giovedì,Marzo 28 2024

Coronavirus, Aifa autorizzata la sperimentazione della Colchicina

Lo studio degli affetti del farmaco alcaloide sarà valutato prendendo in esame 154 soggetti tra 308 pazienti con sintomi già gravi

Coronavirus, Aifa autorizzata la sperimentazione della Colchicina

Gli esperti dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) autorizzano un nuovo studio “COLVID-19” per la sperimentazione di farmaci per il trattamento di Covid-19.
Lo studio riguarda la colchicina, potente farmaco alcaloide utilizzato di solito in caso di disturbi su base auto-infiammatoria e nei malati di gotta.

L’annuncio del ministero della Salute

Ad annunciarlo è il sito del ministero della Salute che chiarisce che si tratta di uno studio multicentrico italiano, randomizzato, di fase II, che valuta l’efficacia e la sicurezza di Colchicina. Lo studio è coordinato dall’Azienda Ospedaliera di Perugia, sotto l’egida della Società Italiana di Reumatologia (SIR), della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) e dell’Associazione italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO). La popolazione in studio è costituita da pazienti con polmonite da COVID-19 con deficit di saturazione dell’ossigeno e che richiedono assistenza in regime di ricovero.

La sperimentazione su 154 soggetti con sintomi gravi

La sperimentazione riguarderà 308 pazienti con sintomi già gravi, chiarisce Fanpage, divisi in due gruppi con 154 di loro che saranno trattati con colchicina aggiunta all’attuale terapia mentre per gli altri 154 si proseguirà il normale trattamento. I pazienti che parteciperanno alla sperimentazione riceveranno 0,5 mg di colchicina tre volte al giorno se il peso è inferiore a 100 kg; 1 mg due volte al giorno se il peso supera i 100 kg.

Le dosi sono le stesse approvate dalle autorità sanitarie per il trattamento della gotta. In base ai possibili effetti collaterali i medici valuteranno se diminuirla o aumentarla. Secondo gli studi precedenti, la colchicina può causare effetti collaterali gastrointestinali in circa il 9,6% dei pazienti ma di solito questo non richiede l’interruzione del trattamento.

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