giovedì,Giugno 19 2025

Melanina: il party che incendia la scena elettronica reggina – FOTO

Socio Crew riscrive le regole del clubbing calabrese con un evento che fonde bassi martellanti, visual fluo e un mix di DJ che trascina l'elettronica oltre i confini

Melanina: il party che incendia la scena elettronica reggina – FOTO

Non è un semplice party, Melanina ormai ha lasciato un segno. L’Oasi si è trasformata in un epicentro pulsante, un flusso di energia che ha squarciato la notte tra neon fluo e bassi potenti. Socio Crew ha portato sul palco DJ che non si sono limitati a suonare, ma hanno dettato il ritmo di una rivoluzione musicale. Qui non si parla di playlist preconfezionate o loop standardizzati, ma di un suono che si evolve, si incastra con la gente, si nutre del sudore e dei passi sul cemento.

Federico Foti è il primo a raccontarmi la sua storia. Un progetto musicale nato tra le mura del Marajà, un piccolo tempio della musica a Reggio Calabria. «Avevo 17 anni e volevamo qualcosa di diverso, un suono che non fosse quello delle radio. Così è iniziato tutto». Un suono crudo, diretto, che preferisce l’analogico al digitale, che vibra meglio tra le casse quando le luci si fanno basse.

La sua traiettoria musicale lo ha portato in giro per la Sicilia, al One Day Music Festival – uno dei più grandi del Sud Italia – e poi tre anni in Spagna, dove è diventato resident in un club nel cuore di La Coruña. «A Milano ho suonato in Terrazza Aperol per tre anni, un’esperienza che mi ha formato tanto. Ma è con Socio Crew che ho trovato casa. Condividiamo non solo un progetto musicale, ma un’amicizia vera, che va oltre il palco». Parla di musica come fosse una religione, di vinili consumati fino al limite, di notti che non finiscono mai davvero.

Alterego, invece, nasce quasi per gioco. «Andavamo sempre in giro per il mondo – raccontano – volevamo suonare, vivere la musica. È successo quasi per caso, una terrazza in Egitto, un DJ set improvvisato, e poi i video su Instagram e TikTok: virali, milioni di visualizzazioni». Da lì, il loro nome ha iniziato a circolare, spingendole a portare il loro sound oltre i confini, tra Roma, Ibiza e Svizzera. «A Reggio abbiamo trovato un calore che non ci aspettavamo. La gente qui è pronta, ha fame di musica, e Socio Crew sta facendo qualcosa di straordinario». La loro techno non è quella patinata da festival, è grezza, sudata, nasce nei sottoscala e arriva a esplodere nei club.

Aphrodite, alias Emilia Mallamaci, è un’altra storia ancora. «La musica è sempre stata parte di me – mi racconta – ho iniziato a sette anni, in teatro, cantando lirica. Poi Milano, il progetto degli inediti, i contatti importanti, ma un ambiente troppo veloce, troppo distante da quello che sentivo dentro. Mi sono staccata da quella frenesia e sono tornata a Reggio. È stato allora che Socio Crew mi ha detto: ‘Vuoi suonare con noi?’. Da lì è iniziata un’avventura bellissima, loro sono stati come una famiglia: mi hanno insegnato, mi hanno fatta crescere, ed eccomi qui». Aphrodite si muove tra le trame della tech house, con qualche sfumatura di techno, un suono scuro e tagliente. I suoi set sono un viaggio, dalle profondità della bassline fino ai picchi di synth che squarciano l’aria.

E poi c’è Youlia, che arriva dalla scena internazionale, con un bagaglio di esperienze che l’ha portata fino a Reggio. Di Melanina dice: «L’energia era pura, la connessione tra la musica e la gente si sentiva sulla pelle. La Calabria può diventare un punto di riferimento per i party più potenti d’Europa, e Reggio non ha niente di meno di Mykonos o Ibiza». La sua techno si porta dietro il sapore dei rave, di quelle notti senza fine in cui la luce dell’alba è solo un’altra strobo accesa sul dancefloor.

Melanina non è solo un party: è un segnale. Socio Crew ne è l’artefice, con il coraggio di chi non si limita a spingere play, ma riscrive le regole del clubbing calabrese. Reggio ora ha un manifesto, e brucia di bassi e neon.

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