giovedì,Aprile 18 2024

Didattica a distanza, la Uil chiede spiegazioni all’Asp e al Comune

I dubbi del delegato Salvatore Marte: «Senza nessun bonus economico è un gravissimo disagio per i bambini e le rispettive famiglie»

Didattica a distanza, la Uil chiede spiegazioni all’Asp e al Comune

La Uil Fpl di Reggio Calabria ha chiesto spiegazioni in merito al grave problema che affligge medici, infermieri e tecnici del settore sanitario, con figli che frequentano le scuole primarie cittadine. Il personale sanitario in questione è direttamente impegnato nel contenimento della pandemia e si trova spesso in situazioni senza via di soluzione.

«L’aver dichiarato “Zona Rossa” la nostra regione – riporta una nota del delegato Salvatore Marte – ha portato come conseguenza che, l’attività didattica dei figli dei cosiddetti “EROI” (come spesso vengono definiti da molti media), che frequentavano in presenza il primo ciclo di istruzione, a seguito del provvedimento ora devono svolger tale attività a distanza, con immaginabile e gravissimo disagio sia per i bambini, che per le rispettive famiglie. Il tutto nonostante il disposto della nota MIUR n.1990 del 5 novembre 2020 che dispone “Nell’ambito di specifiche, espresse e motivate richieste, attenzione dovrà essere posta agli alunni figli di personale sanitario (medici, infermieri, OSS, OSA…) direttamente impegnato nel contenimento della pandemia in termini di cura e assistenza ai malati e  del personale impiegato presso altri servizi pubblici essenziali, in modo che anche per loro possono essere attivate, anche in ragione dell’età anagrafica, tutte le misure finalizzate alla frequenza della scuola in presenza».

«Considerato che i bambini hanno una età compresa tra i sei e i dieci anni, e ponendo attenta riflessione al fatto che molti di questi alunni hanno entrambi i genitori che lavorano nel settore sanitario ed alcuni di loro per giunta con contratto a tempo determinato. Inoltre, non va tralasciato che vi è un’oggettiva criticità ed un’estrema pericolosità a lasciare i bambini a casa incustoditi a seguire le lezioni online, cosa che implica per ovvietà dei fatti, l’attivazione dell’art. 591 Codice Penale, ovvero l’abbandono di persone minori o incapaci. Questo perché vi è un’impossibilità di trovare in un così breve lasso di tempo baby-sitter idonee ad assistere e seguire i bambini nelle attività didattiche a distanza, senza considerare che avendo genitori che lavorano in ambito sanitario molte di loro cercano di evitare l’impiego, perché coscienti del rischio di infezione».

«Va considerato inoltre che non è stato previsto nessun bonus di natura economica, né la possibilità di fruire di alcun congedo speciale, né tantomeno ordinario viste le direttive date sia dal G.O.M., che dall’ASP di Reggio Calabria, con la quale si dispone la sospensione del congedo a tutto il personale fino al termine della maxiemergenza».

I sindacati chiedono dunque «quali provvedimenti sono stati adottati e quali direttive sono state diramate ai dirigenti scolastici, affinché si provveda a dare attuazione alla nota del 5 novembre scorso del Capo Dipartimento del MIUR, Marco Bruschi integrativa del DPCM del 3 novembre, anche considerando che al momento la didattica in presenza è garantita ai portatori di handicap, ai ragazzi con particolari esigenze educative e per le attività di laboratorio ed ora secondo le più attendibili e consolidate ricerche pedagogiche si punta sempre più a garantire la scuola in presenza a tutti e quindi anche ai figli dei medici, infermieri e farmacisti, come tentativo di risposta allo stress che stanno vivendo le strutture sanitarie in quasi tutte le regioni d’Italia, anche tenendo conto che loro non possono lavorare da casa in smart-working, e pertanto ai loro figli deve essere garantito il diritto allo studio».

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