Reggina, l’editoriale: l’equilibrio del sapere che tutti possono sbagliare
L'editoriale amaranto dopo Reggina-Cremonese, con l'analisi del match perso dagli amaranto con i grigiorossi

La buccia di banana, nella vita, sta sempre dietro l’angolo. La caduta rende l’uomo essere perfettibile e, in fondo, è anche giusto così perché diversamente saremmo tutti quanti dei freddi automi. Figurarsi, poi, pensare di non applicare questo concetto ad un mondo complesso come quello dello sport. Sarebbe, semplicemente, assurdo.
E allora non si possono certo far drammi per una sconfitta con la Cremonese, sopratutto se comunque si occupa la sesta posizione di una classifica difficilissima come la Serie B.
Certo, il ko brucia per tanti motivi. In primis perché se Montalto e soci avessero mantenuto il risultato con cui si è andati all’intervallo, oggi parleremmo di una Reggina seconda in classifica. Ma sta proprio in questa componente la consapevolezza di dover essere equilibrati nel sapere che tutti, anche una buona squadra come quella amaranto, possono sbagliare metà partita.
Perché, nei fatti, questo è successo: Cionek, Crisetig e Galabinov, fino ad oggi esemplari, hanno toppato forse i primi quarantacinque minuti della propria stagione. E chiaramente non solo loro. Il risultato ne è una logica conseguenza, ma non un dramma. Anche perché adesso arriva un trittico dal coefficiente di difficoltà elevato e mostrarsi nervosi al mondo non può che generare tensione.
Una tensione che alla Reggina non serve, in vista delle due trasferte di Benevento e Lecce – forse le più dure dell’intera stagione – inframmezzate del turno infrasettimanale con l’Ascoli. Ora più che mai serve unità d’intenti, serenità e un ambiente pervaso dalla consapevolezza che l’errore, in questo contesto, lo possono commettere tutti. Va, semplicemente, capito e analizzato, ma senza drammi, senza eccessivi nervosismi.