giovedì,Aprile 25 2024

Atto aziendale dell’Asp, “Città degli ulivi”: «È una mera descrizione scolastica della sanità»

I sindaci della Piana, dopo aver notato che «non c’è l’obiettivo di uniformare nel tempo il raggiungimento del traguardo del rapporto posti letto popolazione», hanno deciso di esprimere parere negativo

Atto aziendale dell’Asp, “Città degli ulivi”: «È una mera descrizione scolastica della sanità»

Si sono detti rammaricati i sindaci dell’associazione “Città degli ulivi” per il mancato svolgimento della Conferenza dei sindaci dell’Asp, andata ancora una volta deserta. I sindaci infatti, avrebbero voluto esporre la propria posizione in merito all’Atto aziendale predisposto dall’Asp, con l’intento di avviare un confronto costruttivo, ma ciò non è stato possibile, nonostante da parte loro avessero garantito la presenza di un’ampia rappresentanza al fine di consentire un proficuo svolgimento dei lavori, con l’unico obiettivo di offrire servizi sanitari di livello ai calabresi.

Dal momento che l’Assemblea non si svolta, i sindaci di “Città degli ulivi” non hanno potuto presentare il documento appositamente redatto, attraverso il quale avrebbero detto la loro circa l’atto aziendale, che tutti insieme avevano esaminato e discusso durante l’assemblea tenutasi a Cinquefrondi, due giorni fa. Stigmatizzando il brevissimo lasso di tempo messo loro a disposizione (meno di 24 ore dalla conferenza dei sindaci) per analizzare l’atto aziendale, il presidente dell’assemblea dei sindaci della Piana Giuseppe Zampogna e il presidente del comitato direttivo Francesco Cosentino, spiegano quindi che lo stesso, «appare come una mera descrizione scolastica della sanità che riguarda un territorio che però non è il nostro.

Non c’è nessun legame tra il suo contenuto, la proposta formulata e le reali esigenze sanitarie della popolazione della Città metropolitana. Mancano i dati statistici necessari per la formulazione di un progetto sanitario concreto che parte dal basso e che quindi tenga conto delle reali esigenze sanitarie del territorio della Città metropolitana e delle altre province calabresi, dentro un quadro generale che abbia una visione strategica generale della sanità calabrese». A loro avviso, «non c’è l’obiettivo di uniformare nel tempo il raggiungimento del traguardo del rapporto posti letto popolazione, nel rispetto del D.M. del 2 aprile 2015, n. 70, che prevede 3,43 posti letto ogni mille abitanti, di cui 2,78 per acuti e 0,65 per post acuti».

I sindaci di “Città degli ulivi”, analizzano quindi la situazione dei vari distretti, partendo da quello Tirrenico, dove insiste il presidio ospedaliero di Polistena e Gioia Tauro. «Sulla carta – affermano – abbiamo solo 198 posti letto previsti nel presidio ospedaliero di Polistena e i 65 posti previsti, sempre solo sulla carta, nel presidio ospedaliero di Gioia Tauro, per un totale di 263 posti letto a fronte di una popolazione, al 1° gennaio del 2020, di 148.027 abitanti e quindi di 503 posti letto previsti dalla legge nazionale, e cioè con un’offerta sanitaria che prevede la non realizzazione di 240 posti letto sul territorio della “Città degli Ulivi”». Nel distretto della Locride, con il presidio ospedaliero di Locri, «sulla carta abbiamo 276 posti letto, contro i 402 posti letto previsti per una popolazione di 118.180 abitanti con una carenza di 126 posti letto.

Nel distretto della Magna Grecia, nel presidio ospedaliero di Melito Porto Salvo, sulla carta abbiamo 102 posti letto, contro i 150 posti letto previsti per una popolazione di 44.129 abitanti con una carenza di 48 posti letto. Nel distretto Reggio Calabria, non abbiamo dati da esaminare». Zampogna e Cosentino affermano che «l’Atto aziendale non dice nulla sul “Piano di fabbisogno del personale”, né tantomeno se ci sono le risorse economiche per indire i concorsi e assumere tutto il personale medico e paramedico necessario e a tempo indeterminato, nonché i tempi certi per la sua realizzazione; non abbiamo dati statistici sugli interventi sanitari eseguiti nel territorio e nei singoli distretti; non si parla di liste di attese e quindi, non abbiamo dati significativi sui tempi di attesa e sulle reali esigenze della nostra popolazione sanitaria; non conosciamo i dati della nostra emigrazione sanitaria nelle altre provincie e fuori del territorio calabrese.

Non sappiamo per quali patologie e per quali problematiche i nostri concittadini sono costretti ad emigrare per avere il diritto alla salute e alla cura; non conosciamo i dati statistici e i parametri che ci fanno capire qual è il reale fabbisogno sanitario della nostra popolazione e non c’è traccia su come si intendono utilizzare i soldi del “Recovery Plan” destinati alla Calabria». I sindaci concludono dicendo che l’Atto aziendale «non fa nessuna analisi critica della situazione reale in cui versa la sanità in tutti i distretti della Città metropolitana, ne indica i tempi, le modalità e gli atti amministrativi necessari per proporre una offerta sanitaria ragionevole e credibile per venire incontro al reale bisogno sanitario dell’intera nostra popolazione», e pertanto esprimono parere negativo.

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