Padre Ladiana ricorda Claudio Paci: «Le ferite diventino feritoie di luce. Non arrendiamoci»
Pur a chilometri di distanza, mentre Milazzo porta il suo ultimo saluto, da Bari, durante l'omelia, arrivano parole di conforto ai Mattanza
«La morte è quella minaccia che, per quanto cerchiamo di non pensarci – o fingiamo di non temere –, non ci permetterà mai di dire parole facili sulla vita. Le persone dei Mattanza che ho sentito, in questo momento sono bastonatissime, ma non ho provato neanche a dire parole consolatorie, anzi ho suggerito loro di farsi scendere dentro il più possibile il dramma di questa morte, di sentirne tutto il peso».
Il ricordo di Claudio nell’omelia di Padre Ladiana
Pur a chilometri di distanza, mentre Milazzo porta il suo ultimo saluto a Claudio Paci e tutta Reggio ricorda quel giovane talentuoso entrato da poco a far parte dei Mattanza, padre Giovanni Ladiana, da Bari, durante la sua omelia, ha celebrato la memoria del giovane invitando tutti a una riflessione introspettiva sul dolore della morte.
«L’amore non chiama ad arrenderci! Agli amici di Reggio ho mandato una foto con la stampella alzata, e con una delle frasi emblematiche di Mimmo, che ho tradotto così: io sono cionco ma non mi sono arreso e tu?Perché la bellezza non è una cosa da gustare per fare sonni tranquilli, ma ci deve svegliare per continuare a lottare per la bellezza. Tonino Bello diceva chedobbiamo imparare a fare delle ferite, feritoie di luce. Già, forse proprio le ferite ci danno la possibilità di riconoscere meglio dove sta l’oscurità e cosa fa veramente Luce dentro di noi».
Un messaggio di amore che invita i Mattanza, e tutti quelli che amavano Claudio, a vivere il dolore della perdita intensamente senza mai perdere di vista quelli che erano i sogni di un giovane di 30anni pieno di speranze.
Bisogna passare dal dolore e viverlo per tornare a vedere la luce, spiega Padre Ladiana, perché «non si può parlare di paradiso, di bellezza, senza considerare che ogni giorno facciamo i conti con l’inferno, con la negazione della bellezza! È ingenuo non voler guardare queste realtà. Sì, noi siamo piccoli ma, mentre quando lo eravamo anagraficamente ci veniva normale chiedere aiuto, e sapevamo vedere chi era affidabile per chiederlo, oggi ci siamo abituati a pensare che il nostro essere piccoli dobbiamo nasconderlo, non solo agli altri ma anche a noi; per poi fare i conti con noi stessi per questa piccolezza».
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