venerdì,Aprile 19 2024

«Cantiere abusivo in centro», esposto di Chizzoniti in Procura

Protagonisti della vicenda una coppia di coniugi che denunciano il comportamento «omissivo» delle istituzioni cittadine

«Cantiere abusivo in centro», esposto di Chizzoniti in Procura

Pesantissimo esposto, già depositato presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, dagli avvocati Aurelio e Steve Chizzoniti, difensori di una coppia di coniugi reggini, G.T. e A.N., residenti in via San Cristoforo della città, ed afferente «l’allucinante esperienza dagli stessi vissuta a seguito dello sconcertante “modus operandi”, irresponsabilmente omissivo, assunto, sin dal 27 dicembre scorso, dalle istituzioni cittadine di riferimento».

Gli istanti, hanno, infatti, denunciato agli inquirenti l’incredibile calvario cui sono stati sottoposti per oltre quarantacinque giorni da uomini in divisa e non, nel cui contesto, nonostante le continue segnalazioni formalizzate presso diversi uffici comunali, riguardanti un cantiere abusivamente avviato da un vicino di casa per eseguire lavori edilizi, hanno dovuto incassare il gelido e preoccupante disimpegno degli stessi.

Infatti, la Polizia di Stato si è immediatamente dichiarata incompetente per materia, quella Municipale ha comunicato di non potere eseguire il richiesto sopralluogo per metodica “carenza di pattuglie”, mentre i funzionari del settore tecnico comunale, hanno più volte opposto l’impossibilità ad intervenire poiché le autovetture di servizio “erano senza carburante”.

Soltanto l’8 febbraio scorso, dopo l’ennesima accorata segnalazione alla P.U., per avvertire che “nella zona parcheggio dello stabile insisteva un’autovettura parcheggiata che occupava gran parte della carreggiata, ostruendo l’uscita di altri autoveicoli, si è registrato il timido sopralluogo dei vigili urbani, però improduttivo di qualsivoglia conseguenza. Agli stessi, nella circostanza, i due coniugi hanno, altresì, comunicato che nel report fotografico relativo al rilascio della richiesta di autorizzazione, erano stati prodotti rilievi fotografici, non relativi ai lavori in corso al piano terra dell’immobile, bensì riferite al primo piano dello stesso.

Dopo qualche giorno, gli esponenti hanno, purtroppo, constatato che nell’area parcheggio dello stabile, era sparito il lucchetto e la catena che delimitava la stessa e da sempre utilizzata dalla famiglia N. T., constatando, altresì, quanto mai amaramente, che il muro abusivo di recinzione dell’area era stato costruito nonostante all’interno vi fosse parcheggiata l’autovettura di proprietà dei denuncianti. Rimasti letteralmente appiedati. Nella stessa circostanza, reiteravano invano la richiesta di immediato intervento, che, more solito, è stato pretestuosamente negato perché, secondo la P.M. “era tutto regolare…”.

Soltanto il 12 febbraio, dopo oltre quarantacinque giorni all’avvio dei lavori, si è registrata l’azione risolutiva della P.M., che ultra-tardivamente ha, finalmente, sequestrato tutto il cantiere al piano zero, compresa l’autovettura “incapsulata” all’interno delle opere abusivamente eseguite. In quest’ottica, i denuncianti sono rimasti a dir poco esterrefatti, quando, attraverso gli avvocati Aurelio e Steve Chizzoniti, hanno attinto notizie comunicabili presso la Procura della Repubblica, apprendendo con costernato stupore che i denuncianti, che hanno subito anche “l’esproprio” dell’autovettura di famiglia (ancora oggi bloccata all’interno del cantiere), non erano riconosciuti parte offesa e, quindi, la richiesta è stata disattesa.

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