sabato,Aprile 20 2024

Se i calabresi sentono propria solo una parte della Calabria

L’identità di un popolo plasma i luoghi e l’ambiente. Quando il senso di comunità viene annichilito dalla storia e dal racconto che ne fanno i vincitori, si perde la propria essenza culturale e il brutto dilaga, come il caos urbanistico e il “non-finito” che punteggia ogni angolo di questa regione

Se i calabresi sentono propria solo una parte della Calabria

di Pino Aprile –

Percorri la Calabria e trovi il paesaggio calabrese (bello!), non il paesaggio dei calabresi (almeno odierni), come se la Calabria ci fosse ma i calabresi non ne facessero parte, se ne vedessero estranei; o, per essere più precisi: non avvertissero come propria l’intera regione e l’intera comunità, ma solo la mappa della loro residenza, delle loro frequentazioni. Lo dico esagerando, per rendere più chiara la cosa: come se avvertissero comunanza solo con la geografia fisica e umana dei propri interessi e affetti e il resto della Calabria e dei calabresi fossero altro e altri, magari pure “contro”.

I paesaggi calabresi

Cosa intendo dire? Chi va in Toscana, vede e ammira il paesaggio toscano, il verde un po’ meno trasparente di quello della campagna laziale, ma anche più regolare, ordinato, scandito dai casali vasariani, i muri che pur se nuovi sanno di antico, la punteggiatura prevedibile dei borghi sui colli. Insomma, hai la Toscana e la mano dei toscani. Vedi l’una e l’altra. E così in altri luoghi in cui terra e gente sono in reciproca appartenenza, condivisione.
Non altrettanto in Calabria (e questo vale anche per quasi tutto il Sud, dove più, dove meno). La cosa è evidente nelle periferie (la peggiore possibile, forse, ma gli ex-aequo sarebbero tanti, è la catena di brutture che inanellano la costa reggina sullo Stretto, nonostante “il più bel lungomare d’Italia). Cosa vedi? Ognuno la sua casa, senza alcuna attenzione né idea di armonia con quel che c’è intorno. E non si commetta l’errore di ritenere che questo sia dovuto alla povertà edilizia (abitazioni spesso al limite del baraccamento, come realizzate con materiali di risulta, avanzi, muri non intonacati ma infissi di qualche pregio, per dire): guardate i centri storici, la loro bellezza. Non hanno avuto un architetto che li abbia disegnati, ma tutto, dalla stamberga del povero al castello del nobile, passando per la bottega del fabbro o la cattedrale, è in equilibrio di forme, colori, direzione, pur se ognuno costruì secondo i propri bisogni, ambizioni, possibilità.

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