Reggina, l’ex Pino Benedetto: «Un buon settore giovanile fa la differenza»
Lunga e interessante intervista concessa dall'ex Presidente al Corriere dello Sport, nel ricordo dei tempi che precedettero l'ascesa amaranto
Lunga intervista di Pino Benedetto al Corriere dello Sport. L’ex Presidente della Reggina ha analizzato sul quotidiano romano il momento del club dello Stretto, tornando anche sugli anni che videro costruire le basi per il ciclo d’oro amaranto: «Negli anni 80′, compresi che per fare calcio a Reggio Calabria servisse costruire una struttura per i giovani. Nel 1986 rilevammo la società fallita, nel 1988 partimmo con la Primavera con 14 ragazzi prelevati dal Conegliano Veneto, che furono pagati 1,3 miliardi di vecchie lire».
Un investimento vincente: «Imposi in società che ogni anno dovesse essere dedicato un budget importante per il settore giovanile. Quando lasciai, Foti fu bravo a continuare sul progetto iniziale, vendette Tedesco, Di Sole, Campolo alla Fiorentina, Cozza al Milan, Perrotta alla Juve. Per non parlare, successivamente, di Baronio e Bianchi».
Una strada che andrebbe ripercorsa anche oggi? «La vera cassaforte della Reggina – ha spiegato Benedetto – è sempre stato il settore giovanile, capace di fruttare un grande tesoro. Il calcio di oggi è sempre uguale, con dinamiche diverse. I padroni sono i procuratori che si accaparrano giovani talentosi. In Calabria nessuno è mai riuscito a far uscire campioni dal settore giovanile, io e Foti ci abbiamo messo del nostro. Io a creare il centro e valorizzare i ragazzi, lui a venderli».