venerdì,Marzo 29 2024

Assistenza domiciliare azzerata da anni a Reggio Calabria. Terzo settore in attesa ma l’Asp cerca altrove

Il nuovo bando, per ricercare professionisti per l'Adi, firmato dal neo commissario Scaffidi segna una profonda rottura con le realtà che operano sul territorio che da anni attendono l'accreditamento

Assistenza domiciliare azzerata da anni a Reggio Calabria. Terzo settore in attesa ma l’Asp cerca altrove

Sono ancora sospesi nel limbo della burocrazia i servizi di assistenza domiciliare a Reggio Calabria. La situazione è in stallo dal 2018 quando venivano curati circa 1800 pazienti in tutta la provincia. Dal 2019 in poi tutto si è fermato comprese le comunicazioni tra il Terzo settore e l’Asp. E tutto accade proprio in un momento in cui l’assistenza domiciliare poteva essere lo strumento ideale per risolvere molti disagi legati all’emergenza coronavirus, invece, il servizio è stato talmente azzerato. Come confermato da Giuseppe Carrozza direttore del consorzio Marcramè che denuncia una situazione ingestibile che riguarda tutto il terzo settore.

I numeri dell’assistenza domiciliare a Reggio

«La nostra è quella dei pazienti che non hanno i servizi. L’Asp reggina ne dovrebbe assistere circa 5000, anzi, adesso questa cifra sarà incrementata dai nuovi obiettivi di salute introdotti dal Governo. Ma ci risulta che nell’anno 2020 questo numero non ha superato le mille unità. In una situazione che si è evoluta a macchia di leopardo nella provincia. Qualcosa, in termini di assistenza domiciliare, ancora sopravvive nella Locride, a Reggio è quasi del tutto scomparsa e nella Piana resistono solo poche prestazioni infermieristiche».

Nuova manifestazione d’interesse

Una situazione intollerabile che si protrae da anni ma, nonostante denunce e segnalazioni nulla sembra essere cambiato. «La nostra è una istanza mediante la quale diamo voce anche ad alcune migliaia di utenti del territorio reggino le cui esigenze, a tutt’oggi, vengono ignorate in un assordante silenzio», rimarca Carrozza. Ma, nonostante il cambio di vertice all’Asp reggina, che aveva fatto sperare in un primo momento in una possibile soluzione del problema accreditamenti delle realtà territoriali, tutto resta immutato e, in un caso, potrebbe anche peggiorare. Proprio così, perchè se la situazione era già precaria, a definire una rottura con il terzo settore è la delibera del neo commissario Gianluigi Scaffidi in merito a una manifestazione d’interesse per reclutare collaboratori sanitari da destinare proprio all’Adi. Una scelta riproposta, quella di preferire liberi professionisti alle realtà territoriali già consolidate, che potrebbe incrinare definitivamente i rapporti con il Terzo settore che, da anni, attende gli accreditamenti vittima della burocrazia.

L’appello al commissario Scaffidi

«Chiediamo al dottor Scaffidi di favorire il dialogo con la parte sana della popolazione di cui noi siamo convinti di fare parte. Lo chiediamo nella consapevolezza di poter dare una mano, in tutti i sensi, all’azienda sanitaria e collaborando potremo stare dietro a quel principio moderno di medicina del territorio che è l’esatto contrario di quello che oggi spesso avviene con la rincorsa all’ospedale». E a pagare il prezzo più caro sono sempre i malati più fragili perché chi non può permettersi assistenza privatamente, soprattutto con le restrizioni dettate dal covid, è costretto a rinunciare alle cure.

Il fabbisogno e l’accreditamento

«Purtroppo noi assistiamo a una deriva tecnocratica – conclude Carrozza – la Regioe da un lato e l’Asp dall’altro si rimpallano documenti e programmazione che vengono approvati poi bocciati e poi riscritti poi riboccati, ma tra questi ci sono anche adempimenti che l’azienda deve fare, ovvero, esprimere il parere sul fabbisogno senza il quale la nostra procedura di accreditamento, iniziata nel lontano 2018, tutt’oggi non si è ancora conclusa». Ma, con questa nuova delibera, per il Terzo settore sembra essersi cristallizzata la volontà dell’Asp di procedere verso una strada diversa da quella di accreditare con una procedura trasparente realtà presenti e operanti sul territorio da anni. L’appello è stato lanciato, adesso non resta che attendere nella speranza che, in tempi brevi, dopo anni di fermo, i malati reggini, possano tornare ad avere la necessaria e adeguata assistenza.

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