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La mostra di Boccioni al MarRc: non solo un evento ma una strategia di conoscenza

L’esposizione, aperta da sabato 8 febbraio, come spiega la curatrice Cagliostro è solo un primo tassello che prevede itinerari, conferenze e sensibilizzazione

La mostra di Boccioni al MarRc: non solo un evento ma una strategia di conoscenza

La mostra di Boccioni al MarRc: non solo un evento, ma una strategia di conoscenza. «L’esposizione – chiarisce Marisa Cagliostro, curatrice dell’evento – è un primo tassello che prevede itinerari, conferenze, partecipazione degli istituti scolastici e, più in generale, sensibilizzazione per i legami con artisti, come Boccioni, che dobbiamo rinsaldare per sentirci culturalmente partecipi di un mondo non solo italiano ed europeo ma anche internazionale».

La proposta prosegue «si inserisce nella programmazione del museo nazionale che peraltro è l’unica sede in cui si può fare una mostra che abbia tutte le cautele richieste per i prestiti di opere importanti». Nel catalogo, edito nella Collana del MArRC, curato dalla professoressa Marisa Cagliostro, sono presenti i contributi del direttore del MArRC Carmelo Malacrino e degli studiosi: Alberto Dambruoso, Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, Valentina Tebala, Marisa Cagliostro, Chiara Corazziere, e apparati a cura di Francesca Carneri.

La mostra

Il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria “entra” nella piattaforma del MiBACT dedicata al progetto “Luoghi del Contemporaneo” (promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea e Rigenerazione Urbana), con la Mostra, in Piazza Paolo Orsi, dedicata a “Umberto Boccioni. Un percorso”, a cura di Marisa Cagliostro, già docente di Storia dell’Architettura presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e componente del Comitato Scientifico del MArRC, con Antonella Cucciniello, direttrice del Polo Museale della Calabria. La mostra sarà inaugurata sabato 8 febbraio 2020, alle ore 17.30, nella Sala Conferenze. Sarà aperta al pubblico fino all’8 marzo 2020.

Le opere esposte

Le cinque opere grafiche esposte, appartenenti originariamente alla Collezione privata Winston Malbin e poi pervenuti alla Collezione Bilotti, sono attualmente in deposito presso la Galleria Nazionale di Palazzo Arnone, a Cosenza, in attesa di acquisto da parte dello Stato o di altri enti interessati. Costituiscono un piccolo, ma fondamentale Corpus, fino ad oggi inedito, dal punto di vista critico ed espositivo, che consente una più ampia visione del percorso grafico dell’artista nel primo decennio del Novecento.

Arricchisce ulteriormente l’esposizione, la scultura in bronzo Sviluppo di una bottiglia nello spazio, anch’essa della Collezione Bilotti, ideata nel 1912, il cui gesso fu, dopo la morte di Boccioni e varie vicissitudini, fortunosamente recuperato da una discarica milanese, in pezzi colorati di rosso minio, e ricostruito, per poi dare seguito ad alcune riproduzioni che si trovano in prestigiosi musei e collezioni private.

Boccioni e la sua Reggio

«Amo molto la mia città – afferma Cagliostro – ed è questo che mi guida in ogni iniziativa. Mi sono resa conto che i nostri giovani, ma anche i concittadini, hanno dimenticato alcune cose che sono nella nostra storia e che possono rinsaldare per essere più forti, per sentirci culturalmente partecipi di un mondo non solo italiano ed europeo ma anche internazionale». Ed una di queste figure è Umberto Boccioni «che è nato a Reggio Calabria, vicino piazza Duomo, dove c’è una lapida che lo ricorda.

Nessuno però nessuno alza gli occhi per guardare, perché è sbiadita e non è illuminata. Si è persa anche la memoria di questa lapide collocata lì da un’amministrazione degli anni Ottanta. Un personaggio che ha vissuto solo 36 anni, e io sono voluta entrare nella sua vita privata». Racconta Cagliostro che «nel 2014 non si sapeva che fosse nato a Reggio Calabria e il comune ha dovuto fornire la copia dell’atto di nascita, rivendicandone i natali».

Ma Boccioni a Reggio non è solo nato ed è andato via. «Ha vissuto i primi anni qui col padre, commesso di prefettura, per poi seguirlo a Catania e al Sud frequentò le scuole inferiori. «Alcuni critici hanno individuato un Boccioni meridionale: per la sua luce, il mare. Parliamo di Maurizio Calvesi il suo maggiore critico, Alberto Dambruoso che ha fatto l’ultimo catalogo completo delle opere di Boccioni e lo ha presentato qui qualche mse fa e Tonino Sicoli che è il direttore del Maon (Museo dell’arte dall’Ottocento al Novecento) di Rende che ha ospitato le opere di Boccioni».


