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Ah, come gioca Momo Laaribi: dal basso, con dignità, fino al cuore della gente

La resilienza del centrocampista amaranto è una lezione di vita, un inno alla Reggina vera

Ah, come gioca Momo Laaribi: dal basso, con dignità, fino al cuore della gente

Ha saputo aspettare, soffrire, reagire. Momo Laaribi è diventato simbolo silenzioso ma potente di questa Reggina: un esempio di tenacia, spirito di sacrificio e legame viscerale con la maglia amaranto.

Ci sono storie che il calcio racconta con una delicatezza che supera il risultato, che si imprimono nella memoria collettiva di una tifoseria. Quella di Mohamed “Momo” Laaribi, centrocampista marocchino classe 1993, è una di queste.

Arrivato alla Reggina senza clamore, ha vissuto l’inizio della stagione nell’ombra, spesso relegato in tribuna, lontano dai riflettori. Un ruolo che avrebbe potuto spegnere gli entusiasmi di molti, ma non il suo. Laaribi ha atteso con pazienza, si è allenato in silenzio, con professionalità, pronto a farsi trovare pronto.

La svolta è arrivata con l’avvento di mister Trocini, che ha intravisto in lui quel qualcosa in più: carattere, equilibrio, disponibilità. Da quel momento, Laaribi è diventato un punto fermo del centrocampo amaranto, distinguendosi per corsa, intensità e qualità.

Indimenticabile il gol contro l’Enna, al “Granillo”, accompagnato da lacrime ed esultanza viscerale. «Non ho realizzato subito quello che avevo fatto». Un gol che sembrava il compimento di un percorso interiore, la liberazione dopo mesi difficili.

Il pubblico lo ha riconosciuto. I tifosi lo hanno sostenuto, applaudito, spesso eletto migliore in campo. Non solo per il rendimento, ma per lo spirito con cui ha incarnato i valori di questa squadra: umiltà, dedizione, appartenenza.

Laaribi è un esempio. Uno di quei profili capaci di trasmettere energia anche nei momenti più complicati. La sua figura, silenziosa e tenace, rappresenta una lezione di vita: non serve urlare per farsi sentire, basta farsi voler bene.

In un’annata intensa e tormentata, Momo Laaribi ha scritto la sua pagina personale nella storia della Reggina. Ha saputo conquistare un posto speciale nel cuore della città, semplicemente restando se stesso. Con dignità. Con il cuore. Con la maglia amaranto cucita addosso.

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