Caso Juventus, le motivazioni della penalizzazione: «Illecito grave ripetuto»
La società bianconera ha annunciato che presenterà ricorso al Collegio di Garanzia presso il Coni
Un “illecito sportivo grave, ripetuto e prolungato” da parte della Juve, con “l’intenzionalità” nell’alterare le operazioni di trasferimento, come documentato da “una impressionante mole di documenti” giunti dalla Procura della Repubblica di Torino. E poi la “valenza confessoria” delle intercettazioni dei dirigenti bianconeri, e le prove di documenti nascosti e fatture manipolate.
Come riportato dall’Ansa, le 36 pagine di motivazioni con le quali la Corte d’appello federale spiega il -15 alla Juve nel processo plusvalenze, anticipate dall’ANSA e poi pubblicate dalla Figc, sono un duro atto d’accusa al club bianconero, per i bilanci dal 2019 al 2021.
Intanto, la società bianconera ha annunciato che presenterà ricorso al Collegio di Garanzia presso il Coni contro la decisione della Corte d’appello della Figc. I termini previsti per inoltrare il ricorso sono di 30 giorni. Il Collegio potrè valutare eventuali vizi di forma, errate interpretazioni delle norme di giustizia sportiva o violazioni del diritto di difesa.
Sulla base delle 14 mila pagine di atti giudiziari inviate dalla procura di Torino a Giuseppe Chinè, capo della procura federale, la Caf ha intanto costruito un quadro allarmante in tema di plusvalenze. L’aggravante, a giudizio della corte presieduta da Mario Torsello, è nella “pervasivita’ a ogni livello della consapevolezza” di quanto fosse artificioso quel “modus operandi”. Da Paratici a Cherubini, da Agnelli a tutto il cda, fino “all’azionista di riferimento” (citata l’intercettazione tra Andrea Agnelli e John Elkann), passando per i principali dirigenti e (“in buona fede”) l’allenatore, tutti erano consapevoli di quanto fossero artificiosi gli scambi che portavano a plusvalenze fittizie.
Quello dei dirigenti, insomma, «è un canone di comportamento sistematico e non isolato». Il primo degli “elementi dimostrativi”, secondo la Caf, è il cosiddetto “libro nero di FP“, Fabio Paratici, ex ds bianconero ora al Tottenham e squalificato per 30 mesi, redatto in realta’ dal suo successore, Federico Cherubini. Per la Juve un semplice appunto, per i giudici la prova «che Paratici avesse costantemente operato attraverso un sistema di plusvalenze artificiali»; il fatto che la Juve non lo abbia disconosciuto «e la mancata presa di distanza – del club hanno – una portata devastante sul piano della lealtà sportiva».
La Corte sostiene che tutto il quadro di prove arrivate dalla Procura di Torino rende il procedimento un vero e proprio nuovo processo, e per questo lo riapre. Nega la tesi Juve che siano stati superati i termini temporali per la richiesta di revocazione (gli atti giudiziari sono arrivati a Chinè il 24 novembre, come da timbro dei magistrati torinesi); stoppa la Juve nel tentativo di invalidare l’uso delle intercettazioni (a prescindere “dal dibattito odierno” sui limiti del loro uso). Poi, si entra nel merito, per arrivare alla conclusione che sono stati violati i principi di “lealtà sportiva, probità e correttezza” (foto da Dazn).