Centro Trapianti a Reggio, Martino: «Siamo un’eccellenza, ma ora occorre fare ricerca»
Il direttore del C.T.M.O. del Gom ringrazia l'Ail per gli sforzi profusi e lancia la sfida: «Serve inaugurare un percorso nuovo che nelle università è molto più facile»

Domani la manifestazione Fit walking for Ail, dell’Associazione italiana leucemie che vede protagonista, nella seconda edizione, la sezione “A. Neri” di Reggio e Vibo, presieduta da Giusy Sembianza. Una delle occasioni per raccogliere fondi per la ricerca sulle leucemie e per sostenere le attività collaterali.
Sull’importanza di ciò che fa l’associazione si è soffermato Massimo Martino, direttore del Ctmo del Gom di Reggio, presentando anche il prezioso lavoro delle borsiste, sostenute dall’Ail durante l’evento al circolo Polimeni per raccontare la giornata di Fit Walking.
«Ail ha creato casa Ail e permette alle persone con le famiglie di stare in un posto, gratuitamente, per alleviare un esborso economico. Pensate se queste persone dovessero andare in un’altra regione cosa potrebbe significare: non solo toglierli dalle loro famiglie per sei mesi, ma anche una spesa inverosimile che non tutti si possono permettere».
Non solo le case. L’Ail copre tante carenze dell’organizzazione sanitaria. «Nè noi, né l’ematologia – chiarisce il direttore – abbiamo nell’organigramma un servizio di psicologia che sarebbe fondamentale all’interno di reparti di questo genere e l’Ail ci supporta anche in questo aspetto. In ultimo Reggio ha un grosso reparto di ematologia e un grosso centro trapianti ma Catanzaro ha l’università, Cosenza ha l’Università di Messina. Ma noi no, noi siamo un ospedale pubblico che deve fare ricerca.
Le borse di studio Ail
Perchè per fare terapie trapiantologiche e le Car T (siamo stati il primo centro del Sud), dobbiamo allinearci con i grossi centri italiani, dobbiamo partecipare agli studi clinici, e oggi come facciamo? Lo facciamo con le borse di studio che ci mette a disposizione Ail. Fare ricerca significa garantire ai pazienti dei farmaci non ancora in commercio, costosi che certamente rivoluzioneranno il trattamento di una determinata patologia.
Ma per fare questo c’è bisogno di data manager, di chi si occupi degli aspetti che riguardano la farmaci. C’è tutto un percorso che nelle università è molto più facile, negli ospedali pubblici purtroppo no. Abbiamo bisogno di queste figure e se l’Ail non le sovvenzionasse saremmo tagliati fuori da questi circuiti. Ail ci garantisce le borse di studio per promuovere delle terapie innovative anche in Calabria di altissimo livello. Un paziente ematologico può curarsi tranquillamente a Reggio Calabria. L’emigrazione sanitaria è soltanto una scelta personale ma non dipende dal fatto che non ci siano strutture per erogare questo tipo di cure».