Oppido, nuovo esposto di “Ci siamo rotti”: «Violato il diritto alla salute»
Il movimento denuncia l’Asp reggina: «Provvedimenti adottati che violano le norme sulla continuità assistenziale non garantendo i “Lea”, le norme costituzionali e la Carta europea dei diritti dell’uomo»
Un nuovo esposto per denunciare «la violazione del diritto alla salute per i cittadini di tutta l’area aspromontana e pre-aspromontana di Oppido Mamertina», è stato presentato oggi dal movimento “Ci siamo rotti” alla Procura di Palmi, e diramato anche all’Asp di Reggio Calabria, alla Regione Calabria e al Ministero della Salute.
«L’Asp di Reggio Calabria – spiega il portavoce del movimento Mariano Mazzullo – ha scelto di sopprimere il Punto di primo intervento di Oppido, privando la cittadinanza dell’ultimo presidio ospedaliero a cui affidarsi. Alla chiusura indiscriminata di tutti i reparti ospedalieri, il Movimento denuncia la costruzione e l’abbandono di un cantiere ospedaliero faraonico, quasi ultimato (finanche con attrezzature, impianti, porte e finestre) retrostante il nuovo ospedale di Oppido.
Non si comprende la ragione per cui un simile ecomostro debba giacere incompiuto, con sperpero di denaro pubblico, e si pensi per giunta di avviare nuovi cantieri per fantomatici “ospedali della Piana”. Si faccia l’ospedale dove già esiste la struttura – continua Mazzullo – dove esiste l’esperienza, la competenza, con un investimento nettamente inferiore rispetto a quello necessario per edificare ex novo, laddove non esiste neppure l’ombra dell’Ospedale della Piana».
L’esposto
«Con l’ultimo provvedimento adottato dall’Asp di Reggio Calabria nel luglio 2022, l’Ospedale di Oppido Mamertina – si legge nell’esposto – con la motivazione di sopperire alla carenza di personale medico e paramedico del pronto soccorso e del presidio di Polistena, veniva privato del suo Ppi, per un periodo iniziale di quindici giorni.
Naturalmente si trattava solo di un preludio, poiché la chiusura è poi divenuta permanente allo scadere dei quindici giorni. Questa scelta si colloca in un processo di graduale smembramento avviato nel 2004, che ha portato l’Ospedale di Oppido Mamertina, centro d’eccellenza che ha servito il territorio e perfino altre regioni, a essere ridotto a un Hospice per la lungodegenza.
Alle chiusure indiscriminate si è aggiunta un’ulteriore beffa, ovvero la costruzione di un’imponente struttura, che avrebbe dovuto ampliare il complesso ospedaliero e invece è stata abbandonata impunemente e adesso è solo un ecomostro.
A tale struttura a più piani sono state installate porte, finestre, impianti elettrici e idraulici, macchinari e servizi con incredibile sperpero di denaro pubblico a danno dei contribuenti.
Il territorio aspromontano e pre-aspromontano che fa capo a Oppido Mamertina è un comprensorio di oltre 20.000 abitanti situati tra i comuni di Delianuova (600 mt s.l.m), Santa Cristina d’Aspromonte (500 mt s.l.m.) Scido, Cosoleto, Sitizano, Varapodio, Molochio, Terranova, che distano dal primo ospedale di zona (Polistena) anche 45 km di strade non facilmente percorribili, a causa di una manutenzione saltuaria e inadeguata.
A ciò si aggiunge l’inefficienza dell’Ospedale di Polistena, che rimanda a Reggio Calabria numerosi pazienti, incapace di intervenire prontamente, per mancanza di personale, posti letto, tecnologie. Ciò rende la distanza da percorre decisamente improponibile per salvare un paziente a rischio della vita.
Inoltre, l’Ospedale di Oppido – si legge ancora – come si evince abbondantemente dallo studio analitico allegato alla presente, è stato ristrutturato recentemente e dispone di strutture e macchinari pronti all’utilizzo, con un’annessa struttura rustica (solo da rifinire) che potrebbe ospitare centinaia di posti letto, reparti e altri servizi.
Stante quanto detto, alla luce dello stato critico in cui versa la sanità reggina (certamente non causato dai contribuenti), non si comprende perché l’Asp di Reggio Calabria: invece di investire nel futuristico Ospedale della Piana, del quale non esiste ancora neanche lo studio di fattibilità, né tantomeno l’ombra di lavori in corso, non completi il cantiere abbandonato del nuovo Ospedale di Oppido Mamertina.
Tale struttura è ultimabile con un investimento limitato e innescherebbe un processo di rivitalizzazione del territorio, dell’economia e dei collegamenti viari nella Piana di Gioia Tauro, con generale vantaggio di compattamento e conurbazione del territorio; piuttosto che riaprire, rivitalizzare e potenziare i piccoli ospedali, chiuda indiscriminatamente anche i reparti di assistenza minimi, andando contro le disposizioni ministeriali che prevedono la riapertura dei piccoli ospedali (specie quelli dove il territorio è olograficamente più impervio); invece di abbracciare la visione dell’Unione europea e del Pnrr, istituito per colmare il divario tra centro e periferia, tra Meridione e Settentrione, la contraddica nei fatti, concentrando mezzi e risorse (pur sempre scarsi, anche a dispetto di un bilancio mai pubblicato) solo nei grandi centri (Reggio Calabria e Polistena)».
La denuncia
Detto ciò, con questo esposto, promosso dal Movimento popolare Ci siamo rotti e sottoscritto da 10 associazioni ed enti e 700 cittadini, affiancati da altrettanti firmatari on-line, lo stesso Movimento, dicendosi «convinto che vi sia una responsabilità chiara dello status quo sanitario relativo al comprensorio di Oppido», e intende denunciare l’Asp di Reggio perché: «i provvedimenti di cui Oppido è destinatario violano le norme sulla continuità assistenziale e non garantiscono i cosiddetti “Lea”, ovvero i livelli essenziali di assistenza, posti in essere per garantire il diritto costituzionale alla salute e all’assistenza sanitaria; la totale mancanza di organizzazione e programmazione aziendale dell’Asp reggina ha colpevolmente generato questa situazione di perenne stato emergenziale e continua ad aggravarla con la chiara volontà di sopprimere l’esistente; tali scelte violano le norme costituzionali e la Carta europea dei diritti dell’uomo, bistrattando ancora una volta il territorio di Oppido Mamertina che, nel corso degli ultimi decenni, è stato già fortemente privato degli standard minimi per garantire salute, viabilità, studio e lavoro; non è umanamente e civilmente accettabile che venga costruito e abbandonato un enorme cantiere ospedaliero, con danno alle casse dello Stato ovvero senza rimborsare i cittadini del danno arrecato, ma anzi privandoli dell’assistenza sanitaria essenziale. Si chiede che tale cantiere venga ultimato con attivazione immediata dell’ospedale a cui è stato destinato, anche perché la Piana di Gioia Tauro lo richiede.
Inoltre, a nostro avviso queste azioni rappresentano un chiaro attacco a quel che rimane dei servizi sanitari pubblici, a vantaggio di una sanità privata che esclude molte fasce della popolazione calabrese ed è purtuttavia sempre attiva e piena di medici operosi (a dispetto di quanto si continua a ripetere come giustificazione ai tagli, ovvero la mancanza di un numero di medici sufficienti a garantire il servizio pubblico»
Il Movimento ha allegato all’esposto anche uno studio analitico delle potenzialità della struttura ospedaliera di Oppido, a cura del dott. Giuseppe Vadalà.