venerdì,Marzo 29 2024

Il finto scandalo del terreno dato a Gratteri per proteggere la sua casa dai clan

Il giornale Il Riformista ha speculato sulla concessione in comodato di un appezzamento incolto confinante con la proprietà del magistrato. Ma dietro l’operazione c’è solo l’esigenza di mettere in sicurezza la sua casa

Il finto scandalo del terreno dato a Gratteri per proteggere la sua casa dai clan

di Alessia Candito – A proprie spese ha dovuto garantire per la propria sicurezza. Quando le sue inchieste hanno toccato nodi così sensibili da spingere i clan a cercare armi da guerra e sicari addestrati per eliminarlo, è stato lui a dover non solo rinunciare ad ulteriori frammenti della propria esigua libertà, ma anche a mettere mano al portafoglio per potersi proteggere dalla ‘ndrangheta che lo vuole morto. Eppure il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, è finito nuovamente sotto attacco.

Suggestioni pericolose

A sferrarlo, il giornale “Il Riformista”, che ha scomodato addirittura il proprio direttore, Pietro Sansonetti per far credere che per vezzo o privilegio al procuratore fosse stato concesso in comodato d’uso, magari a prezzo di favore, un terreno di proprietà dell’Asp nei pressi dell’ospedale di Gerace. Ovviamente, senza specificare che quel plesso è un rudere realizzato nell’85 mai utilizzato, abbandonato da decenni e conciato così male da aver spinto l’Asp stessa a sollecitarne la messa in sicurezza o l’abbattimento. Chiaramente senza specificare che Gerace è uno splendido paesino, ma raggiungibile solo ed esclusivamente tramite una strada in pessime condizioni e a stento percorribile che di fatto condannerebbe un ipotetico ospedale ad avere come comunità di riferimento giusto i duemila abitanti della zona. E velatamente suggerendo addirittura che qualcosa sia stato sottratto alla comunità e al nosocomio – che come tale non ha mai funzionato – solo per «realizzare un gran parco». Argomenti assai suggestivi mentre il Paese, in piena emergenza coronavirus, fa i conti con le esigue risorse del proprio sistema sanitario, per anni svenduto ai privati senza che nessuno proferisse fiato.

Uno scandalo montato ad arte

Eppure per “Il Riformista” il vero problema nell’Italia travolta dalla pandemia è il procuratore di Catanzaro Gratteri, alle cui spiegazioni è stato dedicato nulla di più di un inciso. Magari perché avrebbero disinnescato uno scandalo montato ad arte e che tale non è? O perché avrebbero addirittura messo in luce la paradossale situazione di un uomo di Stato costretto di fatto a dover pagare di tasca propria per la propria protezione dopo essere finito nel mirino dei clan per il servizio reso allo Stato stesso? Ma i fatti sono ostinati e le carte, esaminate tutte e senza strabismi, ancor di più. Ed è documenti alla mano che si può ricostruire la storia di quella striscia di terreno incolto che tanta attenzione ha destato.

Una vita da blindare

Bisogna avere la pazienza di fare un passo indietro e tornare al 18 dicembre, quando il coronavirus era un problema solo cinese e la Calabria faceva per l’ennesima volta i conti con la perdurante infezione della ‘ndrangheta. L’inchiesta Rinascita Scott quel giorno non solo ha assestato un duro colpo ai clan del vibonese nel loro apparato militare, economico e istituzionale, ma ha anche svelato la cupola massonico-mafiosa a cui rispondono. Un problema per i casati locali, come per quelli del reggino, perché la struttura scoperta a Catanzaro non fa che confermare le acquisizioni degli inquirenti di Reggio, che la direzione strategica della ‘ndrangheta e i suoi addentellati massonici li hanno già portati a processo. Difficile bollare i pm come visionari, se strutture identiche, con medesime caratteristiche e funzionamento, vengono scoperte anche altrove. E soprattutto se la cosa ha anche ampia risonanza mediatica. Ecco perché Gratteri è diventato un problema per tutti i clan. E da “risolvere” in fretta. Lo hanno percepito subito gli investigatori, lo ha capito immediatamente il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica che ha deciso di elevare il livello di sicurezza a cui il procuratore è sottoposto dal secondo al primo.

