giovedì,Aprile 25 2024

Coronavirus, focolai dove fa più freddo. Ipotesi e consigli di un medico reggino

Il dottor Vincenzo Caminiti avanza un ipotesi da approfondire dalla comunità scientifica e avverte: «Vitamina C per rafforzare il sistema immunitario»

Coronavirus, focolai dove fa più freddo. Ipotesi e consigli di un medico reggino

Una particolare osservazione sul Coronavirus arriva in queste ore dal dottor Vincenzo Caminiti, dirigente medico presso U.O. di Anestesia e Terapia Intensiva del G.O.M. di Reggio Calabria.

«Desidero condividere delle osservazioni che mi hanno portato a formulare interrogativi sulla concentrazione dei focolai di coronavirus COVID-19 presenti in Italia che risultano essere maggiormente concentrati in determinate zone geografiche.

Nel 2019 il Sole24Ore ha pubblicato un’indagine (A), basata sul cosiddetto Indice del clima. Essa tiene conto di dieci indicatori che rilevano le performance meteorologiche e il punteggio medio ottenuto dalle città dal 2008 al 2018».

Gli indicatori considerati sono:

  1. Soleggiamento (Ore di sole al giorno)
  2. Indice di calore (Giorni annui con temperatura percepita >=30°c)
  3. Ondate di calore (Sforamenti all’anno >=30°C per 3 giorni consecutivi)
  4. Eventi estremi (Giorni annui con accumulo di pioggia >40mm per fascia esaoriaria)
  5. Brezza estiva (Nodi medi giornalieri di vento nella stagione)
  6. Umidità relativa (Giorni annui fuori dal comfort climatico, >70% o <30%)
  7. Raffiche di vento (Giorni annui con raffiche > 25 nodi)
  8. Piogge (Giorni annui in cui piove)
  9. Nebbia (Giorni annui con nebbia in almeno una fascia esaoraria)
  10. Giorni freddi (Giorni annui con temperatura massima percepita < 3°c)

«Nelle ultime posizioni della classifica dell’ “Indice del Clima” – continua il dottor Caminiti – sono presenti le città ove, nelle ultime settimane, risulta essere presente il maggior numero di casi di COVID-19 (Lodi, Cremona, Padova, Piacenza, Bergamo ecc.)».

Le ipotesi

Pertanto Caminiti giunge a degli interrogativi che aprono scenari che potrebbero essere di aiuto alla ricerca, al contenimento della diffusione del virus ed alla prevenzione: c’è nesso casuale tra diffusione del virus e microclima di una determinata zona geografica? Alcune condizioni climatiche favoriscono la diffusione/contaminazione da virus COVID-19?

«Nella speranza che questa osservazione possa contribuire, insieme all’impegno di tutti gli altri studiosi, a individuare buone pratiche per prevenire la diffusione del virus COVID-19».

La prevenzione

Per il dottor Caminiti oltre ad interrogarsi e continuare a ricercare tutto ciò che può essere utile a comprendere un virus di cui si conosce ancora poco, è fondamentale la prevenzione.

«Esorto la comunità scientifica a porre attenzione ad un eventuale correlazione tra microclima territoriale e diffusione del virus. Lungi da me, allo stato attuale , abbassare il livello di attenzione».

Pertanto Caminiti da un lato esorta la comunità scientifica, mentre alla comunità civile chiede di rafforzare il sistema immunitario.

«Lo stress, o meglio l’eccesso di stress prolungato nel tempo, sta divenendo il male dei giorni d’oggi. Durante le situazioni stressanti, infatti, l’organismo produce
il cortisolo, un ormone che permette di avere a disposizione maggiori quantità di energia, e libera adrenalina e noradrenalina.

Trascorsa la situazione di stress, però, l’organismo torna al suo equilibrio ed il corpo si rilassa e si ricarica, ma è proprio questa la parte mancante dei tempi moderni. Non è un caso che in condizioni di stress le infezioni si propaghino con maggiore facilità.

Pertanto cogliamo l’occasione, per rafforzare il nostro sistema immunitario, di “Rallentare” ed aumentare il consumo di vitamine d e vitamina c».

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