mercoledì,Aprile 24 2024

Riace, celebrato il primo matrimonio tra migranti del dopo-Lucano

I nigeriani Lawrence e Blessing sposati dal sindaco vicino alla Lega Antonio Trifoli. «Loro un vero esempio di integrazione»

Riace, celebrato il primo matrimonio tra migranti del dopo-Lucano

Lui si chiama Lawrence, lei Blessing e vengono dalla Nigeria. Sono i primi migranti uniti in matrimonio nella Riace del dopo Mimmo Lucano. Nella cittadina del Reggino, balzata agli onori della cronaca per il sistema d’accoglienza dei migranti messo in piedi dal sindaco di sinistra, alla guida del Comune, dal maggio del 2019, c’è ora Antonio Trifoli, avversario dichiarato del “modello” celebrato anche dalla stampa internazionale come esempio di integrazione. Proprio lui, eletto con il sostegno della Lega di Salvini, ha celebrato il matrimonio fra i due giovani africani, da tempo residenti nella cittadina dei bronzi. «La loro felicità – dice all’AGI – è anche la mia felicità. E’ stata una grande soddisfazione unirli in matrimonio, una soddisfazione mia, ma anche di coloro che erano presenti qui in Comune per la cerimonia». Sul suo profilo Facebook Trifoli ha postato le foto che immortalano l’evento

Il modello Riace è crollato dopo l’inchesta della Procura di Locri che aveva portato l’allora sindaco agli arresti domiciliari per presunte irregolarità nella gestione dei progetti destinati all’accoglienza, accuse che Lucano ha sempre respinto rivendicando con orgoglio i risultati della sua amministrazione. Ma nella sua cittadina, assicura Trifoli, il sentimento di solidarietà verso gli immigrati non è cambiato. «Quello che è cambiato – afferma – è il sistema d’accoglienza, non più basato sui soldi pubblici che consentivano di tenere aperte botteghe che si reggevano solo sui contributi statali e che, finito il denaro, sono state inevitabilmente chiuse. Provvediamo all’assistenza attraverso piccoli investimenti del Comune e grazie all’apporto della Croce Rossa Italiana e della Caritas».

Trifoli ribadisce la sua estraneità alla Lega: «Non ho alcuna tessera, nessun ruolo nella Lega, ma certamente non rinnego di avere avuto il sostegno del partito di Salvini. Nei piccoli centri come il nostro, dove votano appena 1.000 persone – dice – l’influenza dei partiti, in ogni caso, è minima, contano i rapporti personali. Tutto quello che faccio è dedicare il mio tempo e il mio lavoro alla comunità». Finita l’esperienza di Lucano, che comunque, dice il primo cittadino, continua a mantenere il controllo sull’associazione “Città Futura” su cui era imperniato il “modello Riace”, dei 600-700 migranti che si erano stabiliti nel paese dello Ionio reggino ne sono rimasi 40 o 50, in tutto una ventina di famiglie. «Lo spirito che animava all’origine “Città Futura”, di cui sono stato fondatore nel ’98 – spiega Trifoli – era quello di rianimare il centro storico del paese, svuotato dall’emigrazione. I primi ad arrivare furono profughi curdi e dell’ex Jugoslavia. Avremmo dovuto ospitare una ventina di persone, poi, con il flusso di denaro pubblico arrivato sotto la gestione di Lucano, sono diventati centinaia, impossibile integrarli. Chiusi i progetti finanziati dallo Stato, molti uomini sono andati a lavorare al Nord, come tanti italiani, lasciando qui le loro mogli e i loro bambini, e la cosa ci fa piacere». E’ il caso di Lawrence e Blessing. Lui è partito in cerca di lavoro, lei è rimasta a Riace con i due figli.

«Loro rappresentano – dichiara il sindaco – un vero esempio di integrazione. La loro testimone di nozze, nigeriana come loro, ha sposato un giovane italiano di Stignano, un paese limitrofo al nostro, sono cose che ci fanno piacere. Io non sono assolutamente contro gli immigrati – insiste Trifoli – Abbiamo riaperto le scuole e nelle classi abbiamo bambini figli di migranti, così come all’asilo nido. Il mio scopo è aiutare tutti, italiani e non, mettendo fine alla discriminazione fra quanti abitano la nostra marina e i residenti nel centro storico, privilegiati da Lucano. Noi non facciamo differenze. Portiamo ai migranti così come agli italiani la spesa grazie ai buoni alimentari e l’appoggio di Caritas e Croce Rossa. Devo dire che non capisco, invece, l’ostilità del Banco Alimentare, al quale – lamenta il sindaco – mi sono rivolto senza risposta e che preferisce avere rapporti con l’associazione controllata da Lucano».

Stefania Taverniti, che di “Città Futura” è stata segretaria e oggi lavora al Comune con il reddito di cittadinanza, conferma le parole del sindaco: «Le cose non erano così positive come si è scritto a proposito del modello Lucano. C’é stata un’ indubbia discriminazione fra i migranti che abitano la marina, dove ci sono case senza luce, e chi è nel centro storico”. Si tratta di situazione, dice il sindaco, a cui si sta tentando di porre rimedio con il magro bilancio del Comune: «Abbiamo ereditato – dice – un deficit di 4 milioni di euro. Io non ho neanche uno staff, non potrei permettermelo». E il futuro di Riace? «Io ho un’idea diversa sul tipo di sviluppo da seguire, non basato sul denaro pubblico, che certo è necessario in una prima fase, ma sul turismo. Abbiamo messo in cantiere una serie di iniziative per il cinquantenario del ritrovamento dei bronzi». Riace, insomma, in un modo o nell’altro, vuol continuare a far parlare di sè.

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