martedì,Dicembre 3 2024

Navi dei veleni, «riaprire le indagini del capitano De Grazia»

La senatrice Corrado (M5S) presenta un’interrogazione parlamentare al ministro Bonafede per chiedere una mappatura dei fondali e controlli sullo smaltimento illecito dei rifiuti. Sullo sfondo la morte del capitano, ucciso per le inchieste che stava svolgendo

Navi dei veleni, «riaprire le indagini del capitano De Grazia»


Riaprire le indagini condotte dal capitano Natale De Grazia. È questo ciò che chiede la senatrice del M5S, Margherita Corrado, con la sua interrogazione al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Un atto, quello della parlamentare pentastellata, allargato anche ad altri dicasteri come quello dell’Ambiente, della Salute e delle Politiche Agricole.

«Per truffare le assicurazioni e sbarazzarsi di rifiuti industriali, ma forse anche radioattivi, evitando i costi dello smaltimento legale – afferma la Corrado – nei decenni passati i fondali intorno alle coste del Sud Italia sono stati trasformati in un cimitero di ‘navi dei veleni’ o ‘navi a perdere’, come dimostrato da recenti inchieste giornalistiche e saggi ben documentati».

Margherita Corrado parlare di un mistero «ormai non più tale» che prende le mosse dall’indagine di De Grazia sulla nave “Rigel”, affondata nel 1987, quale tassello di un puzzle «che oggi bisogna avere il coraggio e il buon senso di completare. Lo Stato deve giustizia alla memoria del Capitano ma ha anche l’obbligo morale di fare luce su tutte quelle oscurità abissali (in senso proprio e metaforico) che finora non sono state scandagliate non per mancanza di mezzi tecnici ma di volontà».

De Grazia avvelenato

Come si ricorderà, ad indagare sulle navi a perdere fu un pool di investigatori all’epoca guidato dal pm di Reggio Calabria Francesco Neri, la cui punta di diamante era rappresentata dal capitano Natale De Grazia morto in circostanze poco chiare una sera del dicembre del 1995. La causa ufficiale del suo decesso fu quella di arresto cardiaco. Ma nel 2012, a seguito di una lunga e laboriosa attività della commissione parlamentare d’inchiesta, venne fuori da una perizia come il capitano «non sia morto di morte improvvisa mancando qualsivoglia elemento che possa in qualche modo rappresentare fattore di rischio per il verificarsi di tale evento» riferiva il perito alla commissione.

«Si trattava infatti di soggetto in giovane età, in buona salute, senza precedenti anamnestici deponenti per patologie pregresse, che conduceva una vita attiva e, come militare in servizio, era sottoposto alle periodiche visite di controllo dalle quali non sembra siano emersi trascorsi patologici. E per altri versi l’esame necroscopico, al contrario di quanto è stato prospettato attraverso una analisi non attenta e piuttosto superficiale dei reperti anatomo ed istopatologici, non ha evidenziato nessuna situazione organo-funzionale che potesse costituire potenziale elemento di rischio di morte improvvisa. E nemmeno quanto riferito dalle persone che erano presenti alla morte e che ne seguirono le fasi immediatamente precedenti, si accorda con una ipotesi di morte cardiaca improvvisa».

Il perito, dunque, parlò di «cause tossiche» ossia di sostanze velenose che portarono alla morte del capitano: «Sembrerebbe più trattarsi di morte cardiaca secondaria a insufficienza respiratoria da depressione del sistema nervoso centrale, come suggestivamente depone il quadro di edema polmonare così massivo – dichiarò il perito –  incompatibile quasi con un arresto cardiaco improvviso del tutto a sintomatico; come suggestivamente depongono le manifestazioni sintomatologiche riferite da chi ha potuto osservare il sonno precoce, il russare rumoroso, quasi un brontolio, la risposta allo stimolo come in dormiveglia, il vomito; tutte manifestazioni queste che, anche se non patognomoniche, ben si accordano con una progressiva depressione delle funzioni del sistema nervoso centrale».

Una nuova inchiesta?

In attesa che possano giungere concreti risvolti sulla morte del capitano, la senatrice Corrado affonda il colpo: «I costi delle bonifiche e i potenziali contraccolpi sull’opinione pubblica non possono, infatti, continuare a rappresentare un alibi per giustificare l’immobilismo e il caso dell’inquinamento da contaminazioni chimiche e radiologiche della valle dell’Oliva, oggi in tribunale, è esemplare al riguardo».

Da qui la richiesta: «Serve, dunque, tornando ai nostri mari, una mappatura geo-chimica dei fondali territoriali di Calabria, Puglia, Basilicata, Campania e Sicilia in grado di indicare la qualità chimica dei sedimenti; servono controlli sugli smaltimenti illeciti di rifiuti nelle acque territoriali ed internazionali, ieri e oggi; servono controlli radiochimici sul pescato ionico/tirrenico; serve una mappatura degli eventuali spiaggiamenti di contenitori di rifiuti industriali; serve cercare e identificare la posizione di tutte le ‘navi dei veleni’.

Serve, soprattutto, onestà intellettuale e trasparenza nella raccolta dei dati e nella loro condivisione con una collettività che non può essere sempre trattata con sufficienza e tenuta all’oscuro di informazioni essenziali per la propria salute e qualità di vita». Staremo a vedere se l’interrogazione della senatrice avrà un seguito.

Articoli correlati

top