lunedì,Dicembre 9 2024

Violenza sulle donne, a Locri e Polistena una stanza rosa per liberarsi…dai demoni

L’Asp lancia l’iniziativa che vede all’interno del pronto soccorso dei nosocomi reggini un luogo dove poter denunciare in anonimato e sentirsi protetta

Violenza sulle donne, a Locri e Polistena una stanza rosa per liberarsi…dai demoni

Una giornata non solo per celebrare, ma per agire concretamente. Ecco così, l’ASP di Reggio Calabria sta tutelando le donne vittime di violenza, creando anche degli spazi a loro dedicati all’interno degli ospedali. E a confermarlo è il commissario Lucia di Furia: «Una giornata fondamentale. Noi siamo donne e quindi, in particolare, abbiamo questa sensibilità nei confronti di donne che hanno problematiche importanti. Quindi, è fondamentale chiarire che non solo oggi ne parliamo.

Non basta un giorno per occuparsi di questa cosa così importante, ma dobbiamo sensibilizzare le donne a chiedere, a domandare, a non avere paura. Per questo abbiamo già attivato, all’ospedale, una “stanza rosa”, dove le donne possono richiedere, quando vanno al pronto soccorso, di essere prese in carico in maniera anonima, con tutte le garanzie necessarie. Poi saremo noi a collegarci con le strutture territoriali di accoglienza. La stessa cosa, al momento, è in fase di realizzazione in altre strutture, con lavori in corso. Dove possibile, però, stiamo già iniziando a intervenire. La cosa importante è che questa azienda si è attivata almeno nei due principali pronto soccorsi e speriamo di poterlo fare a breve anche nelle altre strutture». 

Cos’è importante in questo momento? «È importante far capire alle donne che non sono sole. Perché questo significa interrompere un circuito negativo che si ripristina e si ripercuote anche sui bambini, sui figli che imparano un sistema sbagliato, in quanto finiscono per imitare le condotte familiari. Ci serve proprio sradicare questa situazione».

La stanza rosa è già attiva all’ospedale di Polistena mentre è in fase di realizzazione al nosocomio di Locri. Ed è proprio al direttore dell’Uoc di Medicina interna di Polistena Francesco Nasso che abbiamo chiesto quali sono stati i riscontri che hanno avuto dall’apertura di questo centro, di questa stanza rosa.

«Devo dire che noi da subito abbiamo cercato di attivarci per la realizzazione di questo protocollo, che abbiamo definito ‘codice rosa’, allo scopo di dare assistenza alle donne che subiscono violenze o ai minori vittime di violenze. Il riscontro per ora è stato molto limitato, perché abbiamo avuto un solo caso che siamo riusciti ad assistere, indirizzandolo verso case di rifugio. Tuttavia, una volta istituzionalizzato, il protocollo dovrebbe darci sicuramente maggiori riscontri. E poi, si tratta di un problema che coinvolge tante persone, una questione di genere e di educazione alla sessualità sana, che deve essere affrontata per abbattere quelle situazioni socioculturali negative».

E alla psicologo dell’Asp Rosilita Veccia abbiamo chiesto di approfondire l’aspetto legato alle violenze domestiche. «Io consiglio alle donne innanzitutto di creare una rete di amicizie e familiari, di non isolarsi e di chiedere aiuto, di non avere vergogna. Ci sono molte situazioni protette dalla privacy, dove possono essere aiutate e supportate sia dal punto di vista psicologico che legale, in maniera gratuita.  Il nostro auspicio è anche quello di non creare più famiglie monoreddito, perché la capacità della donna di avere un sostentamento economico le permette di non essere indipendente da chi esercita violenza. Non dobbiamo confondere le violenze fisiche con quelle psicologiche, che sono altrettanto dannose e spesso più difficili da riconoscere, essendo situazioni che si nascondono tra i vari comportamenti. Inoltre, c’è il problema dell’assistenza ai minori, che sono anche loro indirettamente vittime di ciò che vedono, assistendo a scene molto problematiche. Il consultorio infantile, l’ASL di Reggio e i tribunali minorili lavorano insieme per fornire supporto, anche attraverso sinergie con i servizi sociali territoriali».

E la pedagogista Gabriella Vigoroso ha confermato l’importanza di educare al rispetto delle donne, partendo dalla giovane et. Non basta sensibilizzare, è necessario educare al rispetto. «Il mio intervento in questa sede ha l’obiettivo di aprire una riflessione sull’aspetto educativo. In una fase preventiva, è importante intervenire per evitare manifestazioni di violenza. Ritengo che sia fondamentale anche strutturare interventi di recupero, che possano agire in una fase riparatoria. Educare le nuove generazioni è essenziale, grazie ai nostri progetti e a ciò che noi adulti possiamo fornire loro come strumenti. La nostra missione deve essere quella di ridurre tutte le manifestazioni di violenza».

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