giovedì,Aprile 25 2024

Governo Meloni, per la Calabria zero ministeri

Trattative appena iniziate. Ma questa regione sembra già esclusa dalla corsa per un ministero. Altra cosa sono il sottogoverno e la necessità di dare una rappresentanza a tutti i territori

Governo Meloni, per la Calabria zero ministeri

Le trattative politiche per la formazione del nuovo Governo di Giorgia Meloni sono appena iniziate. E la Calabria sembra già fuori dai giochi. Ogni previsione è del tutto prematura, ma nella più ottimistica delle ipotesi questa regione potrebbe esprimere al massimo un sottosegretario, come del resto già avvenuto nella legislatura che sta morendo, con le pentastellate Anna Laura Orrico (esecutivo Conte) e Dalila Nesci (Draghi).    

Tempi stretti

I tempi sono stretti perché il probabile Governo Meloni ha importanti scadenze da affrontare, su tutte la legge di bilancio. E infatti la leader di Fdi ha già avviato le prime consultazioni con gli alleati per trovare al più presto una quadra e formare la lista dei ministri da presentare al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Ieri è toccato al coordinatore di Fi Antonio Tajani, che – in una intervista a Un giorno da pecora – ha voluto sottolineare l’importanza del partito azzurro nel centrodestra: «Siamo determinanti per far nascere il nuovo Governo». E i berlusconiani di sicuro non si accontenteranno facilmente. Due o tre ministri? «Io spero anche quattro magari», ha precisato Tajani, un po’ scherzando e un po’ no.

Calabria esclusa

Intanto, il totonomi di queste ore esclude totalmente la Calabria. Per il ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio si parla di Francesco Lollobrigida, uno degli uomini più vicini a Meloni, dal punto di vista politico ma anche personale (è suo cognato), dell’ideologo di Fdi, Giovanbattista Fazzolari, e di Giuseppe Chiné, già capo di gabinetto in vari ministeri e ora al Mef.

In pole position per gli Esteri c’è lo stesso Tajani, ma avrebbero buone chance anche Guido Crosetto ed Elisabetta Belloni, la direttrice generale del dipartimento delle informazioni per la sicurezza su cui Meloni e Salvini, lo scorso gennaio, avevano trovato una fugace convergenza per la corsa al Quirinale, prima che il leader della Lega si allineasse al Pd per il Mattarella bis.    

Per la Difesa la pista più calda porta invece al diplomatico Stefano Pontecorvo. I primi rumors non lasciano quindi alcuno spiraglio alla delegazione calabrese di maggioranza appena eletta in Parlamento. Anche perché gli spazi, con le caselle strategiche (Difesa, Giustizia, Esteri ed Economia) da affidare a figure tecniche, d’area o no, sono molto ristretti.

Numeri contro

Sono anche i numeri a giocare contro la possibilità di avere un ministro calabrese. Fdi, malgrado sia la seconda forza dietro il M5S, in Calabria ha raggiunto una delle percentuali più basse d’Italia: il 19%, ben 7 punti sotto la media nazionale. Difficile che Meloni premi il partito regionale, guidato da Wanda Ferro, con un posto nel nuovo esecutivo. Vale anche per la Lega (che qui ha preso il 6%) e Forza Italia.

Il Carroccio e i berlusconiani, a livello nazionale, valgono l’8% ciascuno, e i posti di governo saranno commisurati a queste percentuali. In gioco potrebbero esserci solo un paio di ministeri a testa, che verranno affidati alle donne e agli uomini più vicini a Salvini (lui stesso vorrebbe tornare al Viminale) e Berlusconi. E la Calabria non ha dirigenti che possano entrare in una partita di questo tipo.

Il sottogoverno

Qualche piccola speranza rimane per un sottogretariato in virtù della necessità di dare una rappresentanza a tutti i territori. Meloni potrebbe allora puntare o sulla stessa Ferro, parlamentare alla seconda legislatura e sua referente di fiducia in Calabria, o anche sulla paracadutata bolognese Eugenia Roccella, già sottosegretaria al Lavoro nel terzo Governo Berlusconi.

Se invece si dovessero creare gli spazi giusti in Fi, ad ambire a un ruolo da sottosegretario potrebbe essere il coordinatore calabrese Giuseppe Mangialavori, sulla scorta dei risultati ottenuti dal partito azzurro in regione (16%) e nella provincia di Vibo (22%). La via che porta la Calabria al Governo è tuttavia molto stretta e potrebbe anche rivelarsi un vicolo cieco. Ma le trattative sono appena cominciate.

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