sabato,Aprile 20 2024

Dal Senegal a Reggio Calabria, l’amico ritrovato

Sbarcati sulla costa reggina in momenti diversi, Moussa e Bacary adesso vivono a Cannavò senza dimenticare il villaggio dal quale provengono

Dal Senegal a Reggio Calabria, l’amico ritrovato

«È stato bello ritrovarci dopo tanto tempo e così lontano da casa. Ricordo bene quando l’ho visto arrivare. Avevo accompagnato don Nino a san Cristoforo perché sarebbe arrivato un altro ragazzo dal Senegal. Quando ho visto Moussa, l’ho subito riconosciuto e lui lo stesso. Ci siamo abbracciati forte e non ci siamo più separati. Quando sto con lui mi sembra di essere al mio villaggio».

Così Bacary Toure racconta con emozione il momento in cui, lontano da casa quattromila chilometri, ha ritrovato il suo amico Moussa che dopo di lui aveva lasciato il villaggio Saroudia in Senegal, andando incontro allo stesso destino. Dal Senegal alla Calabria, dopo avere affrontato pericoli e momenti drammatici, Bacary e Moussa si sono, infatti, ritrovati. È accaduto a Reggio, città nella quale sono sbarcati in momenti diversi dopo essere partiti da soli, lasciando la loro famiglia in Senegal.

Adesso vivono entrambi a Cannavò, zona collinare di Reggio Calabria, un quartiere virtuoso che in passato ha collaborato con la Prefettura per progetti di accoglienza migranti minori arrivati senza famiglia. Nel frattempo questi minori sono cresciuti e, terminati i progetti istituzionali, grazie alla parrocchia della chiesa Cannavò-Riparo guidata da don Nino Russo e alla comunità tutta, da maggiorenni questi giovani hanno potuto scegliere di restare. Lo hanno fatto perché proprio a Reggio Calabria, a Cannavò, si sono sempre sentiti accolti e nuovamente amati, finalmente ragazzi con delle possibilità.

Bacary e Moussa adesso frequentano l’istituto Alberghiero di Villa San Giovanni, praticano sport, attivismo per i diritti dell’infanzia e volontariato. Un passato difficile e un profondo legame li uniscono. Due grandi amici e due grandi sensibilità forgiate dalla vita. Bacary vuole tendere al prossimo la mano che è stata offerta a lui, Moussa desidera il cambiamento affinché la sua Africa sia per tutti i bambini un luogo più sicuro dal quale non dover più partire.

«Se in Africa avessi potuto avere una vita normale, non sarei mai andato via. Forse non sarò io a tornare. Forse torneranno le mie idee. L’importante è che ciò che noi abbiamo vissuto, le sofferenze che abbiamo patito sono siano vane. Dobbiamo operare per il cambiamento, altrimenti ancora altri lasceranno l’Africa e tutto resterà uguale. Noi che siamo venuti qui, abbiamo avuto una possibilità che non possiamo sprecare», ha sottolineato Moussa Cissokho.

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