martedì,Aprile 16 2024

Quel medico col megafono simbolo del fallimento di una Calabria ormai senza futuro

L'immagine del medico che annuncia la fine della disponibilità di dosi di vaccino è l'emblema di una regione ormai allo sbando

Quel medico col megafono simbolo del fallimento di una Calabria ormai senza futuro

di Enrico De Girolamo – Il suono del fallimento della campagna vaccinale in Calabria ha i decibel e il timbro nasale che esce da un megafono. Quello che ieri impugnava il medico che, al riparo di una porta blindata della sede del Consiglio regionalechiedeva a decine e decine di anziani stremati di tornarsene a casa, perché di vaccini non ce n’erano più. «Abbiamo solo dosi di AstraZeneca – ha urlato il camice bianco – somministrabile solo a chi non ha gravi patologie… ok?».

Vadino signori vadino. La delusione dopo l’attesa. Inutile, snervate. Non soltanto per il fisico, che a 90 anni è quello che è. Ma soprattutto per la psiche e per l’anima di un popolo, quello calabrese, che orma ogni giorno sembra sempre più rassegnato a non avere un futuro.
Se quello che dovrebbe essere il tempio della rappresentanza democratica, il Consiglio regionale appunto, diviene il girone infernale dove un’orda di anziani claudicanti si ammassa chiedendo pochi millilitri di speranza liquida che gli verrà puntualmente negata, beh, allora davvero siamo sul fondo del pozzo.

E siamo così annichiliti, rassegnati e impotenti che neppure guardiamo su.

Scene come quelle che si sono viste a Reggio non so l’eccezione, ma la norma. Ovunque, in Calabria, si registrano file e disagi, vaccini spariti e inoculati a chi non aveva diritto di ricevere ora la sua dose. E serve a poco sospirare davanti alle idilliache immagini del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (79 anni), che si è messo in fila allo Spallanzani di Roma per farsi immunizzare seguendo le regole e attendendo il proprio turno anagrafico come previsto nel piano vaccinale locale.
Non è quell’Italia con la quale dobbiamo fare i conti tutti i giorni che Dio ha mandato in terra. Non è quello il Paese nel quale viviamo davvero.

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