giovedì,Aprile 25 2024

Messina, De Luca bandisce il 5G: «Più importante la salute dei cittadini»

Mancando una sperimentazione che escluda danni irreversibili, il primo cittadino ha adottato un'ordinanza di divieto in applicazione del principio di precauzione comunitario

Messina, De Luca bandisce il 5G: «Più importante la salute dei cittadini»

Il sindaco di Messina, Cateno De Luca mette al bando il 5G e lo fa con un’ordinanza dal titolo “Divieto di sperimentazione e\o istallazione del 5g”. Si tratta di un provvedimento che, come spiega il primo cittadino adottato «in applicazione del principio di precauzione comunitario, con la quale ho vietato a chiunque di installare, sperimentare o diffondere le frequenze con impianti 5G in attesa che vengano divulgati gli studi sugli effetti delle radiofrequenze».

Prosegue De Luca, ricordando «Seguivamo già da tempo la vicenda degli impianti 5G, pienamente consapevoli che lo sviluppo tecnologico non deve mai andare a discapito della salute dei cittadini- per questo motivo – negli ultimi giorni abbiamo approfondito la questione sia dal punto di vista tecnico che da quello giuridico. In base alle numerose sentenze che ormai hanno riconosciuto il danno da elettrosmog, l’elettrosensibilità, abbiamo preso spunto per chiarire la nostra posizione».

In questo momento, nel nostro Paese, è possibile installare gli impianti 5G, tuttavia, afferma il sindaco «nessuno si è ancora preoccupato di condurre uno studio preventivo che verifichi quali sono le conseguenze di tali impianti sulla salute dell’uomo e sull’ecosistema, mentre la Commissione Europea nel 2019 ha affermato che il 5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche».

Una situazione di fronte alla quale «in assenza di elementi che escludano danni irreversibili per la salute umana e per l’ecosistema, come si possono autorizzare simili installazioni? Come si può pensare che prima si consenta l’installazione degli impianti 5G e poi si penserà agli eventuali danni alle persone e all’ambiente?

Questo modo di agire è inaccettabile, perché poi si negheranno anche gli eventuali risarcimenti sul presupposto che quando gli impianti sono stati installati non c’erano elementi per ritenere che fossero dannosi per la salute dell’uomo e per l’ambiente. E allora, se non ci sono dati disponibili, di certo non possiamo agire sulla presunzione che tali impianti non siano dannosi, soprattutto quando invece già abbiamo gli elementi per ritenere che lo potrebbero essere».

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