giovedì,Aprile 25 2024

Movimento per la rinascita del Pci e l’unità dei comunisti: «Ci si ricorda che esistono i forestali?»

Per il segretario provinciale Lorenzo Fascì, «la risposta al pericolo di contagio non può essere la chiusura generalizzata dei cantieri»

Movimento per la rinascita del Pci e l’unità dei comunisti: «Ci si ricorda che esistono i forestali?»

Lorenzo Fascì, segretario provinciale di Reggio Calabria del Movimento per la Rinascita del Pci e l’Unità dei Comunisti, accende i riflettori sulla condizione «di sofferenza», in cui vivono i forestali calabresi. «Il punto è che oggi i cantieri forestali sono chiusi a causa del Covid-19 – afferma – e ciò nonostante non ci sono stati casi di contagio tra i dipendenti; non vi sono casi di contagio nei cantieri. Peraltro, sarebbe stata comprensibile la sospensione dei cantieri esistenti nei paesi catalogati in “zona rossa”. Invece, in Calabria, si è deciso di chiudere i cantieri; tutti ed indiscriminatamente.

Questa scelta è sbagliata; è come tagliare un albero intero perché su quell’albero c’è un ramo secco. Peraltro i cantieri rimangono ancora chiusi a tutt’oggi; nonostante la Calabria non è più zona rossa e l’RT, salve piccolissime eccezioni, è sceso verticalmente. La risposta al pericolo di contagio non può essere la chiusura generalizzata dei cantieri; ma, in applicazione dei principi di efficienza ed efficacia che presiedono l’azione della Pubblica amministrazione, avviare una campagna di prevenzione (tamponi periodici ad ogni cantiere)».

Fascì spiega che «nell’ultimo mese si sono susseguiti incontri; comunicati di sollecito; le organizzazioni sindacali hanno incontrato le Istituzioni preposte, ma a nulla è servito. Si era proposto il riavvio dei cantieri a partire da giorno 12 aprile; ma siamo a giorno 18 aprile e nulla si è mosso. Il fermo dei cantieri non è indifferente. Da un lato i dipendenti sono, da mesi, in cassa integrazione, con una decurtazione dello stipendio; (peraltro, a causa del mancato rinnovo contrattuale è stata applicata la CIG riguardante i braccianti agricoli e non quella relativa al Comparto idraulico-forestale).

Ma soprattutto non vengono messi in condizione di poter svolgere il servizio al quale sono preposti a tutela del nostro territorio montano. È questo l’aspetto più grave: le nostre montagne; le nostre colline; i nostri corsi d’acqua sono da mesi abbandonati! Eppure, la Calabria è un unicum; ed è un unicum perché – oltre ad un mare fantastico – ha dei boschi bellissimi; delle varietà arboree rarissime; alberi centenari; corsi d’acqua bellissimi; il panorama che si apre a chi si reca nelle nostre montagne è senza eguali; con quella particolarità di poter stare con i piedi nella neve e di vedere il mare.

Non possiamo non dire che i problemi di oggi sono anche l’effetto riflesso di anni di politiche che hanno trascurato; non considerato il valore del patrimonio montano; senza nemmeno considerare che il controllo, la tutela del nostro territorio montano non è solo un valore aggiunto ma è anche una esigenza imprescindibile che riguarda la prevenzione del rischio idrogeologico; rischio del quale ci ricordiamo solo – purtroppo – quando eventi atmosferici provocano frane; smottamenti. Purtroppo le Istituzioni dimenticano troppo spesso che siamo una delle regioni più a rischio idrogeologico; e questa dimenticanza per esempio ha avuto come riflesso, la costante riduzione dei trasferimenti da parte del Governo».

Per Fascì, «identica indifferenza arriva dalla nostra Istituzione regionale: nessun progetto di valorizzazione; nessun “master plan” volto a utilizzare i nostri boschi; a sfruttare i corsi d’acqua; la Giunta è lontana mille miglia. Non è un caso che da Afor a Calabria Verde è cambiato solo il nome (semmai è peggiorata la situazione generale).  Commissari c’erano prima e Commissari ci sono oggi. Ed i Commissariamenti non sono mai sistemi di rilancio ma solo di contenimento della spesa. Tant’è che le risorse umane addette a tale delicato settore si sono vieppiù ridotte. Oggi la forestale può contare su una forza lavoro pari ad 1/3 di quella esistente 15 anni fa. Oggi i forestali sono meno di 10.000 (anni orsono erano 3 volte in più) e, peraltro, il personale esistente non è messo in condizione di espletare il servizio al quale è preposto per carenza di progetti; di attrezzi; di programmazione.

Ancora oggi le maestranze sono dotate solo degli stessi strumenti manuali che avevano in dotazione 50 anni fa! NO droni; NO elicotteri; NO mezzi moderni. No. Non è questa la Calabria che vogliamo. E se vogliamo provare convintamente a risollevare la nostra Regione dobbiamo investire (anche utilizzando al meglio le ipotizzate risorse provenienti dal Ricovery fund); programmare e progettare a partire dalla nostra montagna; sicuramente migliorare la Calabria significa investire risorse, intelligenze; implementare gli organici con nuove risorse giovani tali che possano coniugare esperienze antiche (il sapere dei nostri forestali che più di ogni altro conoscono le nostre montagne) con le conoscenze nuove (giovani che possano aggiungere esperienze, progetti ed idee che sono praticate in altre regioni d’Italia e del mondo più avanzato. Proveremo ad approfondire tale questione – conclude – che riteniamo primaria con altre idee e con altre azioni; anche incontrando – nei cantieri (avvieremo un programma di ascolto dei forestali) – le maestranze in modo da poter attingere suggerimenti, idee e comprendere meglio i vulnus esistenti e provare a superarli».

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