venerdì,Aprile 19 2024

Madalina, il giallo di una morte che fa tremare la “Reggio bene”

La giovane è precipitata il 21 settembre del 2012 sull'asfalto in via Buozzi. Non è stato un suicidio? Dopo sette anni e la non archiviazione del caso si è in attesa di conoscere gli esiti della decisione del gip

Madalina, il giallo di una morte  che fa tremare la “Reggio bene”

Una ragazza, Madalina Pavlov, esangue ai piedi di un palazzo in cui non conosceva nessuno. Nel terrazzo dello stabile, a terra, una copia delle chiavi per accedervi. Una morte misteriosa, in un palazzo di gente perbene, in cui nessuno ha visto nulla. Se fosse un libro potrebbe essere stato scritto da George Simenon, atmosfere dense, un commissario Maigret pronto a decifrare un sospiro, un particolare che possa indirizzarlo a scoprire la verità. Ma questo purtroppo non è un libro da divorare fino all’ultima pagina per essere soddisfatti dalla scoperta dell’identità dell’omicida e dal suo movente. Questa è una storia vera. Una storia che da sette anni non dà pace a chi, come la madre Gabriella, amava la giovane Madalina e che non accetta di non sapere cosa è accaduto in via Buozzi il 21 settembre del 2012.

L’ultima udienza del caso risale al 5 aprile 2018, poi un’attesa lunga un anno, l’opposizione all’archiviazione fatta dall’avvocato Antonio Petrongolo sulla scorta delle dichiarazioni del Crime Analyst Team (che si occupa del caso dal 2016) si è arrivati alla proroga delle indagini lo scorso mese di giugno. Dopo sette anni e la decisione di non archiviare il caso si è in attesa di conoscere gli esiti la decisione del gip e così si saprà se finalmente ci sarà un processo per arrivare alla verità. Nei giorni scorsi dalle sue pagine Facebook anche il giornalista di “Quarto Grado” Carmelo Abate ha ricordato la storia di Madalina, partendo dal ricordo della sua amica Rita, di cui vi diremo tra poco. La speranza è che la vicenda di Madalina non sia dimenticata e che non cada il silenzio, come davanti al cancello del palazzo di vai Buozzi dove anche i fiori che ricordavano la ragazza sono stati tolti.

21 settembre 2012, la morte di Madalina


Madalina è giovane romena, come la sua famiglia d’origine, vive nella città dello Stretto da tantissimi anni, lavora in una rosticceria, è benvoluta da tutti, è perfettamente inserita nel contesto cittadino, è attiva nel volontariato all’Unitalsi. È una bella ragazza, ha vinto anche titoli come reginetta di bellezza, appare a tutti solare, senza grilli per la testa. Da poco ha chiuso una relazione con un ragazzo, Gianluca. Con lui un tira e molla, come spesso accade ai giovanissimi, che alla fine aveva portato ad una rottura definitiva. Torniamo indietro a quella calda serata di fine estate, attorno alle 20.30, dopo un tonfo e dopo aver urtato una macchina parcheggiata, il corpo di Madalina precipitava sull’asfalto di via Bruno Buozzi n. 5. Un posto in cui la ragazza, almeno apparentemente, non conosceva nessuno. Sul luogo della morte i carabinieri isolano il contesto, aspettano la polizia scientifica che arriva in tarda serata ed il corpo di Madalina, giubbotto argentato, capelli messi in piega, resta a terra fino alla notte inoltrata. A qualche metro da lei, in posizione innaturale, ci sono uno stivale ed un calzino indossati dalla sfortunata ragazza al momento del decesso. Sono stati collocati successivamente nella cella frigorifera, ma non viene fatto alcun esame.

