giovedì,Aprile 25 2024

Coronavirus a Reggio Calabria, la comunità marocchina pronta al ramadan senza la preghiera comunitaria

Hassan Elmazi (Uil immigrati): «Rispettiamo i divieti e pensiamo ad organizzare un momento di riflessione solo online come hanno fatto in altri Paesi»

Coronavirus a Reggio Calabria, la comunità marocchina pronta al ramadan senza la preghiera comunitaria

Niente preghiera comunitaria in moschea, niente pasto insieme per rompere il digiuno. È una religiosità tra le mura domestiche, rispettando i divieti, quella vissuta dalla comunità marocchina a Reggio Calabria in tempo di coronavirus. Dal 24 aprile comincerà il mese più importante per i musulmani, il ramadan, tempo di preghiera, digiuno e di silenzio. A raccontarlo è Hassan Elmazi, della Uil immigrati, voce della comunità molto ben integrata nella città dello Stretto.

«Come tutte le comunità – chiarisce il sindacalista – stiamo vivendo un periodo difficile, ma ringraziamo Dio che i membri della comunità stanno rispettando i divieti, uscendo al momento del bisogno. Vedo con piacere che non solo i marocchini,ma anche tutti gli immigrati indossano mascherine e seguono le regole. Anche il Comune sta rispettando quanto stabilito con i buoni spesa e i sussidi, come pure l’inps ed i servizi sociali».

Ramadan senza il pasto finale comune

Il Ramadan detto anche il Digiuno è, secondo il calendario musulmano, il nono mese dell’anno e ha una durata di 29 o 30 giorni. Nel corso del mese di Ramadan i musulmani devono astenersi, dall’alba al tramonto, dal bere, mangiare, fumare e dal praticare attività sessuali e astenersi anche spiritualmente da ogni altro cattivo pensiero o azione.

Non bisogna litigare, mentire o calunniare. L’uomo impara in questo modo a tenere sotto controllo i suoi desideri fisici e supera la sua natura umana. Quando tramonta il sole il digiuno viene rotto. La tradizione vuole che si debba mangiare un dattero perché così faceva il Profeta. Il Ramadan prevede generalmente un pasto leggero poco prima dell’aurora, detto suhur, per poter affrontare la giornata. Il digiuno si rompe dopo il tramonto con il pasto di rottura, detto Iftar.

«Il ramadan- afferma Elmazi – è il mese più sacro dell’anno per la religione musulmana (si comincia il 24 aprile, nds) quello in cui tutte le comunità si riuniscono nelle varie moschee. In questo momento non possiamo riunirci ma cercavamo un modo di pregare insieme in altri Paesi online, tramite telefono o computer. A Reggio ancora non ci siamo riusciti, ma una cosa è certa per il momento le preghiere ciascuno le farà a casa sua e, soprattutto, non ci sarà il pasto comunitario che rompe il digiuno».

Uno spazio al cimitero di Condera

Grazie allo spazio riservato dal comune di Reggio Calabria, qualche giorno fa, è stata seppellita al cimitero di Condera una donna marocchina, la cui salma non ha potuto essere rimpatriata per i blocchi in atto. «Le frontiere sono chiuse – aggiunge il sindacalista – è un grandissimo problema per tutti gli stranieri, non solo per la comunità marocchina ma per gli stranieri che si trovano in Italia.

Per noi musulmani in Italia i cimiteri non sono tanti, sono pochi. Ringraziamo Dio che a Reggio Calabria abbiamo la fortuna di avere un pezzo nel cimitero reggino di Condera, dove c’è il posto per seppellire i nostri fratelli musulmani. La settimana scorsa è deceduta una nostra connazionale, non di coronavirus, ma per un’altra malattia. Eravamo in pensiero per capire cosa potevamo fare. Abbiamo spiegato il fatto ai familiari, li abbiamo interpellati per spiegare la situazione, loro hanno capito e ci hanno autorizzato a fare il funerale a Reggio.

In molte province – sottolinea Elmazi – questa possibilità non esiste e i cadaveri restano nelle celle frigorifere. Speriamo che questo appello arrivi ad altri sindaci affinchè sia applicata la legge che prevede un pezzo di terreno nei cimiteri per i musulmani. Ringrazio le autorità calabresi, sanitarie sociali di sicurezza, il sindaco che non ha dimenticato che nella sua città ci sono tanti immigrati, il geometra comunale Manglaviti, il delegato ai cimiteri Rocco Albanese che ha seguito la procedura e preghiamo insieme che Dio ci possa salvare».

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