto alla criminalità organizzata.
E a questo non possiamo rinunciare, mai come in questo momento. Perché sì, vengono arrestati latitanti, vengono arrestati i capi. Ma la mafia è ancora forte, ed è una mafia che continua a fare affari.
Lo fa quando non ammazza, quando non spara, quando non suscita allarme sociale. Eppure continua a fare affari. Lo sta facendo adesso, in tutto il Paese, ma anche in quest’area del nostro territorio».