mercoledì,Maggio 14 2025

Si scappa ancora dalla Calabria per curarsi altrove: dalle carenze nascono nuove prospettive per migliorare l’assistenza

Dalla denuncia alla volontà di cambiare le cose: così chi chiede aiuto e prova a cambiare le cose innesca meccanismi positivi per la collettività

Si scappa ancora dalla Calabria per curarsi altrove: dalle carenze nascono nuove prospettive per migliorare l’assistenza

Chiara è una figlia e come tutte le figlie vedendo il padre soffrire ha dovuto compiere la scelta più difficile. Prima la corsa al pronto soccorso del Gom e solo dopo il volo verso nord.
«Voglio raccontare la dolorosa e inaccettabile esperienza che mio padre ha vissuto». È un lungo sfogo, dettagliato, quello che porta Chiara a raccontare una «visita veloce al pronto soccorso» a seguito di perdite ematiche ma la diagnosi post visita «ha dichiarato che mio padre non presentava alcun problema significativo. Secondo la sua valutazione, mio padre non aveva nulla di grave e le perdite di sangue non erano allarmanti. Nonostante la diagnosi superficiale le condizioni di mio padre non solo non miglioravano, ma peggioravano rapidamente. Con il cuore pesante, insieme alla mia famiglia abbiamo preso una decisione disperata: trasferire mio padre d’urgenza all’Ospedale di Negrar a Verona , dove era già stato operato al colon anni prima, una circostanza che era stata prontamente comunicata ai medici dell’Ospedale Riuniti di Reggio Calabria.

Arrivati a Verona, la situazione si è rivelata molto più grave di quanto avessimo potuto immaginare. Mentre a Reggio Calabria ci era stato detto che non c’era nulla di serio, a Verona mio padre è stato ricoverato d’urgenza e sottoposto a trasfusioni di sangue, analisi continue, rettoscopie ect. è tempo di rispondere a queste gravi mancanze e porre rimedio, perché la salute dei cittadini non può essere trattata con superficialità».

Per dovere di cronaca abbiamo risposto alla richiesta d’aiuto verificando e chiedendo spiegazioni e dalla direzione ospedaliera le risposte sono arrivate puntuali. «È stato fatto tutto quello che era necessario anche con celerità essendo un codice verde ma i valori non mostravano una situazione allarmante». Ma abbiamo trovato un atteggiamento propositivo e che apre spiragli al cambiamento. Infatti, di fronte alla segnalazione e alla richiesta d’aiuto il commissario Tiziana Frittelli ha analizzato la situazione in modo critico valutando i punti di debolezza. «Qualcosa in effetti non ha funzionato e potrebbe migliorare. E non è la diagnosi perché in quel momento è stato fatto il possibile. Quello che è mancato, perché al momento non esiste e non è dovuto, è un percorso di presa in carico del paziente che è comunque in fase di valutazione».

In sostanza la volontà è quella di creare un team di figure che una volta che il paziente è stato visitato al ps prenda in carico il paziente che necessita di ulteriori esami di approfondimento o diagnostici senza attendere che il paziente provveda fuori a fare la prenotazione. «Insomma, il paziente che entra in pronto soccorso non esce per continuare il percorso fuori ma esce con una data di prenotazione già fatta da noi». Questo non solo agevolerebbe il percorso del paziente ma eviterebbe, come accaduto, una migrazione sanitaria spesso inutile. Qualcosa in più che un’idea perché la direzione è già a lavoro per comprendere come realizzare questo passo per garantire la presa in carico del paziente.

Articoli correlati

top