venerdì,Marzo 29 2024

Le risposte del Gom a Francesca: «Le donne malate di tumore non devono essere lasciate sole»

Le scuse per i disagi e l'annuncio del commissario Scaffidi: «A fine mese avvieremo la Breast Unit per seguire le pazienti dalla diagnosi in poi ma i medici di famiglia devono darci una mano»

Le risposte del Gom a Francesca: «Le donne malate di tumore non devono essere lasciate sole»

Oggi vi vogliamo parlare di una storia di sana umanità che non a caso, almeno questa volta fa rima con sanità. Vi abbiamo raccontato la storia di Francesca, una figlia addolorata dal vedere la madre, ammalata di tumore, dover combattere per potersi curare a Reggio Calabria.  Una donna costretta ad operarsi fuori regione per evitare ritardi fatali. 

La storia di un paziente

Notizie di disarmante quotidianità che, però, questa volta hanno trovato un orecchio attento e pronto a raccogliere e portare avanti una situazione che non dovrebbe diventare normale. Semplicemente perché normale non è. Non è normale abbandonare un paziente oncologico al proprio destino. Non è previsto lasciare i pazienti senza alcuna informazione, disorientati nella malattia. 

Eppure, è proprio quello che è successo alla madre di Francesca. Solo, in questo caso, il coraggio di una figlia di denunciare e rivendicare i propri diritti ha fatto sì che si facesse luce su una vicenda che poteva diventare incresciosa. 

La pronta risposta del Gom 

A recepire il grido di disperazione di Francesca è stato in prima persona il commissario straordinario del Gom Gianluigi Scaffidi. La redazione del Reggino.it è diventata un campo neutro per affrontare la questione e dare delle risposte a un familiare disperato. «Siamo vittime di una burocrazia disumana», ha riconosciuto Scaffidi rivolgendosi a Francesca e comprendendo l’umana disperazione.

Una commossa e aperta chiacchierata che ha abbassato i livelli e le cariche per lasciare spazio all’umanità. Un valore che, in questi casi, dovrebbe essere la prima arma contro la malattia.  Ad emergere dal racconto di Francesca, infatti, è proprio la mancanza di sensibilità che, in alcuni casi, viene fuori nei corridoi e nelle corsie degli ospedali. 

La diagnosi e l’assenza di una guida medica

Dalla diagnosi di tumore fino alla terapia Francesca è stata lasciata da sola. «Questo non dovrebbe accadere. Esistono percorsi specifici che seguono il paziente dalla diagnosi all’intervento fino alle cure», ha detto Scaffidi. E ad emergere è stata l’assenza di un percorso di medicina territoriale che seguisse la paziente una volta scoperto il tumore.

«Nessun medico di famiglia ci ha guidate dopo la diagnosi», ha ribadito Francesca. «Da sole abbiamo tentato di comprendere come muoverci per affrontare la malattia». Ma non è questa la procedura e su questo il commissario è stato chiaro.

«Non è il paziente a dover conoscere procedure e percorsi. Se qualcuno avesse chiamato in ospedale la paziente sarebbe stata seguita in tutto il percorso senza dover andare ad operarsi a Milano. Ma non sono i pazienti a dover fare tutto questo. Esiste un filtro tra utente e ospedale ed è la medicina territoriale».

L’annuncio di Scaffidi sulla Breast Unit 

Porte aperte e volontà manifesta di accompagnare il paziente. Così Scaffidi ha garantito che verificherà cosa non è andato nel percorso della madre di Francesca. Ma l’impegno è ben più ampio e riguarda i tanti pazienti oncologici della provincia.

«Problemi organizzativi ci sono – non nega il commissario – è anche vero che a fine maggio verranno aperti dei locali che abbiamo creato appositamente. Qui sarà avviata la La Breast Unit che garantisce un percorso di diagnosi, terapia e controllo della malattia del tumore al seno. Le pazienti non dovranno più andare in giro a cercare dove fare l’esame o la terapia. Saranno seguite dalla diagnosi in poi».

Un annuncio importante seguito da una presa di posizione significativa: «La narrazione della signora mi ha fatto notare alcune divergenze che verificherò al più presto. Questo perché al di là della signora, alla quale vanno le nostre scuse se ci sono state divergenze, ci sono tante altre donne che hanno il diritto di essere assistite adeguatamente».

L’appello ai colleghi 

Esistono percorsi di prevenzione in provincia ma è ai colleghi medici che Scaffidi di rivolge. «Quello che mi meraviglia, lo dico con molta chiarezza, è che ognuno di noi ha il medico di famiglia. Non va lasciata sola una donna a cercare dove fare la tac o capire cosa sia un fibroscan. Va dato alle famiglie il supporto dovuto. Quindi, lancio un grido di aiuto ai nostri colleghi che supportino i pazienti mettendosi loro in contatto, in nome per conto dei con noi».

La storia di Francesca e la migrazione sanitaria

È una storia di quotidiana migrazione sanitaria. Francesca è una delle tante figlie che, in assenza di risposte chiare ha deciso di portare la madre fuori regione. E anche su questo punto il commissario Scaffidi è stato chiaro e a tratti lucidamente autocritico. 

«L’emigrazione è pe l’80% dovuta alla scarsa fiducia nei confronti le strutture pubbliche calabresi. Ma le stesse cose che fanno fuori le facciamo anche noi sotto il profilo della professionalità. Sicuramente ci sarebbe da resettare il profilo del garbo, dell’approccio, dell’educazione, della correttezza dell’informazione da dare magari in italiano e non in dialetto. Tutte queste cose ancora persistono nelle prassi. Alcune volte le vedo anch’io. Questo è lo sforzo di approccio che stiamo facendo. Credo che non manchi quasi nulla rispetto al nord. Chi è rimasto qui poi è assolutamente soddisfatto anche per questo tipo di patologia».

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