giovedì,Aprile 25 2024

Verso l’8 marzo, la storia di Yvette per dire no alla violenza sulle donne

Il libro autobiografico scritto dalla mediatrice culturale presentato a Reggio. Nucera: «Da lei un messaggio di forza»

Verso l’8 marzo, la storia di Yvette per dire no alla violenza sulle donne

L’assessore alle politiche sociali, pari opportunità e minoranze linguistiche del comune di Reggio Calabria Lucia Anita Nucera e il Movimento “Non una di meno” hanno proposto la presentazione del libro “Perché ti amo” di Yvette Samnick, un testo denuncia ed autobiografico delle violenze subite dagli uomini della sua vita.

Yvette Samnich è nata in Camerun nel 1985, ha tre lauree, di cui una conseguita all’Università  degli Studi della Calabria; collabora con diverse associazioni umanitarie e socio-assistenziali che tutelano donne migranti e vittime di violenza, è mediatrice culturale presso il Centro Antiviolenza “Roberta Lanzino”, affiliato a D.i.Re. Dalla sua esperienza è nata l’ACLVF (Associazione Camerunense per la Lotta contro la Violenza sulle Donne) che si occupa di aiutare le donne vittime di violenza nel suo Paese, dove con i proventi del suo libro vorrebbe aprire un CAV (Centro Anti Violenza). All’incontro al Castello Aragonese, erano presenti le rappresentanti del Movimento  e  Marta Picardie operatrice del CAV “Roberta Lanzino” di Cosenza.

La  storia di Yvette parte dal Camerun per arrivare a Cosenza e ritrovarsi con un uomo violento, lei che aveva conosciuto la violenza sulle donne proprio nella sua stessa casa, dove un padre padrone e con tante mogli, dominava le stesse e i figli da esse avuti, tra cui Yvette, che fin da subito comprende il dilagare assurdo della violenza paterna, che le impediva di vivere una vita normale pur avendone la possibilità.

Il libro autobiografico, che racconta la sua esperienza con quest’uomo calabrese da cui ha avuto anche un figlio e del quale è stata oggetto di violenza, fisica, psicologica, economica, ed il suo tortuoso percorso psicologico in cui ha fatto i conti con l’abbandono, la rabbia, la solitudine ma che l’ha portata, anche, a fare i conti con se stessa e a voler proteggere il suo bambino, in una spinta liberatoria tale da decidere, sfruttando positivamente la sua dolorosa esperienza, di mettersi al servizio di tante altre donne.

«E’ quando la vita ti mette alla prova -ha detto Yvette- che emerge la forza che hai e che non immaginavi di avere. Non tutte le tempeste arrivano a distruggerti la vita. Alcune ripuliscono il tuo cammino. Non permetterò più ad un uomo di dirmi di fare silenzio e non accetterò il ruolo della donna che deve stare a casa a badare i figli. Sono libera e padrona del mio corpo e delle mie scelte».

Un messaggio di forza e di consapevolezza per tutte le donne: «La testimonianza di Yvette- ha evidenziato Lucia Anita Nucera- è forte, ma serve a comprendere che dalla violenza si può uscire e  si deve denunciare. Le donne non sono sole, tutti insieme, dobbiamo fare rete perché ci sia per loro il giusto sostegno e aiuto, e che il seme del rispetto per l’altro sia diffuso tra le nuove generazioni».

Articoli correlati

top