Madalina, i soliti sospetti


Tanti fatti mettono in discussione l’ipotesi di suicidio a cui si pensa nell’immediatezza dell’accaduto. Intanto scompare la Fiat 126 su cui era caduta Madalina, proprietà di abitanti del palazzo, che le autorità non decidono di sequestrare. La macchina viene rottamata senza la possibilità di fare accertamenti non ripetibili.
Ancora, il primo medico incaricato dell’autopsia non fa’ il tampone vaginale su Madalina, salvo poi procedere, qualche giorno dopo, ad effettuare un test di gravidanza, risultato peraltro negativo. Un test che, a detta dell’avvocato Giuseppina Iaria, primo legale della famiglia, era stato fatto senza la presenza di un consulente di parte. Emblematiche le lesioni riscontrate dall’esame sul corpo. Sembra che si siano evidenziati (solo dopo giorni) due segni sul collo di Madalina, simili ad escoriazioni, comparsi dopo per un probabile fenomeno di evaporazione post mortem. Altre lesioni non risultano compatibili con l’ipotesi di suicidio. E poi c’è Rita, compagna di classe ed amica di Madalina che, per uno strano scherzo del destino, la sera della morte della giovane, assiste ai momenti successivi alla caduta. Rita, come persona informata sui fatti, era stata sentita il primo ottobre 2012 dal magistrato. Qualche tempo dopo si era di nuovo presentata, stavolta spontaneamente, ai carabinieri perché era stata avvicinata da una persona che le aveva fatto domande inquietanti sul caso Pavlov e le aveva fatto pressione perché non si prodigasse a diffondere la voce che Madalina in realtà non si era suicidata. C’è anche il testimone oculare (spuntato mesi dopo) che, la sera della morte, avrebbe visto due persone in motorino, munite di casco, fuggire dal luogo della caduta.
Determinante per l’ipotesi di istigazione al suicidio, formulata successivamente, potrebbe essere sapere con chi è stata e che cosa ha fatto Madalina nel pomeriggio prima di morire, dalle diciotto si perdono le sue tracce. Non viene incriminata neanche la persona le cui le tracce di dna sono rinvenute sugli indumenti della ragazza. Dopo la morte di Madalina qualcuno aveva forzato la sua pagina di Facebook e, dopo essere riuscito ad entrare, cancella alcune informazioni: messaggi, amicizie, nomi. Poi era stata la volta del misterioso bigliettino fatto trovare sulla tomba, qualche mese dopo il decesso della ragazza, il misterioso Daniele, con la carta del joker, spiegava il suo rammarico per non essere arrivato in tempo “a salvare Madalina”. Il ricordo di un amico lontano che solo dopo aveva saputo della morte della ragazza? Uno scherzo o il lavoro di un mitomane? Certo la lettera che ha fatto più discutere è stata quella anonima arrivata a Roma, nel dicembre 2016, scritta al pc, recapita allo studio dell’avvocato Antonio Petrongolo (già legale di Gabriella, ora solo del di lei figlio Jonuz), in cui, quella che si firma “un’amica”, fornisce particolari fumosi sull’identikit del colpevole (parlando di un uomo dalla pelle scura, sposato, insospettabile) ma non dà alcuna indicazione per arrivare alla verità.

Madalina è stata uccisa


Era stato il procuratore generale Federico Cafiero De Raho, a parlare, per la prima volta, della possibilità di trovarsi di fronte ad un caso di omicidio. E la mamma di Madalina aveva ben sperato. False piste, condite da una serie di grossi punti interrogativi si intrecciano nella vicenda. Primo fra tutte da chiarire il collegamento della giovane con lo stabile sotto al quale è stata ritrovata cadavere. È caduta dalla terrazza o da un piano del palazzo? Questo particolare non di poco conto. Uno dei principali interrogativi è capire come Madalina sia arrivata nel palazzo dove lei non abitava e dove nessuno sembra conoscerla, né averla mai vista e capire come ha fatto ad aprire la porta che accede al terrazzo condominiale. Ricordiamo che la chiave è stata ritrovata sul pavimento dello stesso terrazzo. Se davvero quelle chiavi sono state usate dalla giovane per aprire la porta per poi lanciarsi nel vuoto allora bisognerebbe capire come ha fatto a procurarsi quella chiave o se qualcuno gliel’ha consegnata. Una persona che abita all’interno dello stabile aveva detto che forse Madalina, trovando il portone aperto, aveva preso una chiave custodita in un gabbiotto all’interno del palazzo poiché lasciata da una ditta che ha fatto alcuni lavori. Questa circostanza viene smentita dalla persona che, dal 2008, fa le pulizie dello stabile. In nessun modo una copia della chiave poteva trovarsi nel ripostiglio e, sostiene l’inserviente, la porta era sempre stata chiusa. Le chiavi erano dunque in possesso solo dell’amministratore e dei condomini.
E qui torniamo ai sospetti di Gabriella che, nelle sue dichiarazioni, ha sempre affermato che sanno più di quanto dicono gli abitanti del palazzo, che non è un palazzo popolare, piuttosto un condominio in cui abita gente “perbene”: da funzionari del ministero giustizia, a studi privati di dottori, e altri professionisti. Qualcuno che aveva accesso allo stabile, o una persona (anche una donna) aveva dato appuntamento lì a Madalina e poi qualcosa aveva fatto precipitare la situazione e la ragazza era stata stordita e poi lanciata da un balcone (o più inverosimilmente dal terrazzo)? È impossibile che nessuno abbia visto o sentito nulla. Un ultimo appello: chi sa racconti quello che ha visto perché finalmente, dopo tutto questo tempo, Madalina Pavlov trovi giustizia e possa finalmente riposare in pace.

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