Problemi di sicurezza

Traduzione, Gratteri è dovuto passare da una vita blindata a una vita super-blindata. Significa fuoristrada corazzati, resistenti agli esplosivi, finestre blindate in ufficio, percorsi ridisegnati, rinunciare a tutti o quasi gli eventi pubblici programmati, limitare ancora di più gli spostamenti. E cercare di capire se anche tornare a casa per il procuratore può diventare un pericolo. Non si tratta di valutazioni affidate alla sua persona, ma a sopralluoghi eseguiti dal Questore di Reggio Calabria e dal dirigente del Commissariato di Siderno, arrivati personalmente a Gerace per comprendere la situazione. Risultata complicata e pericolosa. Casa e terreno sono esattamente accanto al rudere dell’ospedale di Gerace, aperto e accessibile a chiunque, che potenzialmente potrebbe diventare la perfetta postazione di un cecchino, in grado di colpire agevolmente chiunque attraversi il giardino. Una circostanza che rende sostanzialmente inutili tutte le misure di protezione adottate a difesa del procuratore, inclusa la garitta blindata ai lati del cancello di casa, da cui gli agenti del Commissariato di PS di Siderno sorvegliano la zona h24. 

Le indicazioni del comitato

Una situazione di rischio, che al termine del sopralluogo è stata portata all’attenzione del comitato provinciale dell’ordine e della sicurezza pubblica. La proprietà è troppo esposta – è stato stabilito – è necessario adottare provvedimenti. La principale vulnerabilità è stata individuata proprio nel vicino ospedale abbandonato e nell’attiguo terreno pieno di sterpi ed erbacce incolte. A tendere una mano per risolvere la situazione è stata la stessa Asp, cui plesso e terreno appartengono, che ha manifestato la possibilità di concedere quella striscia di terra al procuratore per poterla mettere in sicurezza. A sue spese, ovviamente. E tale soluzione è stata caldeggiata (con delibera) anche da Questore e dirigente del Commissariato di Siderno.

La concessione

Alla fine si è arrivati ad un accordo di comodato d’uso per quel terreno, che negli ultimi decenni è stato “utilizzato” solo da sterpi, erbacce e fauna varia. Secondo quanto sottoscritto da Gratteri ed Asp, quei 4mila metri serviranno «solo ed esclusivamente» per «implementare le condizioni di sicurezza della proprietà limitrofa», vengono concessi in comodato d’uso per 100 euro annui –  tariffa assolutamente in liea con quelle vigenti che per terreni di quel genere oscillano fra i 50 e i 150 euro – e con oneri di manutenzione a carico del procuratore. Traduzione, è toccato a lui far disboscare quella selva per permettere agli agenti della Polizia di Stato di svolgere l’attività di sorveglianza prevista. Quel terreno non serve ad altro, di certo non ad uso personale.

Nessun pregiudizio alla sanità

 «Nessun pregiudizio viene recato alle esigenze di tutela della sanità pubblica – ha scritto Gratteri in una nota –  La concessione del terreno infatti non impedisce, in alcun caso, all’Autorità sanitaria di valutare il riammodernamento della struttura abbandonata. In quel caso, laddove venissero meno le esigenze di sicurezza, in conseguenza dell’utilizzo della intera proprietà pubblica, nulla osterebbe alla immediata cessazione del rapporto di comodato. Anzi ne sarei ben lieto». Spiegazioni che il procuratore aveva fornito in dettaglio al Riformista, ma curiosamente non sono state ritenute di rilievo. Mentre importante sembra esser stato dare spazio a voci e documenti (parziali) che negli ultimi giorni con insistenza sono circolati di chat in chat, proprio mentre i più erano impensieriti dall’avanzata dell’epidemia in Italia. Un’emergenza per i più, per altri un pretesto e un’occasione per un nuovo attacco ai magistrati.

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