giovedì,Luglio 10 2025

Protesta a Reggio per la chiusura delle strutture psichiatriche: l’appello dei parenti dei pazienti

Parenti di pazienti psichiatrici denunciano violazioni e ottusità burocratica: «una battaglia di civiltà per difendere il diritto alla salute mentale»

Protesta a Reggio per la chiusura delle strutture psichiatriche: l’appello dei parenti dei pazienti

«Nella giornata di ieri, alcuni parenti di pazienti psichiatrici sono riusciti a superare, con un escamotage, la barriera di stampo militare posta, da un po’ di tempo a questa parte, all’ingresso della Direzione Generale dell’ASP 5. La problematica è drammatica: ASP e Regione stanno attuando un piano che deve portare alla chiusura di 5 strutture psichiatriche con 100 pazienti da trasferire a centinaia di chilometri o destinati a restare senza cure. Questi vanno ad aggiungersi ad altre centinaia già ricoverati nella provincia di Cosenza, Catanzaro e altrove.

La D.G. dr.ssa Di Furia, con fare mistificatorio, ha sostenuto ragioni inverosimili, manipolando gli avvenimenti e le posizioni assunte nei recenti incontri tenutisi in Prefettura. Ma questa non è certo una novità per noi parenti, che da lunghi anni riceviamo anche promesse puntualmente disattese. Una delle «perle» è stata toccata quando è stato riferito che 20 pazienti da una struttura della provincia, costretta a chiudere i battenti, sono stati trasferiti a Pavia; secondo la Di Furia, all’ASP 5 va il merito di non averli lasciati per strada! Ed è purtroppo questo il destino assegnato dai nostri amministratori anche per i nostri cari. Ma la forza di una madre, di una sorella, di un fratello è tale da non piegarsi di fronte a squallidi sotterfugi e a biechi interessi più o meno celati dietro alcuni provvedimenti.

Ieri, presso la sede della Direzione Generale dell’ASP (disposizioni della Di Furia, o di chi per lei?), ci è stato inizialmente impedito persino di andare in bagno; poi è stato limitato l’uso a un solo wc privo di acqua, non è stata consentita la fornitura di viveri e non è stato consentito il turn-over da noi programmato. Situazioni che non combaciano, in uno stato democratico, con il sacrosanto diritto di protestare per così gravi violazioni del diritto alla tutela della salute mentale. È uno schifo!

Sia chiaro altresì che la nostra protesta – diversamente da come insinuato dai «soloni dell’ASP» – non assume colore politico alcuno. Ciò non toglie come sia sin troppo evidente, anche per definizione dei ruoli, che le responsabilità di quello che accade gravano sulla Struttura Commissariale alla Sanità (Occhiuto ed Esposito) e sulla Direzione Generale dell’ASP (Di Furia); ma noi chiediamo il sostegno a tutti coloro che, a destra e a sinistra, vorranno sostenere questa battaglia di civiltà!

Siamo stati costretti, in relazione alle suddette gravi determinazioni assunte nei confronti della nostra protesta, a lasciare il presidio alle 1:30. Ma questo servirà solo a continuare la nostra battaglia di civiltà con maggiore determinazione, alzando ancora di più il tiro e portando con noi le vittime predestinate di questa barbarie sanitaria, i nostri figli, fratelli e parenti. Con la forza delle madri, delle sorelle e dei fratelli.

Un appello ad intervenire e a sostenerci lo rivolgiamo al Vescovo, al Sindaco, a chi ha condotto la stessa battaglia da differenti posizioni e alla società civile.

Ed anche all’Autorità Giudiziaria, che magari potrà comprendere quali eventuali interessi possano celarsi dietro questo nefasto disegno atto a trasferire ancora altri pazienti dalla provincia di Reggio altrove».

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