giovedì,Aprile 25 2024

Alloggi popolari, la proteste delle associazioni reggine

Sit-in di protesta al Cedir contro il dramma degli sfratti e delle famiglie che perdono la casa mentre gli alloggi non vengono assegnati dal Comune anche per la carenza di personale

Alloggi popolari, la proteste delle associazioni reggine

Due casi di sfratto già in fase di esecuzione e nessuna risposta da parte del comune. Continua la sofferenza delle famiglie che a Reggio Calabria stanno vivendo in prima persona l’emergenza abitativa come spiega Giacomo Marino dell’associazione “Un Mondo di Mondi”.

La denuncia è chiara ed è rivolta alle mancanze dell’amministrazione che tarda a dare risposte a famiglie che, nonostante le intemperie dell’inverno, sono ancora costrette a vivere in condizioni impietose. Non mancano i casi urgenti dove, nonostante la presenza di invalidi, nessuna assistenza e stata data dopo l’esecuzione dello sfratto.

Le associazioni cittadine hanno lanciato il loro grido di allarme in ordine ai disagi abitativi, al dramma degli sfratti e alla cattiva gestione degli alloggi popolari con un sit-in al Cedir.

«È difficile comprendere fino in fondo il dramma vissuto dalle persone sfrattate, soprattutto per la gran parte delle famiglie che una casa ce   l’ha  e  non rischia di perderla – scrivono in una nota congiunta le associazioni Osservatorio sul disagio abitativo, Un Mondo Di Mondi  –Giacomo Marino – Cristina Delfino, CSOA  Angelina   Cartella, Società dei Territorialisti/e Onlus,  Centro Sociale Nuvola Rossa, Comitato Solidarietà Migranti, Reggio Non Tace e Collettiva AutonoMia – Tuttavia  è doveroso  provare ad immedesimarsi   in queste situazioni per comprendere  quale grave ingiustizia sociale si stia consumando ai danni di queste famiglie, che hanno un reddito molto basso e non hanno una casa di proprietà. Perdere la casa per sfratto, com’è successo alla famiglia Ferraro ed ad altre famiglie, significa non avere più il luogo di riferimento della propria famiglia e della propria vita. La casa è il luogo che custodisce i rapporti con i propri familiari, è il luogo dove si dorme  al riparo dalle intemperie, il luogo  dove si condivide il cibo con i propri familiari,  il luogo che ci consente di  leggere, di studiare,  di curarci, il luogo attraverso il  quale “abitiamo” la città e curiamo  i rapporti con parenti ed amici. C’è molto altro dietro l’abitare,  ma basta poco per mostrare la  dimensione del dramma». 

A breve per strada un’altra famiglia

«Il 20 febbraio, un’altra famiglia, con 3 minori, subirà uno sfratto esecutivo con la forza – scrivono ancora le associazioni e chissà quanti altri casi di questo genere si verificano periodicamente nella nostra città, nel  silenzio assordante, del Comune e di tutte le  altre Istituzioni pubbliche.  Ma anche di noi cittadini».

Secondo le associazioni le famiglie devono trovare il coraggio di denunciare, ma il Comune ha il dovere di intervenire. «La comunità reggina ha tra i suoi beni comuni circa 7000 alloggi popolari e decine gli alloggi confiscati e  diverse risorse economiche non utilizzate: i canoni degli alloggi popolari, le entrate delle vendite degli alloggi, gli 11 milioni del “Decreto Reggio” per acquisto alloggi, i residui dei fondi  Gescal ed i finanziamenti destinati all’housing sociale. Nel loro insieme  questi beni e risorse costituiscono concretamente  una  risposta reale al dramma della perdita della casa e dei diversi disagi  abitativi. Ma questa risposta, pur essendo disponibile, continua a non essere praticata  dal Comune».  

L’incontro con Fedora Squillaci

La dirigente Fedora Squillaci, ha riferito al presidente dell’associazione Un Mondo di Mondi che il settore alloggi popolari per effettuare tutte le attività di gestione ed assegnazione  ha solo 3 funzionari, i quali provenendo da altri settori non hanno  esperienza delle pratiche di edilizia residenziale pubblica.

«Ci chiediamo perché – concludono le associazioni  – per  un settore di vitale importanza per le famiglie senza una casa , il sindaco non abbia provveduto negli ultimi cinque anni.  Fino a quando questo settore non funzionerà a pieno regime  le associazioni, i movimenti  le famiglie  continueranno  ad esercitare tutte le azioni politiche di denuncia, di proposta e di protesta  per favorire il diritto alla casa fino ad oggi negato».

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