Lieto fine per i dializzati reggini. L’impegno dell’Asp: navetta e rimborsi
VIDEO | Aicha sarà presa in cura a Scilla e, grazie a uno spostamento coordinato dei turni, sarà in condizioni di viaggiare con un altro paziente. Ma l’impegno va oltre il singolo caso
Aicha potrà curarsi a Scilla e come lei anche altri 5 pazienti che, ancora oggi, sono costretti a traghettare a Messina. Un risultato raggiunto grazie all’impegno mantenuto dal direttore del distretto sanitario Domenico Carbone che, pur essendo in ferie, è intervenuto per dare una risposta immediata. Per le prime settimane, partendo già da venerdì, Aicha sarà presa in cura a Scilla e, grazie a uno spostamento coordinato dei turni, sarà in condizioni di viaggiare con un altro paziente.
Ma l’impegno va oltre il singolo caso perché, superate le soluzioni tampone, Carbone guarda a un progetto a lungo termine e s’inizia a vedere uno spiraglio alla fine del tunnel.
L’impegno per il futuro
«Guardando al futuro abbiamo già una proposta, da condividere con la direzione– ci spiega Carbone – l’idea è di prevedere un mezzo di trasporto adeguato che possa consentire di curarsi, non solo ad Aicha ma anche agli altri pazienti che oggi sono costretti a spostarsi. Il tutto cercando di non gravare sulle spese dell’Asp tramite i rimborsi che, come previsto per legge, non dovranno essere erogati ogni sei mesi come accade oggi, ma anticipatamente».
Una navetta e un rimborso che donerebbero serenità ai pazienti che non sarebbero più costretti ad attraversare lo Stretto per curarsi.
«Il mio desiderio e credo anche quello dell’azienda – dichiara Carbone – è quello di fornire un servizio efficiente ed efficace a tutti i pazienti. L’azienda ha l’idea di strutturare, attraverso un approfondimento e un’analisi della logistica, il servizio in modo tale da offrire il numero più alto possibile di posti per la dialisi. Questo è un progetto che andrà condiviso e discusso con la direzione generale e con la commissione straordinario in virtù, soprattutto, delle risorse umane e strutturali che oggi esistono».
Si guarda, dunque, al futuro e si continua a sognare quel centro territoriale che risolverebbe definitivamente l’emergenza.