Concorso letterario “Italo Falcomatà”: vince Malvarosa
Con "Mare calmo localmente morto", uno dei due creatori de "Lo Statale jonico" si aggiudica la settima edizione del riconoscimento
È Isidoro Malvarosa, con “Mare calmo localmente morto”, il vincitore della settima edizione del concorso letterario nazionale “Italo Falcomatà”, in memoria del sindaco della primavera reggina. Al secondo posto Guido Musco con “Quella sera al luna park” e terzo Roberto Modafferi con “Bolle” . È stato questo il responso della giuria composta da docenti, scrittori ed altri addetti ai lavori, tra cui Graziella Saffioti.
Ieri pomeriggio al teatro metropolitano di Reggio Calabria la cerimonia di premiazione, con le letture ad opera dei caratteristi de “L’Amaca”, e la conduzione di Rosanna Palumbo e Nino Cervettini e Rosetta Neto Falcomatà, madrina dell’evento per la Fondazione. Sono stati Dopolavoro ferroviario, Fondazione Falcomatà e “L’Amaca” i tre tasselli preziosi che insieme hanno dato vita a questo premio. La settima edizione è stata quella del cambio di rotta: abbandonati i versi e le rime poetiche da giudicare si è passati a focalizzarsi su narrativa e racconti brevi. È stato il sindaco Giuseppe Falcomatà a premiare il vincitore e a spiegare, a proposito dell’importanza delle associazioni: «Nella nostra città ci sono centinaia di realtà che, interpretando al meglio il proprio ruolo, puntano al riscatto del territorio spingendo sulla conoscenza. In passato, sul teatro Cilea, campeggiava la scritta ‘l’arte rivela ai cuori ciò che nessuna scienza rivela alle menti’: le nostre associazioni tengono fede a questo principio, soprattutto oggi che stiamo vivendo una fase di grande transizione e cambiamenti epocali». E ancora «In questo periodo di festa, siamo pienamente consapevoli delle difficoltà di molte famiglie, di commercianti e reggini di ritorno ai quali vanno il nostro pensiero e la nostra azione che è proiettata a fa mettere da parte, almeno per qualche giorno, i numerosi problemi così da poter godere appieno della nostra meravigliosa città».
Dal primo classificato, già penna vincente de “Lo statale jonico”, ci siamo fatti raccontare il segreto di questo ennesimo successo. E, con sorpresa, abbiamo scoperto che si tratta di una vittoria non frutto del caso, ma di lavoro di dedizione portato avanti come un’unica passione: quella per la scrittura.
Un’opera, “Mare calmo localmente morto” che è «la summa dei miei pensieri sulla Calabria, l’emigrazione calabrese, il vissuto di noi emigrati. Avevo pensato di scrivere un romanzo proprio su queste tematiche». Ma non è uno scrittore per caso Malvarosa ha già pubblicato tre libri, tra i quali, nel 2017, la raccolta di racconti “Contratti di affetto». Una produzione che non finisce qui ma che, continuerà, specifica.
Ci parli del racconto
«L’ho scritto veramente quasi di getto, perché mi sono accorto del concorso quando mancavano pochi giorni. Ne è venuto fuori un monologo, scritto in terza persona, però chiaramente c’è tanto di me. In una estate arroventata romana il protagonista che vive da tempo nella capitale, ragiona sul fatto che dopo il salto iniziale non ha avuto quello che cercava nel percorso di vita, riflette sul fatto che sia il caso di tornare al Sud o di rimanere per diventare uno dei tanti in capitale. Certo un lavoro romanzato ma che raccoglie un’esperienza comune a molti fuorisede».
Come ha deciso di partecipare al concorso?
«Quando ho visto questo concorso letterario l’ho giudicato pregevole per una serie di ragioni, in primis, perché è dedicato a Italo Falcomatà. Soprattutto è organizzato nel migliore dei modi con una grande attenzione al montepremi (1000 euro al primo, 700 al secondo e 300 al terzo, nds) che dimostra che si tratta di un concorso serio, non il classico che ti regala la targa, la pergamena o cento euro in buoni libri». Nello specifico «Per me è un ottimo montepremi visto che ambisco a vivere di scrittura».
Cosa farà con la vincita?
«Probabilmente ci vivrò nei prossimi mesi perché voglio vivere di scrittura. Credo che per avere dei risultati professionali serve avere un approccio professionale ed è quello che succede anche con la scrittura. Non credo sia un’arte da tempo libero. Per avere risultati ci vogliono rigore e metodo».