Da sinistra Palazzeschi, Boccioni,Papini,Carrà.Marinetti, Boccioni.

La storia di Boccioni prosegue a Reggio anche dopo la sua morte. «Marinetti voleva che ci fosse una scultura di Boccioni nella città dello Stretto e sperava di farlo ma vi riuscì. Così i reggini, presi anche dalla ricostruzione dopo il terremoto si dimenticarono di lui i reggini. Ma nel 1933, alcuni futuristi siciliani, scrissero al podestà reggino affinché celebrasse la figura di Boccioni. Il podestà accettò e al teatro Siracusa, Marinetti fece un discorso di commemorazione di Boccioni e una cena futurista al Miramare».

L’idea dell’esposizione

«Nel nostro passato ci sono due grandi mostre su Boccioni, con opere provenienti da musei di tutta Italia – afferma la curatrice – la molla che mi ha fatto scattare questa richiesta insistente e pressante nell’ambito del consiglio scientifico del museo è stata l’anniversario 2016 del centenario della morte di Boccioni, celebrato in tutta Italia: a Reggio non se n’è parlato per nulla, capisco che la città ha tanti problemi e non voglio mettere la cultura tra le priorità.

L’ho chiesto per tempo, ma per una serie di problematiche burocratiche, sono stati necessari anni di attesa paziente per tessere rapporti con la pinacoteca civica di palazzo Arnone a Cosenza. Ed ancora la pinacoteca Nazionale che aveva in deposito questo nucleo di 5 disegni, che mi è stato suggerito dall’attuale collezionista proprietario, architetto Roberto Bilotti, erede di quel Carlo Bilotti che aveva acquistato all’asta il nucleo maggiore di disegni di Boccioni al mondo cioè 200 disegni che poi morto lui si sono dispersi, in vendite aste o donate a musei.

Boccioni da bambino

La mia idea era di fare una piccola mostra, è solo una prima tessera di un mosaico che vorrebbe restituire alla città, attraverso vai modi, la consapevolezza di essere stata il luogo in cui sono nate o si sono sviluppate delle creatività delle potenzialità di altissimo livello, poi riconosciute a livello nazionale ed internazionale e Boccioni è una di queste».
L’ultimo evento su Boccioni risale a 15 anni fa, nel 2005, quando nel ridotto del Cilea, sono state esposte 65 stampe, per un mese ma senza grande affezione e partecipazione.

L’ultimo evento su Boccioni risale a 15 anni fa, nel 2005, quando nel ridotto del Cilea, sono state esposte 65 stampe, per un mese ma senza grande affezione e partecipazione.

L’itinerario dei luoghi del futurismo

La mostra afferma Cagliostro «Non è un’esibizione di chi l’ha fatta o di quello che viene esposto ma è l’inizio di un piano che tende a valorizzare i luoghi in città dove si può riconoscere l’importanza del futurismo e il patrimonio di arte contemporanea». E l’itinerario pensato dalla Cagliostro sui luoghi del futurismo annovera: la pinacoteca civica «dove c’è un quadro di Enzo Benedetto, reggino, seguace di Boccioni»; Palazzo Crupi dove, tra le opere della collezione “Campolo” ci sono dei pittori molto vicini a Boccioni, suoi contemporanei che hanno lavorato con lui o che si sono ispirati a questa corrente del futurismo».


Un itinerario che dovrà passare necessariamente dalla casa in cui nacque Boccioni vicino piazza a Duomo. «Tasselli per coinvolgere la città, aiutata dai social per dire tutto ciò che la mostra non potrà dire: sono coinvolte America, Italia, Cosenza e Reggio Calabria – e aggiunge – Carlo Bilotti era un calabrese che aveva fatto fortuna in America e investiva, con la moglie americana, nel campo delle profumeria. Ha investito per creare una fortuna pazzesca, parte della quale, morto lui è adesso a Roma nell’Aranciera di Villa Borghese».

La casa dove nacque Boccioni

Futurismo e fascismo

«La strategia è restituire alla città Boccioni con le sue origini, la sua creatività derivata dal fatto che avesse vissuto al Sud, il fatto che è ritornato in Calabria con delle opere acquistate da un calabrese». Sulle contiguità e i punti di accordo tra futurismo e fascismo la curatrice ha chiare le idee: «I futuristi erano delle persone creative che volevano cambiare integramente, capitati negli anni di estrema destra, loro volevano la guerra erano interventisti perché pensavano a cacciare gli austriaci dall’Italia, una cosa che volevano fare anche i Carbonari, quindi loro non erano fascisti erano per un cambiamento radicale.

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