venerdì,Marzo 29 2024

A Ciccarello, famiglia con malato grave da anni in attesa del cambio alloggio

Marino (Un mondo di mondi): «Per i casi di emergenza aspettiamo il piano di mobilità con un provvedimento strutturale e non “una tantum”»

A Ciccarello, famiglia con malato grave da anni in attesa del cambio alloggio

Da anni in attesa di un cambio alloggio in un quartiere disagiato e con una persona malata gravemente. Quello della signora Concetta Arecchi è solo uno dei casi più disperati. Il marito Angelo è costretto a letto, afflitto da una serie di patologie fisiche e psichiche e non esce di casa dal 2019.

Un malato grave costretto al quarto piano di una casa senza ascensore. Inutilmente la famiglia chiede il cambio alloggio per motivi urgenti. Anni di richieste, con tutti i requisiti in regole, ma senza una risposta.

Nonostante i gravi problemi del marito, la signora è in prima linea, quando si tratta di manifestare pacificamente, non pensa solo alla sua condizione ma a quella delle tante famiglie che con gravi disagi non riescono ad ottenere un diritto, quello ad un alloggio decente, previsto dalla legge.

Stavolta non l’abbiamo trovata in piazza ma siamo andati a Ciccarello, il quartiere disagiato in cui abita. Persino i medici, racconta, quelle rare volte che vanno a fare visita al marito a casa, si stupiscono di come un malato così grave possa vivere in quelle condizioni.

Qualche tempo fa alla signora è stato bruciato anche l’androne di casa. Tutte le piante che aveva distrutte, il muro porta ancora i segni di nero e la signora porta dentro lo spavento.

Il signor Angelo lo incontriamo in camera da letto, guarda la tv. Non può fare altro. È affetto da una serie di gravi patologie fisiche e psichiche. Concetta mostra il ripiano con le decine di medicine che deve prendere ogni giorno, la sedia a rotelle, la bombola d’ossigeno di lato al etto, i certificati i medici. Ci mostra al casa, ampia sicuramente, con i mobili posizionati nei posti chiave per nascondere l’umidità che stacca l’intonaco in più parti. Negli angoli del soffitto però no, lì non si può nascondere.

«In questa casa viviamo con mio marito recluso in camera da letto, lì è il suo bagno, mangia lì, dorme li. Lui ha il carcere a vita. È molto malato e  non ce la facciamo più. Chiedo un cambio alloggio. Le case ci sono è inutile che dicono che non ci sono, vi faccio vedere io stessa dove sono posizionate».

«Il diritto al cambio – chiarisce Giacomo Marino, presidente di Un mondo di mondi che segue la vicenda di Concetta e quella di altre famiglie con problemi simili- è sancito dalla legge 32 del 96, il Comune di Reggio e l’Aterp non applicano la legge nella parte in cui disciplina il cambio alloggio dal 1996. Lo scorso 25 luglio, l’Osservatorio sul disagio abitativo ha diffidato il Comune e l’Atepr. Solo a settembre 2020 è stata applicata una parte della legge, con la costituzione della commissione mobilità. Ma c’è anche un piano mobilità da approvare, da applicare, prendendo provvedimenti precisi e strutturali per quanto riguarda i cambi più urgenti come il caso della signora. Tuttora il piano non è stato approvato e la commissione si è riunita a gennaio, solo a diversi mesi dalla costituzione. A ottobre siamo stati costretti ad interessare la procura. Ad oggi non esiste un provvedimento per il cambio alloggio nei casi d’emergenza e nemmeno per quelli ordinari. Dentro al piano mobilità ci deve essere un provvedimento strutturale non “una tantum” per i casi di emergenza che non vanno trattati seguendo la graduatoria. Chiediamo  solo che venga applicata la legge. Chiediamo da mesi un appuntamento all’assessore Albanese ed alla dirigente».

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