giovedì,Marzo 28 2024

Casa della Salute di Scilla, dove il diritto alla salute diventa una corsa ad ostacoli

La testimonianza di una cittadina mette a nudo le gravi carenze che l'ex ospedale deve affrontare. Dalla mancanza di personale alla struttura fatiscente. E a farne le spese sono i pazienti

Casa della Salute di Scilla, dove il diritto alla salute diventa una corsa ad ostacoli

«Lunedi 27 luglio il mio medico curante mi fa una ricetta, per elettrocardiogramma e visita cardiologica, di tipo prioritario, di quelle valide solo tre giorni, perché con quelle normali non ci si può prenotare e mi consiglia il dottore Montemurro all’Asl a Scilla. Avevo avuto dei malesseri ingravescenti che gli avevano fatto pensare ad una angina pectoris».

Inizia cosi la disavventura di Agata, una grande paura e la necessità di approfondire per comprendere la gravità del suo stato di salute. Ma dopo lo spavento iniziale a rendere surreale la storia di questa donna è quello che deve affrontare una volta arrivata alla casa della salute.

«Martedi mattina mi reco all’ex ospedale di Scilla – racconta Agata – all’ingresso c’erano delle volontarie della protezione civile che annotano il mio nome e cognome e numero di telefono in un elenco e mi dicono di tornare il giorno dopo. Ritorno quindi mercoledì alle otto, mi presento di nuovo alle volontarie che controllano i miei dati nell’elenco e mi dicono che sarei stata chiamata per pagare il ticket».

Dopo tre ore di attesa…

«Una delle ragazze annuncia che l’ambulatorio di cardiologia non accettava più nessuno. A me sembrava ingiusto aver fatto la fila 3 ore inutilmente, dopo che già ero stata inserita nell’elenco dal giorno prima. Chiedo spiegazioni alle volontarie e mi viene detto che funziona così, se voglio lamentarmi lo posso fare direttamente in cardiologia e mi fanno passare. Lì un infermiere mi spiega che non possono accedere più di 10 pazienti ed io faccio presente che non è giusto far fare la fila se si è raggiunto quel numero e che io ero stata inserita nell’elenco dal giorno prima, lui risponde di lamentarmi in direzione sanitaria. Quindi parlo con una signora che difende la loro organizzazione della fila e dell’accettazione per visite ed esami, che se non sono soddisfatta posso andare al De Blasi».

Dopo diversi reclami…

Non sei soddisfatta del servizio sanitario pubblico? Nessun problema, scegli il privato. Ecco la soluzione a tutti i problemi della sanità. Ma non tutti sono disposti a chinare il capo e Agata rivendica i suoi diritti. E dopo essersi sentita dirottata al privato assiste a un cambio di rotta.

«Poi però mi ammette alla visita per “agevolarmi”. Ritorno in cardiologia e mi dicono di pagare il ticket. Faccio di nuovo la fila per il ticket e quando l’impiegata mi stava registrando, va via per un attimo la corrente elettrica, allora l’impiegata inizia a lamentarsi che era stanca, che non si era alzata nemmeno per fare pipì, mi chiede di dove sono, “San Roberto”, “allora può tornare domani”, ed io “ma se è tornata la corrente elettrica, anche internet dovrebbe funzionare”, niente l’impiegata insiste che non può fare nulla. Ritorno in cardiologia e mi dicono di tornare domani. Era quasi l’una. Oltretutto dovrei rifare la ricetta, rifare la fila col dubbio che poi sarei rimandata a domani».

L’urgenza può aspettare domani?

Qui l’emergenza si scontra con un tipo di organizzazione che sembra far acqua da tutte le parti e come segnalato da diversi cittadini, alla casa della salute ci si affida ai volontari in attesa che il personale, per il quale è già stata fatta apposita delibera, prenda servizio. Intanto non resta che raccontare l’ennesima disavventura.

«A me sembra che ci sia cattiva organizzazione – conclude Agata amareggiata – incompetenza e mancanza di professionalità. Come può essere chiuso uno sportello pubblico perché manca internet, solo perché è mancata la corrente elettrica per qualche secondo? Con quale criterio le volontarie chiamano per pagare il ticket? Se io ero già in elenco sarei dovuta essere la prima».

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