venerdì,Aprile 19 2024

Una storia di mare che si chiude sopra il deserto dei valori della guerra

Bollari, memorie dallo Jonio, in scena sabato 18 gennaio alle 18.30 allo spazio Arci Samarcanda

Una storia di mare che si chiude sopra il deserto dei valori  della guerra

Sulle coste desolate del Mar Jonio, immersi nel silenzio tra i colori della macchia Mediterranea, è divenuto sempre più raro assistere a quel miracolo che avveniva tra i pescatori e il mare, un fenomeno che veniva indicato con il termine “Bollari”. Bollari “Memorie dallo Jonio” di e con Carlo Gallo, con la collaborazione artistica di Peppino Mazzotta, costumi di Angelo Gallo andrà in scena sabato, 18 gennaio, alle 18.30 nello spazio Arci Samarcanda di via Cuzzocrea.


Una parola antica tradotta nel suono gutturale dei pescatori per annunciare l’avvistamento dei tonni a largo delle coste, un urlo di gioia a cui seguivano lanci e fragori di bombe in mare, una pratica illegale diffusa tra i pescatori dello Jonio al fine di ricavare più pesce possibile in poco tempo e sopperire ai lamenti dello stomaco. Lo
spettacolo narra la contesa di mare tra due anziani pescatori e le vicissitudini di quella che fu la “Cecella”, il miglior peschereccio dello Jonio, negli anni del fascismo fino alle porte della seconda guerra mondiale. Tratto da racconti orali di anziani calabresi, “Bollari” è una storia di mare che si chiude sopra il deserto dei valori di un mondo travolto dal regime e dalla guerra. La recitazione è scandita dalla respirazione e dalla gestualità ricercata, dalla musicalità di una lingua, arcaica, poetica e comprensibile a tutti di fronte alla quale è impossibile non farsi travolgere e affascinare. Come sottofondo il rumore languido della spuma del mare, quel mare di gioie e di dolori, su cui si riversano la fame e la miseria del tempo.

Quel mare su cui i personaggi rinnovano il proprio spirito e battono i remi – forse – alla conquista della propria libertà. Una narrazione misteriosa e suggestiva come fiabe d’altri tempi, in una lingua che inventa se stessa nel dipanarsi degli eventi, dove tutto si traduce in parola. La tradizione dunque vive nella contemporaneità, perché capace di raccontare il vivere quotidiano di chiunque. “Bollari: memorie dallo Jonio” sembra voler strappare all’oblio la tradizione calabrese, un patrimonio unico nella sua specificità poiché immateriale. Tra la Campania e la Sicilia in mezzo ci sta la Calabria la cui identità sembra essere scomparsa nell’abisso, in un profondo buco nero. Eppure c’è ancora chi racconta, sono pochi, decimati dall’indifferenza, travolti da una cultura vuota che spinge a diventare ciò che non siamo. Eppure sulle rive dello Jonio tra i gozzi e le reti ammassate c’è ancora chi tramanda il sapere, o meglio gli avvenimenti utili allo spirito di coloro che verranno e/o saranno. Sono “Aedi” dell’ultimo secolo, dal volto scavato, stanco di rughe, hanno il dono di raccontare per sintesi, per catene di immagini suggestive che non possono essere lette singolarmente ma soltanto nel loro insieme complesso fatto di gesti, ritmi, ripetizioni. Un patrimonio “letterario” che vive solo in un filo diretto che passa da bocca a bocca. Ciò che rimane è un tappeto musicale che accompagna lo spettatore per mano in una Calabria autentica, lontana geograficamente, ma vicina a tutti poiché profondamente umana.

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