venerdì,Aprile 19 2024

Castello Aragonese, in mostra permanente il commentario di Rashi

La prima stampa del prezioso libro è avvenuta il 5 febbraio 1475 in una delle prime stamperia della storia con sede proprio nella giudecca di Reggio

Castello Aragonese, in mostra permanente il commentario di Rashi

Il Castello Aragonese accoglie la mostra permanente il commentario di Rashi con l’obiettivo di far conoscere, promuovere e valorizzare l’enorme eredità culturale che la presenza ebraica ha lasciato in città.

L’iniziativa è volta a celebrare, a distanza di 545 anni, uno storico evento avvenuto proprio nella città di Reggio Calabria nel febbraio del 1475: la prima stampa con data certa del commentario al Pentateuco del rabbino Solomone Yitzchaki, conosciuto come Rashi, il più grande commentatore della Torah e del Talmud del medioevo ebraico. La prima stampa del prezioso libro è infatti venuta alla luce  il 5 febbraio 1475 in una delle prime stamperia della storia con sede proprio nella giudecca di Reggio Calabria.

La stamperia era gestita dallo straordinario stampatore Abraham ben Garton, iniziatore della produzione tipografica ebraica e precursore di una nuova tecnica di stampa, all’avanguardia per i tempi, e di un nuovo stile di carattere tutt’oggi studiato. Del prezioso libro, la città di Reggio Calabria detiene l’unica copia anastatica al mondo, sino ad oggi custodita presso la Biblioteca comunale reggina intitolata a Pietro De Nava.

Il convegno inaugurale della mostra “Reggio e il commentario di Rashi: una speciale tipografia reggina“, si è svolto giovedì nella Sala Garcilaso de la Vega del castello, presenti, tra gli altri, il sindaco Giuseppe Falcomatà, l’assessore alla valorizzazione del patrimonio culturale Irene Calabrò, Ada Arillotta, della soprintendenza archivistica e bibliografica della Calabria, la studiosa Debora Penchassi, responsabile culturale della  Lincoln Square, Manhattan, New York, Giuseppe Putortì, direttore generale del Comune,  Roque Pugliese, responsabile Regione Calabria per la comunità ebraica di Napoli, Franco Arillotta, componente della Deputazione storia patria di Reggio, Daniele Castrizio, ordinario civiltà antiche e moderne all’università di Messina. Ha moderato Anna Foti.

L’evento, che ha ricevuto il Patrocinio dell’UCEI – Unione delle Comunità ebraiche italiane- e della Comunità ebraica di Napoli, è stato realizzato grazie all’impiego dei fondi regionali FUC di cui alla L. R. 19/2019 – Avviso pubblico “Contributi ad attività culturali in attuazione DGR 64/2019 per celebrazioni e anniversari, seminari e pubblicazioni scientifiche” ed al lavoro progettuale del personale del settore Cultura – Turismo dell’Assessorato alla Valorizzazione del Patrimonio culturale del Comune di Reggio Calabria”.

«Reggio possiede in biblioteca la copia anastatica del Pentatueco, l’originale è alla biblioteca Palatina – spiega l’assessore Calabrò – sollecitati da un studiosa americana, la dottoressa Penchassi, insieme al direttore generale Putortì, abbiamo pensato di accedere a questo Fuc 2020 (Fondo unico cultura della regione) proponendo una mostra permanente del Pentateuco anche perché Reggio è la città che ha avuto la prima stamperia che ha fatto la bibbia Palatina. Una mostra immaginata nella sala prigioni del Castello, una sala indipendente anche rispetto alle aperture e li verrà esposto il Pentatuco. L’obiettivo dell’esposizione, per la sua importanza, è quello anche di attrarre un pubblico internazionale».

«Arriviamo a questo appuntamento – afferma il sindaco Giuseppe Falcomatà – perché la mostra per questa città è un tassello di un mosaico più ampio, di un percorso iniziato da più tempo. Oltre all’altissima valenza culturale, l’iniziativa è l’occasione di poter ribadire che questa è la città dei diritti di tutti, accogliente, inclusiva che non da oggi ma perché lo dice la sua storia.

Da qui la necessità di recuperare parti e pezzi di storia della nostra città che si conoscono meno rispetto ad altri, che riguardano la grande produzione culturale che c’è stata, o le attività di insediamenti, come quello della comunità ebraica: la giudecca non era un ghetto ma il centro delle attività commerciali della città, un percorso di conoscenza ma anche un percorso che cementa e consolida un’amicizia con un popolo e una comunità quella ebraica. Senza mai dimenticare che la storia è ciclica.

La mostra è importante che sia visitata soprattutto dai più giovani, possiamo fare tesoro di ciò che è successo grazie ad un percorso di immagini che ci dice cosa siamo stati cosa e che cosa non dobbiamo più essere e che contribuisca alla nostra formazione personale e culturale».

Penchassi si è soffermata sul soggiorno degli ebrei in Calabria partendo «dal periodo rinascimentale italiano – che – ha lasciato impronte incancellabili sulla nascita della stampa ebraica in Italia, l’età d’oro della stampa ebraica è durata quasi fino alla fine del XVIII secolo a Venezia, capitale dell’editoria ebraica, fornendo materiale religioso ed intellettuale a tutta la diaspora ebraica».

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