Sanità, Conia: «E’ un disastro, la Regione si assuma le sue responsabilità».

«Il Presidente Occhiuto batta un colpo e dimostri di amare la nostra terra con i fatti e non solo a parole».

Parole di Michele Conia, Sindaco di Cinquefrondi e Consigliere Metropolitano, secondo cui la sequenza di immagini e di situazioni a cui i cittadini e le cittadine calabresi sono costretti ad assistere «è emblematica di una realtà sanitaria fracassata, divenuta, oramai, parte integrante della vita nella nostra Regione».

L’esponente nazionale di deMa lo definisce «un film dell’orrore che quotidianamente, senza soluzione di continuità, fa scorrere le immagini dello sgretolamento dei presidi sanitari di riferimento per i territori».

Emblematica in questo senso è per Conia la situazione dell’ospedale di Polistena: «cardiologia allo sbando,  personale e pazienti sul piede di guerra, professionalità “costrette” ad andare in pensione per decisione dell’Asp senza considerazione alcuna per l’utenza che potrà contare, a volte solo “sperare”,  su Locri e sul Gom di Reggio Calabria».

Il sindaco di Cinquefrondi parla apertamente di «bullismo istituzionale che ormai da decenni opprime il popolo calabrese:  assenza di  programmazione, di un piano serio di assunzioni e di formazione che si basi effettivamente sul merito e non su promozioni premio elargite con logiche scollegate da realtà e bisogni, un piano che induca i medici a rimanere, a radicarsi, a pensare che anche in Calabria ci sia la possibilità di una sanità che si sviluppi sulle competenze del personale e sulle reali esigenze dei cittadini».

Da uomo delle istituzioni chiede con forza di mettere fine a questo scempio che «si prende gioco dei bisogni, fingendo di ascoltarli in campagna elettorale» e dimenticandoli appena chiuse le urne.

«È arrivato il momento che la Regione si assuma una volta per tutte la responsabilità di riorganizzare il sistema sanitario calabrese e lavori per mettere fine alla migrazione sanitaria che – conclude Conia – costringe ad estenuanti viaggi della speranza e sposta risorse verso le regioni del nord, anziché investirle per il potenziamento delle strutture e degli organici» .