domenica,Novembre 3 2024

Coronavirus a Reggio Calabria e contrasto alla povertà, l’azione di Action Aid con “OpenSpace”

La referente reggina, Eleonora Scrivo: «Per la redistribuzione delle risorse operiamo col progetto quadriennale che interessa ragazze e ragazzi della scuola media e delle superiori, di tre istituti»

Coronavirus a Reggio Calabria e contrasto alla povertà, l’azione di Action Aid con “OpenSpace”

Ci sono emergenze che palpitano nel cuore di altre emergenze: dispersione scolastica, povertà, violenze di genere. Situazioni che, con l’avvento del codid- 19 e le misure per arginare il contagio, assumono contorno differenti. Continua anche a Reggio Calabria il lavoro portato avanti da Action Aid, nonostante l’emergenza sanitaria.

La redistribuzione delle risorse

Come chiarisce Eleonora Scrivo, referente politiche di genere e giustizia economica di Action Aid Reggio: «Nel nostro programma ci occupiamo di contrasto alle povertà e di redistribuzione di risorse. In questa direzione sviluppiamo dei progetti, anche con i giovani nella lotta alla dispersione scolastica ed alla povertà educativa. In particolare a Reggio e ed in altre tre città d’Italia, abbiamo un progetto quadriennale che si chiama OpenSpace che interessa ragazze e ragazzi della scuola media e delle superiori, di tre istituti».

Il progetto OpenSpace, quadriennale (2018-2022) è finanziato dall’Impresa Sociale Con I Bambini e mira a contrastare la povertà educativa di circa 4000 minori dagli 11 ai 17 anni offrendo loro opportunità culturali, formative, e sociali. Di questi, circa 700 sono minori che hanno abbandonato la scuola o che rischiano di abbandonarla. L’intervento è realizzato in alcune aree periferiche di Bari, Milano, Palermo e Reggio Calabria, dove la mancanza di opportunità sul territorio rischia di lasciare i giovani e le giovani in una spirale di povertà ed esclusione.

«La nostra riflessione anche sulle conseguenze degli squilibri economici e di risorse sulle fasce giovanili rientra nella nostra mission più complessiva che è quella di una equa redistribuzione delle risorse economiche. In merito a questa emergenza Covid, la nostra particolare attenzione va anche alle donne vittime di violenza perché uno dei tre pilastri su cui lavoriamo è quello del contrasto alla violenza di genere e un sostengo alle comunità che in particolari momenti, come questi, vivono maggiormente le diseguaglianze e le sperequazioni: per esempio nelle comunità dei migranti e tutte quelle che necessitano di una particolare resilienza».

In generale nel nostro Paese l’emergenza sanitaria da coronavirus «sta determinando effetti estremamente preoccupanti e difficili da valutare, sul sistema sanitario ed economico nazionale. Ma, in questo quadro già così inquietante, si paventa concretamente un altro rischio, ossia quello di aggravare, soprattutto in zone già particolarmente disagiate, il livello di esclusione sociale di bambini/e e ragazzi/e che, con le scuole chiuse e le attività formative, sportive e aggregative sospese, vedono aumentare il pericolo di esclusione e dunque l’aggravarsi della povertà educativa».

Action Aid i dati sul livello di esclusione sociale

Per quanto riguarda i dati «Ricordiamo che negli ultimi dieci anni i minori in povertà assoluta sono triplicati, passando dal 3,7% del 2008 al 12,5% del 2018 e hanno raggiunto quota 1.260.000; tra i quindicenni italiani, 21% hanno un livello di lettura al di sotto del livello base; 23% in matematica; tali numeri salgono rispettivamente al 29% e al 36% nelle famiglie povere; e sono del 30% e del 34% nel Mezzogiorno 

Perché i giovani e le giovani con background familiari più fragili sono più colpiti dalla crisi? In primo luogo, le attività di didattica a distanza, laddove le scuole sono state in grado di avviarle, raggiungono solo studentesse e studenti che possano contare su un ambiente familiare capace di seguirne proattivamente il percorso educativo, collaborando anche in questa fase di domiciliazione forzata; a volte anche la dotazione informatica casalinga non consente un’adeguata partecipazione alle lezioni. A ciò si aggiunge che la scuola rappresenta in molti contesti l’unico luogo di aggregazione positiva, che viene dunque a mancare; non va inoltre ignorato che in alcuni contesti la mensa scolastica è l’unico pasto equilibrato e completo della giornata. Ultimo, ma non meno importante: molte famiglie, le cui entrate derivano da lavori precari e irregolari, vedono da un giorno all’altro un crollo in termini di disponibilità economica e spesso, in contesti teatro di violenza domestica, questa situazione non può che essere aggravata dalla convivenza coatta. 

Le misure intraprese dal governo con il decreto #curaitalia riguardano anche la continuità dell’attività didattica da svolgersi on-line, prevedendo oltre 85 milioni di euro da spendere sia per l’acquisto di devices e relative connessioni sia per il supporto all’insegnamento. Affinché questa misura non aumenti le diseguaglianze tra territorio e territorio, tra scuola e scuola e tra giovane e giovane è fondamentale che essa sia accompagnata da azioni almeno della stessa dimensione volte a raggiungere i/le giovani “invisibili” nei luoghi virtuali e fisici dove si muovono: i social network e la strada.  

Per quanto sia indubitabile che la scuola debba attrezzarsi per un’efficace didattica a distanza, desta qualche perplessità, visto il quadro che abbiamo delineato sopra – la mancanza di hardware è solo uno dei problemi che ostacolano la partecipazione – che si intenda fare tale passo nell’urgenza, il che può favorire gli istituti già più performanti e generare sprechi inutili di risorse. 

Inoltre, è cruciale sin da subito pensare alla fase post emergenziale, a come recuperare il gap in termini di apprendimento che si sono generati in questi mesi, con azioni di discriminazione positiva. 

Riteniamo invece necessario e urgente introdurre strategie articolate che, coinvolgendo scuole, servizi sociali e terzo settore, permettano in primo luogo di capire la consistenza della popolazione scolastica effettivamente esclusa dai provvedimenti generali e sviluppare attività quali, per esempio, un’assistenza anche a distanza con educatori specializzati e funzioni di call center, assieme ad attività ricreative, quali web radio per i più grandi e coinvolgimento attraverso i social network fornendo, laddove sia necessario, i pasti. 

Pensiamo infine che la situazione critica dei giovani e delle giovani non possa essere affrontata senza tener conto delle loro famiglie: in tal senso si deve riconoscere lo sforzo immane presente nel decreto #curaitalia relativo al capitolo lavoro e sostegno della liquidità delle famiglie.

Al proposito, ancora maggiore attenzione andrebbe posta agli effetti differenziati delle misure previste per coloro che hanno forme contrattuali più strutturate e/o lavorano in aziende più resilienti e gli altri; questi ultimi si gioverebbero in particolare di: un aumento della platea e degli importi dell’attuale misura di reddito minimo (Reddito di Cittadinanza) e di un’assistenza nella richiesta delle misure di incentivi economici previsti dal decreto. Anche in questo caso – conclude Scrivo – è fondamentale pensare al post-emergenza e come gli effetti di questa fase possano essere recuperati». 

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