domenica,Giugno 22 2025

Più forte di un punto, più forte del destino: questa è la Reggina

Dal campo al territorio, la società amaranto rilancia: tra la speranza del ripescaggio e un patrimonio umano che va oltre il risultato

Più forte di un punto, più forte del destino: questa è la Reggina

La stagione si è chiusa con una profonda delusione sportiva, ma anche con una consapevolezza nuova: la Reggina c’è, è viva, ha una società solida, un gruppo unito e un popolo che non l’ha mai abbandonata. Ora si guarda avanti, con la volontà di non mollare e con la determinazione di chi sa cosa vuol dire ricominciare dal basso. L’obiettivo resta la Serie C, ma la dignità costruita in questi mesi vale già più di mille risultati.

È un sogno soltanto rimandato. Non è arrivata la promozione, non è bastato un intero campionato vissuto all’inseguimento di un punto, di un dettaglio, di un episodio. Eppure, la Reggina esce da questa stagione a testa alta, pronta a rilanciare. Già in questi giorni la società è al lavoro: lo aveva promesso il patron Ballarino e lo sta facendo. Una riunione operativa con tutto il gruppo dirigenziale ha dato il via alla programmazione del futuro.

Si parte da una certezza: questa società c’è. C’è con la volontà, concreta, di inseguire la Serie C, anche attraverso la strada complessa e incerta dei ripescaggi. E c’è con un’identità forte, costruita passo dopo passo, dentro e fuori dal campo.

A suggellarlo, in modo non scontato, è stato il ringraziamento dei tifosi sotto la curva, al termine della finale playoff. Un abbraccio collettivo alla società, agli uomini che hanno lavorato nell’ombra e che hanno tenuto in piedi, con sacrifici e competenze, un progetto sportivo che oggi è riferimento per l’intera città. La Curva Sud, cuore pulsante della tifoseria, è diventata simbolo di unione, coesione e comunità.

Unione, sì. È la parola chiave che ha segnato la stagione amaranto. Il mister Bruno Trocini ha dato equilibrio, pragmatismo e lucidità. Ha costruito un gruppo vero, formato da veterani e giovani talenti. Tra questi, Antonio Lagonigro, classe 2006, reggino e reginista, che con parole mature e sentite, nella conferenza post-partita, ha raccontato il significato profondo dell’indossare questa maglia.

Ma la forza della Reggina non è solo tecnica o sportiva: è capitale sociale. Senza cadere in tecnicismi sociologici, è giusto dire che questa squadra ha generato valore umano, relazionale, comunitario. In un territorio dove fare impresa è difficile, dove investire nel calcio sembra quasi una sfida controcorrente, la Reggina è riuscita a creare un legame reale con il suo popolo. È riuscita a dare un senso di appartenenza, a parlare a una città intera.

In un Sud troppo spesso costretto a scegliere tra sogni e realtà, tra passione e problemi strutturali, la Reggina ha dimostrato che è possibile vivere di calcio e non solo di debiti, fallimenti o retrocessioni. Ha mostrato un’altra via. Una via credibile, pulita, dignitosa.

Ora si apre un tempo sospeso, fatto di attese e speranze. La Serie C è l’obiettivo dichiarato, ma anche se dovesse essere ancora Serie D, una certezza rimane: questa Reggina non mollerà. Il popolo amaranto ha già dimostrato che ci sarà comunque. E il gruppo costruito, tra passione e competenza, è pronto a riprovarci. Perché a Reggio si può cadere, ma non ci si rassegna mai. E questo, forse, è il vero successo di questa stagione.

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