giovedì,Marzo 28 2024

Dieci anni in prima linea a tutela degli ultimi, ReggioNonTace lancia la sfida per il futuro

Un incontro al "Lucianum" per riflettere sul lavoro fatto e sui progetti futuri assieme al sostituto procuratore della Dda, Musolino, e al direttore de "IlReggino.it", Consolato Minniti

Dieci anni in prima linea a tutela degli ultimi, ReggioNonTace lancia la sfida per il futuro

Il 3 gennaio di 10 anni fa una bomba esplose davanti alla sede della Procura generale di Reggio Calabria. Nel pomeriggio di quello stesso giorno, un gruppo di cittadini decise di dire basta e far sentire la propria voce. Fu in quel momento che nacque ufficialmente il movimento ReggioNonTace. Un impegno antimafia che, ben presto, si è tramutato in attenzione rivolta ai più deboli ed a coloro che non riescono ad avere voce.

Così, a distanza di due lustri da quell’evento, il movimento ha organizzato un incontro in cui fare il punto sulle attività svolte, ma anche guardare al futuro. Ospitato all’auditorium Lucianum, il confronto è stato aperto dai componenti del direttivo, Giuseppe Angelone e Giuseppe Licordari. Ad aiutare la riflessione e stimolare la discussione ci hanno pensato il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Stefano Musolino, e il direttore de “IlReggino.it”, Consolato Minniti.

Musolino, in particolare, ha ripreso parte dei temi affrontati nel suo articolo pubblicato su “Il Manifesto”, ribadendo in maniera netta come non sia più sufficiente oggi essere tifosi della magistratura per cambiare le cose. Il magistrato ha individuato due problematiche principali che bisogna “aggredire” e risolvere: il potere mafioso nelle sue diverse declinazioni e quello delle clientele politiche. Due criticità che, nel corso del tempo, si sono incancrenite parecchio. Ma l’interrogativo posto dal procuratore rimane sempre il medesimo: «Quanto siamo davvero disposti a rischiare?».

È un vero e proprio excursus storico quello effettuato dal giornalista Consolato Minniti che, proprio partendo dal 3 gennaio 2010, ha rimarcato come quel giorno fu un momento di vera rottura nel modo di intendere l’antimafia a Reggio Calabria, grazie a quell’impegno fatto di gratuità, passione e competenza di un gruppo di persone volenterose e senza altri fini. Il direttore de “IlReggino.it” ha anche ricordato il clima di profondo smarrimento che serpeggiava all’indomani della bomba in procura, così come l’escalation di attentati sino al pentimento di Nino Lo Giudice. Fra il pubblico, la presenza dell’allora procuratore generale Salvatore Di Landro è servita a dare ancora più sostanza al ricordo. Senza, però, dimenticare come ReggioNonTace abbia saputo trasformare l’impegno antimafia in attenzione in favore delle fasce più deboli: dal caso Fallara, allo scioglimento del Comune per mafia, fino alla centrale a carbone, al registro tumori ed al disagio abitativo.

Fra le proposte, quella di pensare ad un serio cammino di formazione dei giovani, assenti ingiustificati all’assemblea del 3 gennaio. Sul punto, padre Giovanni Ladiana, collegato via Skype da Bari, ha voluto rimarcare la necessità di continuare a «rompere le scatole anche agli adulti», tematica che ha tenuto banco anche negli interventi successivi del folto pubblico presente in sala.

Quello di ReggioNonTace, dunque, come sottolineato da Angelone e Licordari, si conferma come impegno «di gente-gente che intende rimanere vicino a coloro che non hanno voce e vuole farlo con la consueta passione civile». I due esponenti del direttivo ricordano con piacere quei titoli di giornale in cui si parlava di società civile che minaccia la ‘ndrangheta. Ora, però, per comune opinione, è giunto il momento di fare un passo in più.

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