giovedì,Marzo 28 2024

Diventa papà mentre è affetto da Coronavirus. Il sogno di Antonio: «Ora voglio incontrare mia figlia»

Il 42enne di Villa San Giovanni, guarito dopo aver contratto il Covid-19, ringrazia gli operatori sanitari. Mentre lui lottava, nello stesso ospedale, la moglie partoriva

Diventa papà mentre è affetto da Coronavirus. Il sogno di Antonio: «Ora voglio incontrare mia figlia»

Ha vinto la sua battaglia contro il Coronavirus Antonio Marino. E adesso, dopo un’ulteriore settimana di isolamento domiciliare volontario per maggiore sicurezza, conta i giorni che lo separano dal conoscere la sua bimba, nata quando lui è stato ricoverato. 

La storia di chi ha vinto il virus

Antonio è un giovane 42enne di Villa San Giovanni che, con molta probabilità, lavorando a Messina, avrà contratto il virus durante i suoi spostamenti lavorativi. Per fortuna, la sua rete di contatti, compresi familiari e colleghi, sono risultati tutti negativi. Un sospiro di sollievo per Antonio che questa disavventura l’ha vissuta, nonostante tutto, con il sorriso grazie ai medici e alla famiglia che non gli hanno fatto sentire il peso schiacciante della solitudine. È grato Antonio a chi, con umanità infinità, ha reso il suo ricovero più lieto, trasformando quello che poteva essere un incubo in un messaggio di speranza. 

Il miracolo del Gom

«Vorrei far arrivare i miei auguri e i miei ringraziamenti  ai medici e a tutto il personale sanitario e para sanitario del GOM di Reggio Calabria, il personale medico del  118, e  tutte le persone che mi sono state vicine nella mia battaglia, vinta,  contro il covid.

In particolare vorrei spendere due parole per il personale del reparto Covid-19, nessuno escluso, medici, infermieri, OSS, addetti alla cucina e alle pulizie, per il supporto che giorno dopo giorno danno alle persone ricoverate. E non parlo solo di cure farmacologiche, ma di “vicinanza”; io l’ho sperimentata personalmente in questo periodo in cui il distanziamento sociale è diventata la parola d’ordine – anche se troppo spesso viene scambiato per diffidenza nei confronti del prossimo – con i vostri sorrisi che possono essere percepiti anche attraverso le mascherine, il vostro saluto ad ogni inizio e fine turno, il vostro interessamento non solo per le nostre condizioni di salute ma anche per i nostri cari; in questo modo rendete più sopportabile la permanenza delle persone ricoverate.  

Grazie per aver visto in noi delle persone e non dei numeri. Un grazie particolare anche al mio medico curante, il dottor Latella, al dottor Squillace e tutti i medici dell’Asp che con delicatezza e umanità infinità non hanno fatto pesare ai miei bimbi e alla mia famiglia quanto stava succedendo. Anche il momento dei tamponi per loro non sarà un brutto ricordo grazie a dei medici straordinari».

La figlia nata durante il ricovero

È felice e non vede l’ora di poter abbracciare la sua terza figlia Antonio che non ha potuto vedere nascere. Erano insieme, lui e sua moglie, nello stesso ospedale. Lei in sala parto, lui in malattia infettive. Ma la distanza era pur sempre enorme non potendo vivere il momento più bello della vita di un padre. Ma Antonio è felice perché sa che a casa tutti stanno bene, i due maschietti che lo aspettano a braccia aperte, la moglie e la piccola neo arrivata. 

La famiglia come un’unica squadra

«Un grazie a mia cognata Simona per come si è presa cura, con tanto amore di Thomas e Manuel non facendogli pesare l’assenza di mamma e papà. Grazie alle nostre famiglie per quello che hanno dovuto affrontare, perché per molti la famiglia di un covid-positivo è altrettanto contagiosa, in molti casi per loro non c’è solidarietà ma abbandono. Non importa se chi si è ammalato lo ha fatto perché ha dovuto continuare a recarsi a lavoro senza tutele di presidi medici basilari, senza la tutela di chi a casa avrebbe potuto rimanere ma che invece ha preferito continuare ad inventarsi mille scuse per poter uscire dalla sicurezza delle mura domestiche.

Se si rispettano le disposizione nessuno deve sentirsi minacciato dal prossimo, è riprovevole voler sapere a tutti i costi il nome delle persone coinvolte per poter additare, criticare, isolare ancora di più. Cosa vi cambia un nome o un volto? Ci sono le autorità competenti che vi avvisano nel caso vi siate trovati a contatto con un soggetto positivo. 

A questo proposito vorrei ringraziare per la vicinanza il sindaco Richichi  di Villa San Giovanni, la Stazione carabinieri di Villa San Giovanni, la Protezione Civile, gli allievi Carabinieri di Reggio. Più i generale tutti coloro che ogni giorno si adoperano per far arrivare  il loro sostegno concreto a chi ne ha bisogno. Vorrei ringraziare anche i miei familiari, i miei amici e tutti i conoscenti che mi hanno fatto sentire il loro affetto con telefonate, messaggi e grande disponibilità, un grazie particolare a Lucia Calabrese e alla sua famiglia. Concludo con un abbraccio ai miei compagni di reparto e alle loro famiglie».

La battaglia vinta con umanità

La battaglia di Antonio si è trasformata in un miracolo fatto si umanità, solidarietà e amore sconfinato. Questo virus avrà anche creato distanze enormi ma, di certo, ha unito e fatto riscoprire il vero significato di famiglia. E, senza dubbio, ha fatto si che tornassimo ad innamoraci del nostro grande ospedale metropolitano e di chi, lavorandoci con amore e passione, ha dimostrato che questo virus si può sconfiggere senza lasciare cicatrici indelebili.

Antonio è la prova vivente perché di questo periodo di malattia e ricovero non ricorda stanze sterili e fredde, dolore e sofferenza, assolutamente no. Antonio ricorda e racconta di una Pasqua resa speciale da quel personale sanitario che senza paura lo ha abbracciato regalandogli quell’uovo di Pasqua. Un piccolo gesto che tutti il personale del Gom ha avuto nei confronti di tutti i pazienti ricoverati. L’immensa dimostrazione che di questa pandemia ricorderemo gli uomini che l’hanno combattuta e non dei numeri.

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