sabato,Aprile 20 2024

La provocazione di Mammoliti: «Mia condanna folle, ma non farò appello»

Il penalista locrese, coinvolto nell'inchiesta "Mandamento Ionico", non presenterà ricorso: «Il mio arresto muoverebbe le coscienze»

La provocazione di Mammoliti: «Mia condanna folle, ma non farò appello»

Una sentenza che considera ingiusta, ma contro cui sta pensando di non presentare ricorso in appello. Non ha perso il gusto della provocazione il penalista Pino Mammoliti, condannato in abbreviato a 3 anni di reclusione nel processo scaturito dall’inchiesta della Dda “Mandamento Ionico”. Su di lui quasi dieci anni di indagini, iniziate nel 2010, per capire se  fosse il referente delle cosche di Locri. Il tutto nasce dal narrato del collaboratore di giustizia Domenico Oppedisano, il quale raccontò ai magistrati che sarebbe proprio l’avvocato Mammoliti uno dei registi della “pax” tra i Cordì e i Cataldo.

Dall’iniziale ipotesi accusatoria di concorrente esterno con i clan di Locri, il giudice ha ritenuto sussistente l’ipotesi del favoreggiamento. «Lo ha fatto in modo bislacco e originale – ha tuonato il penalista – liquidando la mia vita personale, professionale e politica in una pagina e mezza». Motivazioni ritenute dal penalista «Irrazionali e folli, pieni di malafede che rendono un servigio a chi vorrebbe estromettermi dalla vita politica e professionale della città. Altro che errori giudiziari, sono inestetismi sociali».

Mammoliti ha dunque annunciato che non farà appello. «Così facendo – ha detto – la mia vicenda finirebbe nel dimenticatoio di una giustizia che segue sussulti emotivi. Un mio arresto muoverebbe invece le coscienze e azionerebbe un moto di indignazione popolare. Posso aver perso delle partite, ma non mi sento affatto uno sconfitto. La mia partita più importante – ha concluso – è contro un sistema che va riformato».

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