giovedì,Marzo 28 2024

Coronavirus, la preghiera del Papa: «Perchè avete paura?»

Il Pontefice, in una piazza San Pietro deserta, ha sfidato la pioggia impartendo la benedizione urbi et orbi

Coronavirus, la preghiera del Papa: «Perchè avete paura?»

«Perchè avete paura? Non avete ancora fede?». E’ uno dei passaggi più significativi della preghiera trasmessa in tutto il mondo di Papa Francesco, che ha sfidato la pioggia in una Piazza San Pietro deserta chiedendo la fine della pandemia.

Il momento di preghiera ha previsto un momento di ascolto della Bibbia, una supplica «in questo tempo di prova», l’adorazione eucaristica, e sarà conclusa da una benedizione Urbi et Orbi («Alla Città — cioè a Roma — e al Mondo») a cui sarà annessa la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria. La formula dell’indulgenza sarà pronunciata dal cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro.

L’indulgenza plenaria è lo strumento che — secondo la dottrina cattolica — rimette totalmente le pene che sono state maturate con i peccati (anche quelli che sono stati già perdonati da Dio e assolti dal sacerdote con la confessione). Secondo la dottrina cattolica, quelle pene — se non rimesse — verrebbero scontate nel Purgatorio. Per conseguire le indulgenze, i fedeli devono pentirsi, ripudiare il peccato e confessarsi.

Il brano di Vangelo scelto è stato quello della tempesta sedata: vi si racconta dell’attraversamento notturno del mare di Galilea quando giunta una tempesta di vento, che rischia di far affondare la barca sulla quale si trovano, i discepoli svegliano Gesù, che «stava a poppa, e dormiva», con le parole: «Maestro, non ti importa che siamo perduti?». Gesù, dopo aver calmato il mare con un rimprovero, chiese ai discepoli: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».

Di fronte al virus, ha detto il Papa, siamo «tutti sulla stessa barca: tutti». «Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi», ha detto il Papa. «Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Ci sentivamo forti e capaci di tutto. Ma la tempesta ha smascherato la nostra vulnerabilità e lasciato scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri ego sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli».

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