Coronavirus Reggio Calabria, parla il commissario Gom: «Ecco quando sarà il picco. Respiratori? Requisiti e mandati al Nord»
Viaggio nel nuovo edificio Covid 19 che curerà i pazienti positivi al Coronavirus. Tutte le misure approntate dal Grande ospedale metropolitano che si è preparato all’emergenza con grande anticipo
La finestra alla fine del corridoio affaccia sul nuovo pronto soccorso e mostra, poco distante, l’istantanea più eloquente di questi giorni di emergenza: due tende, l’una vicina all’altra e, fuori, una fila ordinata di persone, tutte rigorosamente distanti fra loro. Hanno guanti e mascherine, i volti tiratissimi. Negli occhi c’è la paura di poter avere dentro di sé il mostro che sta spaventando il mondo intero.
Alcuni sono asintomatici, ma hanno avuto contatti sospetti. Altri hanno già febbre e raffreddore. Per loro manca solo la conferma ufficiale. C’è chi tiene gli occhi fissi sullo smartphone e comunica con amici e parenti. Qualcuno, invece, ha uno sguardo perso nel vuoto, come se stesse vivendo un sogno dal quale appare difficile svegliarsi. Volgiamo lo sguardo alle nostre spalle ed una corsia lunga e silenziosa si staglia davanti.
Qui, fino a qualche settimana fa, c’erano i reparti delle varie chirurgie. Pazienti e familiari a centinaia ogni giorno. Un viavai frenetico fra consulenze, esami e diagnosi. Sospiri, lacrime, sorrisi e preoccupazioni. Tutto tace. Ma è un silenzio solo apparente. Perché questo sarà il luogo in cui aprirà l’edificio Covid-19, struttura interamente dedicata alla cura dei pazienti positivi al Coronavirus. In questo nostro viaggio abbiamo avuto due guide d’eccezione: il commissario straordinario del Gom, Iole Fantozzi, e il direttore sanitario di presidio, Antonino Verduci.
L’inizio dell’emergenza
«Abbiamo lavorato molto sulla prevenzione – spiega Iole Fantozzi – perché era scontato che potesse succedere anche qui l’emergenza. Già dai primi di febbraio avevamo differenziato i percorsi di triage per sospetti Covid, dai triage regolari. Il primo caso ha seguito questa procedura ed è stato ricoverato in Malattie infettive, una volta accertata la positività».
Ancor prima che entrassero in vigore i provvedimenti del Presidente del Consiglio dei Ministri, il Gom reggino aveva istituito un tavolo di crisi, coinvolgendo l’Asp «perché tutto il territorio deve essere coinvolto nell’evitare che tutti i pazienti arrivino in maniera indifferenziata al Gom perché essendo un ospedale che fornisce intensità di cure superiore rispetto agli ospedali territoriali, preferiremmo ricevere i casi più gravi, così da non saturare le terapie intensive e rinviare agli spoke territoriali i casi che possono essere gestiti con un’intensità di cura diversa», rimarca il commissario.
L’edificio Covid 19
«Abbiamo allestito un edificio interamente Covid», sottolinea Fantozzi. Ed i numeri le danno ragione. «Abbiamo aumentato i posti della terapia intensiva, passando da 14 a 18, anche 20 se riusciamo ad avere i respiratori che avevamo acquistato ma che ci sono stati requisiti dalla Protezione civile e quindi attendiamo una nuova distribuzione, dopo quella al nord che è in un momento peggiore rispetto a noi. Abbiamo aumentato di 20 posti la pneumologia, di 23 posti le malattie infettive e creato un apposito pronto soccorso Covid, una Obi covid ed una Radiologia Covid dedicata.
Ci siamo preoccupati, in questo stesso edificio, di creare due postazioni con dialisi con osmosi portatile e una postazione di Obi per i pazienti pediatrici. Il tutto all’interno di un’area dove in prossimità abbiamo il reparto di Malattie infettive e due tende di triage una per l’attesa e una per l’esecuzione del tampone per chi sospetta di essersi infettato». In totale, dunque, l’edificio Covid-19 può contare su 87 posti letto che, aggiunti a quelli già presenti, arrivano a circa 140. Ma c’è di più. «Abbiamo ridotto tutte le chirurgie d’elezione.
Così le visite non urgenti e quindi le prestazioni che portavano pazienti e visitatori all’interno dell’ospedale. Abbiamo isolato una parte del blocco operatorio, quattro delle nostre sale operatorie, per trasformarle in terapia intensiva in modo da aumentare subito i posti per persone con ventilazione assistita o con doppia patologia connessa a tempo-dipendenza in caso di urgenza».
Passaggio dal “Morelli” al “Gom”
Il commissario straordinario ricorda come si sia fatto «un modello previsionale per acquisto di farmaci e per finire le operazioni che avevamo in corso. Siamo stati costretti di spostare pneumologia dal “Morelli” al Gom per curare i pazienti affetti da polmonite da Covid. La direzione sanitaria di presidio si è allertata subito ed ha dato una grande mano negli spostamenti».
I dispositivi di protezione
Come rimarcato anche dal dottor Verduci, tanto è stato fatto per fare in modo che il personale fosse in grado di operare con i dispositivi idonei e che imparasse tutte le tecniche di vestizione e svestizione fondamentali per evitare il contagio. «Abbiamo acquistato i dispositivi da tempo. Noi consegniamo dei kit completi per i dipendenti ad ogni turno».
Ma le precazioni sono sufficienti? «In ospedale è tutto in regola perché avevamo fatto le scorte e gli approvvigionamenti per tempo. Ci sono strumentalizzazioni, così come accade in tutta Italia. La riprova è data da un paziente ricoverato per un ictus che ha sviluppato il Covid nel corso del ricovero. Se i dipendenti non fossero stati protetti avremmo trovato positività di medici e infermieri. E invece nessuno si è contagiato. Le regole di igiene e i dispositivi hanno evitato i contagi».
Il ruolo dell’Asp
Ma cosa succede se il numero di pazienti dovesse crescere a dismisura? «Abbiamo recuperato infermieri allestendo un ospedale isolato dal primo, stiamo ricoverando fino a saturazione di tutti i posti. A quel punto c’è un accordo con l’Asp per cui utilizzeremo i loro ospedali periferici. Noi terremo i casi più gravi. Qualora i posti dovessero diventare non sufficienti, le altre strutture dovranno curare i casi meno preoccupanti», ricorda Iole Fantozzi.
Quanto al possibile picco, Iole Fantozzi, pur andando cauta, spiega: «Ci aspettiamo un periodo di picco connesso all’esodo di quanti lavoravano al Nord e sono scappati nelle more dell’ultimo Dpcm. Tra questa settimana e la prossima ci aspettiamo il picco epidemiologico».
Le richieste
La richiesta di Iole Fantozzi alla politica è chiara: «Ci servono i medici specializzati ad affrontare le emergenze, infermieri e oss perché noi abbiamo approntato i luoghi ma senza persone non c’è cura che possa essere effettuata. Facciamo appello affinché la Regione e il Dipartimento si sbrighino nell’attività di reclutamento dei medici specialisti e che le persone rispondano per il reclutamento specifico su Covid».
I respiratori requisiti
«Noi – conclude – avevamo provato ad approvvigionarci con 14 ventilatori polmonari, ma sono stati requisiti dalla Protezione civile che li ha dirottati al Nord dove l’emergenza era maggiore. Ma a noi serve questo materiale per la ventilazione polmonare».